Un Alemanno contrariato quello dell’intervista a L’aria che tira su La7. Nel tentativo di difendersi da quelle che lui stesso bolla come “vergognose balle” il sindaco della capitale elenca alcuni degli impegni presi nel 2008, sostenendo di averli mantenuti. Andiamo innanzitutto a controllare il programma elettorale con cui Alemanno vinse le elezioni nel 2008 per vedere gli impegni presi. Indubbiamente tutti gli impegni menzionati da Alemanno sono presenti nel “Patto con Roma”, nome dato al documento programmatico del 2008.
A pagina 7 si legge infatti: “La nostra proposta, sottoscritta nel “Patto con Roma” dai leader del Popolo della Libertà, è quella di creare un “Distretto federale di Roma Capitale” che riassuma le competenze di Provincia e Comune, con poteri legislativi autonomi in materia di mobilità, urbanistica, polizia locale, beni culturali, sviluppo economico e servizi socio-sanitari”. Più avanti nel documento (paragrafo 7) viene presentato un progetto di “Marketing del territorio e recupero della mobilità”, in cui Alemanno propone la propria visione per il futuro sviluppo della città. Infine, in alcuni passaggi del documento viene menzionata la necessità di “risanare una situazione di indebitamento strutturale e crescente, ereditata dalle gestioni amministrative precedenti e che è oggi il vincolo principale alle politiche di sviluppo”(paragrafo 8 “Le risorse di Roma”). Il debito del post-Veltroni era allora quantificato a 7 miliardi nel documento di Alemanno, ma che il cui ammontare è stato successivamente oggetto di verifica da parte della Corte dei Conti.
Il tema dell’ordinamento di Roma Capitale è stato oggetto di attività parlamentare in varie occasioni. Proprio di recente (lo scorso 3 aprile), il Senato ha approvato il secondo decreto attuativo di Roma Capitale (decreto legislativo 18 aprile 2012, n. 61), in base al quale il sindaco avrà poteri speciali in materia di traffico e mobilità. Il provvedimento risulta nell’agenda dei lavori della Camera di oggi (9 aprile). Sembra che saranno esauditi i desideri di Alemanno che, dopo l’approvazione al Senato, auspicava un iter breve per il decreto. Il primo decreto, approvato nel 2010, aveva stabilito che il Comune diventasse “ente territoriale con speciale autonomia statutaria, amministrativa e finanziaria”. Un articolo del Post del 2010 sul primo decreto di Roma capitale ne illustra le principali conseguenze. Un “Vero”, quindi, per Alemanno su questo punto.
Alemanno non mente neanche quando dice di aver preparato il Piano Strategico di Sviluppo di Roma Capitale, consultabile sul sito del Comune. In base al Piano, che propone la candidatura di Roma a sede delle Olimpiadi nel 2020 (in seguito bocciata da Monti), è necessario leggere in maniera sistematica i dati sulla realtà della città per progettare uno sviluppo futuro fatto di sostenibilità ambientale, cultura, competizione e mobilità sostenibile. Quale sia lo stato di avanzamento del piano è sicuramente una questione più complessa, ma ciò non toglie un “Vero” al sindaco anche su questo punto.
Arriviamo, infine, alla questione più complessa, quella sul debito del Comune. Alemanno sostiene di aver mantenuto la promessa del “recupero del debito”. Impossibile che intenda, con questa frase, di averlo totalmente recuperato, dal momento che il debito comunale risulta ad oggi ancora piuttosto “corposo”, soprattutto per quando riguarda la parte commissariata (per maggiori informazioni sul debito di Roma, si veda la nostra precedente analisi).
Secondo la deliberazione n. 20 del 2010 della Corte dei Conti, il debito, alla fine dell’amministrazione Veltroni, era pari a 9,5 miliardi (aprile 2008), entità tuttavia non certa e ancora da verificare, ai sensi dell’art. 4, comma 8 bis, del decreto legge 25 gennaio 2010, n. 2 (che nominava un commissario governativo per la gestione del debito pregresso del Comune). Nella sua relazione di fine mandato, l’amministrazione illustra come, nel giugno 2010, tale valore di 9,5 miliardi fosse stato rivisto e corretto a 12,2 miliardi di euro (pag. 19). Tale numero è stato anche presentato nel contratto tra le gestione commissariale, banche e Cassa Depositi e Prestiti per il finanziamento del debito pregresso del Comune di Roma. Sempre secondo la relazione di fine mandato, alla data del 16 luglio 2010, considerando le riscossioni e i pagamenti effettuati dall’amministrazione, il disavanzo lordo da rimborsare (quota capitale) risultava pari a 10,064 miliardi. Nel 2011 (ultimo anno disponibile) la cifra è stata ulteriormente ridotta a 9,618 miliardi. Risulta, dunque, una riduzione del debito complessivo, come dice Alemanno e come previsto dal piano di rientro.
Il sindaco, a buon ragione, reagisce stizzito al servizio mandato in onda da L’aria che tira, in cui si lasciava intendere che il debito, all’epoca di Veltroni, fosse uguale rispetto al livello attuale, mentre in realtà risulta essere diminuito.
Voto finale: “Vero”!