Ai governatori delle Regioni più grandi piace confrontarsi con Paesi per darsi un tono: lo ha fatto Zingaretti confrontando il Lazio con la Grecia e il Portogallo, lo fa ora Maroni che già in precedenza aveva sottolineato il peso (quella volta demografico) del nord Italia in confronto ad altri Paesi dell’Ue.
Con circa 9,7 milioni di abitanti nel 2012, la Lombardia, effettivamente, si collocherebbe appena al 14esimo posto per popolazione tra gli Stati membri dell’Ue – dopo l’Ungheria e prima della Svezia – e addirittura al 17esimo se si include nel campione i giganti demografici Turchia, Russia, ed Ucraina.
Presumiamo, tuttavia, che Maroni stesse parlando in termini economici e non demografici. L’ultimo dato disponibile per il Pil della Lombardia è quello relativo al 2011, tratto dai Conti Economici Regionali dell’Istat. Confrontandolo con i dati Eurostat per i Pil dei Paesi membri nel 2011, possiamo notare che Maroni non mente: una Lombardia indipendente (e membro dell’Ue) sarebbe la decima economia del Unione. A onor del vero, se si considerassero tutti i Paesi “europei” allora i lumbard verrebbero scalzati dalla top 10 da Turchia, Svizzera e Norvegia che, come si vede nel database Eurostat citato sopra, sono economie più grandi.
Maroni parlava di mandare un assessore a Bruxelles, quindi si può concedere questa leggera imprecisione, ma si può trarre, dalla dimensione certamente rilevante del Pil della Lombardia, la conclusione che gli assessori lombardi “in realtà sono ministri”?
Leggendo il resto dell’articolo da cui è stata estrapolata tale dichiarazione, notiamo che Maroni sta parlando delle famigerate quote latte e, quindi, delle competenze del suo assessore all’Agricoltura. Quali sono? E sono comparabili a quelle di un ministro dell’Agricoltura?
In seguito alla riforma del Titolo V della Costituzione voluta dal governo Berlusconi II (e minacciata dalla proposta di riforma del federalismo avanzata dal governo Monti), le materie in cui è esercitata la potestà legislativa esclusiva da parte dello Stato sono esplicitate nella Costituzione, mentre prima erano quelle regionali a dover essere stabilite esplicitam.ente (per maggiori dettagli si veda pagg 29-30 del Rapporto Annuale 2003 sull’attuazione del federalismo dell’Istituto di Studi e Analisi Economica). Le materie di potestà legislativa esclusiva dello Stato si trovano nell’articolo 117. Vediamo subito che, non includendo l’agricoltura, questa ricade sulle Regioni – come peraltro si può evincere anche dalla tabella a pagina 39 del Rapporto dell’Isae sovracitato.
Nel contesto specifico, però, si parla non dell’agricoltura in generale ma delle quote latte. Queste ultime vengono determinate a Bruxelles e le politiche europee sono di potestà esclusiva dello Stato centrale (come si può legge nell’articolo 117 linkato qui sopra). A quanto pare, dunque, non c’è Pil regionale che possa cambiare il fatto che le quote latte vengano fissate dal Consiglio Europeo (e quindi dai ministri competenti): è quanto si legge anche nel Regolamento (CE) n. 1788/2003 del Consiglio, del 29 settembre 2003, che stabilisce un prelievo nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari.
Insomma, la Lombardia sarebbe la decima economia europea se fosse uno Stato indipendente (e se si escludno i Paesi extra-Ue) ma da ciò non consegue che l’assessore all’agricoltura – per quanto abbia competenza esclusiva sull’agricoltura – sia equivalente ad un ministro nel campo delle quote latte, poiché queste vengono decise a livello europeo, dove la competenza rimane centrale. Senza secessioni o ulteriori riforme costituzionali, la dichiarazione di Maroni si attesta appena sul “Nì”!