Durante il primo Congresso di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni dichiara di non apprezzare il cambio di destinazione dei fondi per i rimpatri verso i fondi per l’accoglienza.
Facciamo prima luce sui riferimenti normativi. Il governo guidato da Enrico Letta ha approvato, a ottobre 2013, il decreto contenente misure urgenti di riequilibrio della finanza pubblica e in materia di immigrazione. Il primo articolo (comma 1) del decreto, convertito a dicembre 2013, incrementa il fondo per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati di 20 milioni di euro per il 2013; tale fondo è stato istituito con il decreto 95 del 2012 (art. 23).
Il secondo comma, per far fronte alle esigenze straordinarie connesse all’eccezionale flusso di stranieri in seguito alle cosiddette “primavere arabe”, prevede un fondo da 190 milioni da ripartire tenendo conto delle esigenze di accoglienza di donne immigrate in stato di gravidanza e di quelle dei Comuni maggiormente esposti all’afflusso di stranieri (con particolare riferimento a Lampedusa e Linosa).
Il decreto (art. 1, comma 4) specifica che per coprire entrambi gli oneri – che insieme ammontano a 210 milioni di euro – concorrono, oltre ad altre risorse, i 90 milioni quota parte del fondo rimpatri, istituito presso il Ministero dell’Interno per finanziare le spese per il rimpatrio degli stranieri verso i Paesi di origine o di provenienza, previsto dall’articolo 14-bis del Testo Unico sull’immigrazione. Come si legge nella normativa di riferimento, tale fondo è costituito dalla metà dei contributi versati nelle casse dello Stato dai cittadini di origine straniera per il rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno (fra un minimo di 80 e un massimo di 200 euro) e, eventualmente, dalle risorse messe a disposizione dall’Unione Europea.
Dunque, è vero che c’è stato un trasferimento dal fondo rimpatri alle risorse per accogliere gli immigrati, ma non sembra esserci stato un vero e proprio azzeramento del fondo rimpatri, dato che il decreto parla di quota parte di quest’ultimo. Ciò è anche confermato dal dossier di documentazione della Camera che, nel definire il fondo rimpatri riporta che quest’ultimo presenta “una dotazione di 100 milioni, di cui 90 milioni utilizzati a copertura parziale degli oneri recati dall’articolo in esame”. Le informazioni in nostro possesso ci permettono dunque di esprimerci positivamente sulla veridicità della dichiarazione, tuttavia registriamo una sbavatura rispetto all’azzeramento del fondo rimpatri che non sembra essersi pienamente verificato, “C’eri quasi”!