In questa dichiarazione Laura Puppato si avventura nei meandri del diritto internazionale dell’ambiente e noi la seguiamo senza paura. Cerchiamo di inquadrare la questione in oggetto. Per diritto internazionale dell’ambiente si intende “quel complesso di principi e di norme giuridiche che stabiliscono regole di comportamento per gli Stati al fine di realizzare la tutela dell’ambiente e l’uso equilibrato delle risorse naturali in un contesto di sviluppo economico e sociale. Si tratta di un diritto che ha progressivamente assunto una vocazione globale, finalizzato alla soluzione di problemi che interessano l’intera comunità internazionale” (Cordini, Fois, Marchisio, Diritto Ambientale. Profili Internazionali Europei e Comparati. 2008. Giappichelli, Torino, pag. 2).


Il Protocollo di Kyoto, cui la senatrice democratica fa riferimento, è stato sottoscritto il 7 dicembre 1997 da oltre 160 Paesi partecipanti alla terza sessione della Conferenza delle Parti della Convenzione sui cambiamenti climatici. La Convenzione, entrata in vigore il 21 marzo 1994, trae origine dalla Risoluzione dell’ Assemblea Generale dell’Onu nr. 43/53 del 1988 in cui si riconosceva che l’evoluzione del clima costituisce una preoccupazione comune dell’umanità, e contiene, sullo stile delle direttive comunitarie, norme cornice e obblighi di risultato cui le Parti devono dare attuazione attraverso l’adozione di specifici protocolli, di atti di carattere regionale o di diritto interno. Obiettivo del Protocollo è uno degli aspetti del cambiamento climatico: la riduzione, attraverso un’azione concordata a livello internazionale, delle emissioni globali di sei gas, primo tra tutti l’anidride carbonica (CO2).


L’Italia ha firmato il Protocollo di Kyoto il 29 Aprile del 1998 (quasi quindici anni fa; una prima imprecisione per la Puppato) e l’ha ratificato nel 2002 con la legge n. 120, in cui viene illustrato il relativo piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. L’entrata in vigore, in linea con gli altri Paesi dell’Unione Europea è avvenuta il 16 febbraio 2005. L’obiettivo di riduzione per il nostro Paese è pari al 6,5% rispetto ai livelli del 1990. 


Secondo quanto possiamo leggere nell’apposita pagina del sito della Camera dei deputati, Laura Puppato non dice completamente il vero quando afferma che l’Italia è rimasta inerme a questo proposito. La legge finanziaria del 2007 (art. 1, commi 1110-1115) ha, infatti, previsto alcune misure per finanziare il raggiungimento di tali obiettivi. Nello specifico, si prevedeva l’istituzione, presso la Cassa depositi e prestiti S.p.A., di un fondo rotativo per l’erogazione di finanziamenti a tasso agevolato (a soggetti pubblici o privati) con una dotazione di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2007-2009. Va comunque sottolineato che l’attuazione di tale norma è avvenuta grazie a un decreto del 2008 ma l’effettiva operatività del fondo si è realizzata solo con l’intervento della circolare del 16 febbraio 2012 del Ministero dell’Ambiente (per maggiori informazioni circa gli ulteriori provvedimenti in tal senso, rimandiamo all’apposita pagina della Camera). Altre misure connesse all’attuazione del Protocollo sono poi state previste in numerosi provvedimenti normativi, che hanno riguardato principalmente l’incentivazione delle energie rinnovabili e la promozione della efficienza e del risparmio energetico. Infinela legge n. 39 del 2011 (art. 2, comma 9), prevede l’obbligo di presentare, in allegato al Def, un documento sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas-serra.


Ci siamo fatti aiutare dal centro bolognese Ricerche Industriali ed Energetiche per cercare di gettare un po’ di luce sulla situazione emissiva italiana alla chiusura del periodo di riferimento. E’ importante capirlo, in quanto l’aderenza italiana ai valori di Kyoto non rappresenta una mera questione di buona condotta internazionale. Poiché il Protocollo è stato sottoscritto dall’Unione Europea, se l’Italia non rispetta il proprio obiettivo di riduzione sarà oggetto di una procedura di infrazione per mancato adempimento di obblighi comunitari. Allo stato attuale, non è ancora possibile fornire una risposta certa e definitiva, in quanto i dati ufficiali vengono pubblicati a distanza di due anni. Pertanto, relativamente agli anni 2011 e 2012, si dispongono al momento soltanto stime. Come si legge nel loro approfondimento pubblicato sulla newsletter del Gestore dei Mercati Energetici, l’Italia non risulta in linea rispetto al proprio obiettivo di Kyoto. Diversamente da quegli Stati che raggiungeranno il proprio target esclusivamente tramite misure domestiche, l’Italia dovrà ricorrere all’impiego di meccanismi flessibili, ossia all’acquisto di permessi sul mercato. Al momento attuale, però, il nostro Paese non ha riportato alcuna informazione nè sul quantitativo di fondi nè sulla strategia che intende adottare per adempiere ai propri impegni emissivi.


Ad ogni modo, la missione di Pagella Politica, in questo caso, non è verificare l’aderenza italiana agli impegni di Kyoto, quanto la presunta inerzia in tal senso che Laura Puppato critica. Considerando che Kyoto è entrato in vigore in tutti i Paesi dell’UE il 16 febbraio 2005, non ci sembra che si possa parlare di particolari ritardi italiani nel periodo tra la firma del Protocollo e la sua entrata in vigore. Se proprio di inerzia si vuol parlare, va riferita al periodo compreso tra l’entrata in vigore del Protocollo e il varo delle prime misure nazionali. Su questo punto va certamente riconosciuta una certa lentezza nell’attuazione e nel rendere effettivamente operative queste disposizioni. Di questo abbiamo dato contezza nell’analisi. Tuttavia, ci sembraben diverso sostenere che l’Italia fosse rimasta sostanzialmente ferma, a fronte invece di una serie di misure che, certamente con ritardo, sono state introdotte (come si legge anche nell’apposita pagina del sito della Camera).


P.S.: non si capisce che cosa intenda con “scrivere nero su bianco il Protocollo di Kyoto”, ma vogliamo spezzare una lancia a favore della senatrice in quanto, effettivamente, il suo impegno per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, in qualità di sindaco di Montebelluna, è valso al Comune la partecipazione, assieme a solo altri 8 enti locali di tutta Italia, al progetto “Enti Locali per Kyoto” (per maggiori informazioni leggere qui).

P.S.2: A seguito di un e-mail di spiegazione con la quale, attraverso una precisa argomentazione basata su fatti e numeri, la Senatrice Puppato ha gettato luce sul contesto di questa dichiarazione, abbiamo alzato il nostro iniziale giudizio da “Panzana Pazzesca” all’attuale “Nì”. Ringraziamo l’onorevole per aver capito la missione di Pagella Politica e averci aiutato ad iniettare un po’ più di veridicità nel panorama politico italiano.




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