La discussione sull’abolizione delle Province, tema caldo della politica in campagna elettorale, è ritornata attuale negli ultimi giorni e viene ripresa dal segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini, che si pronuncia contro il presunto risparmio che implicherebbe l’abolizione.
Più specificamente, Salvini fa riferimento ai dati forniti dalla Corte dei Conti che, nel novembre 2013, ha pubblicato un’audizione sul disegno di legge presentato dall’allora titolare del Ministero degli Affari Regionali e Autonomie e ora sottosegretario alla Presidenza del consiglio Graziano Delrio. Questo disegno di legge, denominato “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni” non deve essere confuso con il disegno di legge costituzionale sull’abolizione delle Province presentato alla Camera da quello che all’epoca era il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, nell’agosto 2013. Quest’ultimo mira, come indica il titolo, ad un’abolizione completa delle Province, mentre il ddl Delrio può essere considerato una misura transitoria verso un completo annullamento. Come spiega la Corte dei Conti, il ddl prevede infatti “un parziale riordino del modello dell’organizzazione pubblica sul territorio, rivedendo anche la distribuzione delle funzioni tra gli enti locali”.
Per quanto riguarda il ruolo delle Province nello specifico, le loro funzioni “vengono limitate all’ambito del coordinamento di area vasta in tema dipianificazione territoriale; tutela e valorizzazione dell’ambiente; pianificazione dei servizidi trasporto; interventi sulle strade provinciali; attività di programmazione della rete scolastica. Le altre funzioni, tra cui quelle delegate dallo Stato e dalle Regioni, vengono trasferite ai Comuni o alle unioni di Comuni. Ulteriori modifiche riguardano gli organi di direzione politica che vengono eletti sulla base di un procedimento di secondo grado” (pag. 1). Come si evince, quindi, le Province non vengono del tutto abolite ma soltanto limitate nelle loro funzioni.
Veniamo adesso a quanto dichiarato da Salvini: egli sostiene che la riforma proposta implicherebbe un costo anziché un risparmio. La Corte dei Conti si mantiene cauta sulla quantità di un risparmio, anche a causa della difficoltà di conciliare la creazione della Città metropolitana con lo svuotamento delle Province: “la convivenza della Provincia e della Città metropolitana mette indubbio l’effettiva realizzazione di risparmi ed anzi, venendo attivato un processo complesso di riorganizzazione, si profilano oneri per la finanza pubblica che la scheda tecnica (al pari degli asseriti risparmi di breve periodo) non prende in considerazione”, (pag. 3).
La Corte dei Conti indica, inoltre, che la riforma potrebbe portare dei costi: “il trasferimento alle Città metropolitane del patrimonio e delle risorse umane, finanziarie e strumentali delle Province, che dovrebbe seguire alla istituzione delle prime, si risolve in un meccanismo complesso e articolato, suscettibile di produrre costi e di alimentare il contenzioso, tanto più nell’ipotesi di ripartizione delle funzioni e delle risorse tra Provincia e Città metropolitana” (pag.3). Inoltre, laddove la transizione da Province a Città metropolitane dovesse allungarsi, la Corte prevede un aumento dei costi legati alla coesistenza dei due enti (pag. 3).
Sebbene la Corte dei Conti menzioni in diverse occasioni la “suscettibilità di costi” del ddl Delrio – questo riflette quanto detto da Salvini quando constata che “abolire le Province non è un risparmio” – in nessun momento dell’audizione troviamo un riferimento specifico alla quantificazione degli oneri risultanti dalla presunta “abolizione” delle Province del ddl Delrio. I probabili costi del ddl salvano Matteo Salvini dalla Panzana, ma non possiamo risparmiargli un “Pinocchio andante”.