“Ci sono dei dati” dice Casini; “ci fiondiamo a verificarli” pensiamo noi di Pagella Politica.
La pressione fiscale è un tema inevitabilmente in auge sotto elezioni; forse mai come quest’anno è trasversale la promessa di abbassare le tasse e la denuncia alle coalizioni responsabili di aver partecipato ad alzarle, quando erano al governo. Usando i dati Istat disponibili qui per gli anni ’90 e qui per gli ultimi dodici anni, e quelli forniti da Bankitalia (prospetto TUEE0170), possiamo confrontare gli andamenti che Casini rinfaccia ad Alfano a Porta a Porta con quelli effettivamente registrati dalle due fonti citate.
Come se la cava Casini? E’ preciso sul primo periodo (1994-1996), almeno secondo quanto riportato dal database di Bankitalia. Risulta, al contrario, impreciso di 0,5-0,8 punti percentuali per quanto riguarda il primo dato relativo alla pressione fiscale all’insediamento del Berlusconi II, anche se il trend è in aumento – come indicato dall’ex Presidente della Camera.
E’ decisamente fuorviante il terzo dato citato: se la pressione fiscale nel 2008 era pari al 42,6% (-0,1 in confronto al dato di Casini) è palesemente falso il livello della pressione fiscale espresso da Casini per il 2011, che sbaglia di quasi 2 punti percentuali. La pressione fiscale sarebbe stata del 42,5/42,6 nel 2011, rimanendo quindi pressoché invariata – secondo Istat e Bankitalia – nell’ultimo governo Berlusconi. Ma allora che numero cita Casini? Quel 44,8 è curiosamente simile alla pressione fiscale ipotizzata dal MEF per il 2012 nella nota di aggiornamento del DEF (44,7%). E’ quindi un aumento attribuibile al governo Monti e non a quello Berlusconi, come vorrebbe far credere il leader Udc.
Quest’ultima esagerazione declassa la dichiarazione di Casini da un “C’eri quasi” (dovuto a qualche piccola imprecisione) a un severo “Pinocchio andante” per aver clamorosamente steccato l’ultimo dato che indebolisce tutto l’excursus sui dati.