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È vero che nel 2017 l’Ue ha proposto un «blocco navale» per fermare i migranti?

| 12 agosto 2022
La dichiarazione
«Il blocco navale europeo [...] altro non è che l’attuazione di quanto proposto dall’Unione europea già nel 2017»
Fonte: Facebook | 6 agosto 2022
Antonio Melita/Pacific Press via ZUMA Press Wire
Antonio Melita/Pacific Press via ZUMA Press Wire
Verdetto sintetico
La questione è più sfumata di come la presenta la leader di Fratelli d’Italia.
In breve
  • Nel 2017 la Commissione europea ha proposto una serie di misure, tra cui il rafforzamento della cooperazione con le autorità libiche, per ridurre i flussi migratori dal Nord Africa. TWEET
  • Queste misure non prevedevano un «blocco navale», né inteso come misura bellica né, per usare le parole di Fratelli d’Italia, come una «missione militare europea, realizzata in accordo con le autorità libiche, per impedire ai barconi di immigrati di partire in direzione dell’Italia», TWEET
Il 6 agosto, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha pubblicato un post su Facebook in cui ha riproposto la necessità di attivare un «blocco navale europeo, in accordo con le autorità del Nord Africa», per ridurre il numero di sbarchi di migranti in Italia. Secondo Meloni, questa misura sarebbe già stata proposta «dall’Unione europea nel 2017».
L’idea di imporre un blocco navale non è nuova e Fratelli d’Italia la sostiene già da diversi anni. Ma davvero l’Ue aveva proposto la stessa misura cinque anni fa? Abbiamo verificato e la questione presenta diverse sfumature, date soprattutto dall’uso fuorviante che Fratelli d’Italia fa del termine “blocco navale”.

La proposta di Fratelli d’Italia

Il Glossario del mare, scritto da Fabio Caffio, ufficiale della marina militare in congedo, definisce il «blocco navale» come «una classica misura contemplata dal diritto bellico marittimo, volta a impedire l’entrata o l’uscita di qualsiasi nave dai porti di un [Paese] belligerante». Il blocco deve essere «formalmente dichiarato e notificato» ai Paesi coinvolti, e una volta attivato permette di catturare le navi che non rispettano il blocco, e di attaccarle nel caso in cui resistano alla cattura. In sostanza, quindi, il blocco navale è un atto ostile con cui uno Stato aggredito (in questo caso, l’Italia) impedisce l’entrata e l’uscita delle navi dai porti di un altro Paese (in questo caso, la Libia). 

Un documento pubblicato a marzo 2021 sul sito di Fratelli d’Italia chiarisce però che il partito non adotta questa definizione di blocco navale, legata a scopi bellici, ma si riferisce più semplicemente a una «interdizione alle partenze fatta in accordo e collaborazione con i libici». Secondo il partito di Meloni, il «blocco navale» consisterebbe in «una missione militare europea, realizzata in accordo con le autorità libiche, per impedire ai barconi di immigrati di partire in direzione dell’Italia». Questa lettura è stata riproposta da Meloni anche nelle ultime settimane, con post sui suoi canali social e anche durante varie interviste

Che cosa diceva l’Unione europea nel 2017

Per quanto riguarda la proposta dell’Ue citata da Meloni, il riferimento è a una comunicazione della Commissione europea del gennaio 2017, indirizzata al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio dell’Unione europea, che conteneva diverse misure pensate per cambiare la gestione dei flussi migratori e «salvare vite lungo la rotta del Mediterraneo centrale». 

In quegli anni i flussi migratori nella rotta del Mediterraneo centrale, che interessa anche gli spostamenti dalla Libia all’Italia, erano particolarmente intensi. Secondo i dati dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex), nell’ultimo decennio il 2016 è stato l’anno con il maggior numero di arrivi, più di 180 mila, quasi il triplo rispetto ai 68 mila del 2021. 

La comunicazione della Commissione, al tempo presieduta da Jean-Claude Juncker, proponeva, tra le altre cose, di investire 200 milioni di euro per ampliare i programmi di formazione per la guardia costiera libica, intensificare la lotta contro scafisti e trafficanti e promuovere i rimpatri volontari assistiti (in generale, ricordiamo che il supporto alla guardia costiera libica è ritenuto problematico da diversi osservatori internazionali, e questa è stata spesso accusata di violare i diritti umani dei migranti e di essere in rapporti diretti con i trafficanti). 

Più nel dettaglio, il piano della Commissione prevedeva di intensificare la collaborazione tra le istituzioni europee e le autorità libiche, soprattutto per migliorare le condizioni dei centri per migranti, sostenere le comunità locali e, in generale, fornire loro gli strumenti necessari per migliorare la gestione dei flussi migratori. Nel testo, per esempio, si legge: «In pieno accordo con le autorità libiche riconosciute, una stretta cooperazione operativa, da attuarsi tramite azioni di formazione e fornitura di mezzi, unitamente al rafforzamento della Guardia costiera libica, potrebbe ottimizzare i risultati ottenuti in termini di vite salvate, aumentare la possibilità di intercettare e fermare i trafficanti e attenuare eventuali conseguenze indesiderate». 

La Commissione europea proponeva quindi di intensificare la collaborazione con il governo libico, ma nel testo non viene fatto alcun riferimento né a una «missione militare europea» né all’intenzione delle istituzioni di «impedire ai barconi di immigrati di partire in direzione dell’Italia», come invece propone Fratelli d’Italia nella sua interpretazione dell’espressione «blocco navale».

Tra l’altro, già cinque anni fa la Commissione stessa era intervenuta proprio su questo tema, chiarendo il contenuto della sua proposta. 

La questione del blocco navale

In seguito alla presentazione del piano, il 3 marzo 2017 l’europarlamentare della Lega Mara Bizzotto aveva presentato un’interrogazione in cui chiedeva alla Commissione di spiegare perché la proposta di «blocco navale» – che come abbiamo visto non è menzionata nel piano presentato a gennaio – non fosse mai stata «considerata prima» di quel momento. Alcuni mesi dopo, a giugno, Federica Mogherini, al tempo vicepresidente della Commissione europea e Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, aveva risposto all’interrogazione di Bizzotto, precisando che le misure proposte a gennaio 2017 «non includono una proposta di blocco navale davanti alle coste della Libia». Mogherini aveva inoltre specificato che le azioni proposte erano «in linea con il diritto internazionale, in particolare con i diritti fondamentali e il principio di non respingimento», che vieta il rimpatrio forzato dei rifugiati o dei richiedenti asilo verso Paesi in cui potrebbero essere perseguitati.

Di fatto, quindi, la Commissione europea non ha mai proposto di imporre un vero e proprio blocco navale nei confronti della Libia, intenso come misura bellica volta a fermare gli arrivi e delle partenze dai porti del Paese, nemmeno negli anni in cui i flussi migratori sono stati particolarmente importanti. La Commissione intendeva invece rafforzare la cooperazione con le autorità libiche, ma senza mai menzionare una «missione militare» o auspicare il blocco totale delle partenze dal Paese. 

Il verdetto

Giorgia Meloni ha difeso la proposta di Fratelli d’Italia di introdurre un «blocco navale» per fermare le partenze di migranti dal Nord Africa dicendo che nel 2017 l’Ue aveva proposto una misura simile. 

Abbiamo verificato, e la questione è più complessa. Cinque anni fa, la Commissione Ue aveva presentato alcune misure per cambiare la gestione dei flussi migratori. Queste proponevano di rafforzare la cooperazione con le autorità libiche, ma non includevano un vero e proprio «blocco navale» – come chiarito anche dall’allora vicepresidente Federica Mogherini – né una «missione militare europea», realizzata in accordo con il governo locale, per «impedire ai barconi di partire in direzione dell’Italia», come proposto da Fdi. 

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