Dal suo sito Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, attacca il “piano Juncker”. Cerchiamo di capire meglio in cosa consista il piano da 315 miliardi dell’Ue e se è vero che di soldi “veri” ce ne sono ben pochi.
Il piano Juncker
Il 26 novembre Juncker ha presentato al Parlamento Europeo i dettagli del suo atteso piano per gli investimenti, accompagnato da una comunicazione della Commissione contenente maggiori informazioni.
Il progetto prevede la creazione di un nuovo fondo europeo per gli investimenti strategici in seno alla Banca Europea degli Investimenti (Bei). Il fondo avrebbe un capitale iniziale di 21 miliardi, di cui 5 provenienti dalla Bei e 16 dal bilancio dell’Unione. Per quest’ultimi si tratta di una garanzia coperta da 8 miliardi di risorse già assegnate nel bilancio, dal programma di ricerca Horizon 2020 a quello per le infrastrutture Connecting Europe Facility.
L’obiettivo è di generare tra il 2015 e il 2017 investimenti per almeno 315 miliardi di euro, grazie a un effetto leva di 15 volte il capitale iniziale. Gli investimenti saranno indirizzati verso i settori più strategici: trasporti, energia, ricerca, istruzione, Pmi.
Un gruppo di lavoro composto dalla Bei, la Commissione e i Paesi membri sta lavorando ad una prima lista di progetti. L’elenco dovrebbe essere presentato al Consiglio Europeo di dicembre e, se approvato, il fondo dovrebbe essere operativo nel giro di sei mesi. Nella strategia di Juncker il piano sarebbe accompagnato da un’accelerazione degli sforzi volti a snellire la burocrazia e aumentare la capacità attrattiva dell’Ue.
L’alchimista
Tuttavia non mancano le critiche. In sostanza, secondo quello che prevede la strategia, ogni euro di fondi pubblici sarebbe in grado di attirarne quindici in fondi privati. Al fine di aumentare l’incentivo per gli investitori privati, la parte di denaro pubblico assorbirebbe in prima battuta le eventuali perdite legate agli investimenti. Inoltre, per invogliare anche i governi nazionali a investire, i contributi che arrivano dalle capitali non saranno conteggiati nella valutazione del rispetto del Patto di Stabilità e Crescita.
Ciononostante, l’effetto leva stimato – definito “prudente” dalla Commissione – è considerato da molti come eccessivamente ottimista (l’Economist ha descritto Juncker come un alchimista; ma anche analisti nostrani – dal Sole 24 Ore a Lavoce.info – si sono mostrati dubbiosi. Per approfondimenti consigliamo anche questo articolo del think tank economico Bruegel).
Quindi?
Nulla da eccepire a Brunetta: tutto “Vero”.