Berlusconi, a muso duro contro il fiscal compact, sceglie di sottolineare il fatto che l’Italia è contributore netto al bilancio comunitario. Sarà vero? Scopriamolo subito.
I dati più dettagliati disponibili sul sito della Commissione Europea si riferiscono al bilancio Ue 2011, e confermano che l’Italia ha versato nelle casse europee più di quanto non abbia ricevuto. La differenza è un po’ minore di quella citata dal Cavaliere, ma comunque chiaramente positiva: il rapporto è di 16,1 miliardi a 9,6. Ciò farebbe dell’Italia il terzo contributore netto al bilancio europeo dopo Germania e Francia, come si vede nel grafico qui sotto.
La situazione in realtà è leggermente più complicata, poiché nella tavola sopra abbiamo conteggiato anche le cosiddette “risorse proprie tradizionali” (vedi pag. 238), ossia gli introiti dai dazi che vengono imposti sui ben importati da Paesi extra-Ue. Siccome l’Unione Europea è un mercato unico, è al primo confine europeo che viene applicata e raccolta la tariffa comune. Un prodotto che arriva a Brindisi dovrà pagare lì le tariffe doganali sia che la destinazione finale sia Roma sia che dovesse essere diretto ad Innsbruck. Per questa ragione, tali entrate sono considerate puramente europee mentre il Paese che li processa ha diritto a trattenerne solo il 25% del valore complessivo per il costo operativo delle dogane. Al netto del 75% dei dazi raccolti dall’Italia per conto dell’Ue, il “contributo nazionale” nel bilancio Ue 2011 scende quindi a 14,2 miliardi di euro (vedi pag. 19).
Non abbiamo finito con le puntualizzazioni, però: la Commissione Europea corregge i dati anche dal lato delle spese (oltre che delle entrate), “spalmando” il costo delle istituzioni europee tra tutti gli Stati membri, invece di conteggiarli nei soli Paesi in cui sono ospitate. Nella tabella sopra vediamo, infatti, che il Belgio ed il Lussemburgo sarebbero riceventi netti del bilancio europeo, ma in realtà il 68% e l’84% rispettivamente della loro spesa copre i costi delle istituzioni europee. La Commissione ricalcola quindi la spesa per l’amministrazione delle istituzioni europee attribuendola ad ogni Paese in maniera proporzionale al proprio contributo lordo. Il risultato è il “saldo operativo” che troviamo nelle schede dettagliate sul bilancio Ue 2000-2011. Sfruttiamo questi dati per elaborare un secondo grafico, dove si vede il contributo nazionale dell’Italia ed il saldo operativo, pari, nel 2011, a quasi 6 miliardi. Il Belpaese si colloca di nuovo al terzo posto in termini assoluti dopo Germania (9 miliardi) e Francia (6,4 miliardi) ma al primo posto in termini di saldo operativo come percentuale del Pil (0,38%).
Insomma, Berlusconi gonfia il valore del contributo italiano (pari a 14 o 16 miliardi, non 18) ma il saldo operativo di 6 miliardi fa comunque del nostro Paese un contributore netto, e non è distante dagli 8 miliardi che sottintende il leader del Pdl nella sua dichiarazione. “C’eri quasi”!
P.S.: per i più curiosi aggiungiamo che l’Italia è anche il secondo contributore al “rebate” britannico negoziato da Margaret Thatcher nel 1984. Già conteggiato nel nostro contributo 2011, infatti, vi sono 717,9 milioni di euro che tornano nelle casse britanniche. Il primo contributore in questo caso è la Francia con 966 milioni.