Pressione fiscale e tasse, Berlusconi e Monti: avversari in politica ma uniti dallo stesso obiettivo e dallo stesso slogan?


Sicuramente Berlusconi è sempre stato (e continua ad essere) il “propagandista antitasse” per eccellenza, fin dal lontano 2001 – con il celeberrimo “contratto gli italiani” in cui al punto 1 prometteva l’abbattimento della pressione fiscale – passando per le elezioni del 2005 e del 2008, fino al programma elettorale di quest’anno in cui si legge di nuovo il ritornello: “non metteremo nuove tasse”.


Più sobrio il professor Monti che, tuttavia, di riduzione delle tasse discute ampiamente: a partire dai timidi accenni di dicembre 2012, in cui si parla di diminuzione “non appena le condizioni lo consentiranno” (Agenda Monti, dicembre 2012 Corriere.it, sempre dicembre 2012), a dichiarazioni più decise, in cui la riduzione delle tasse scala le priorità del suo programma elettorale (gennaio 2013), tanto da guadagnarsi le accuse del Segretario del Pd.


Giocano la stessa carta, quindi, Cavaliere e Professore, anche se, come ricorda Vendola, qualche responsabilità della non rosea situazione italiana dal punto di vista della pressione fiscale ce l’hanno anche loro.  Aiutamoci con i dati qui sotto, proposti da Istat Oecd, per quantificare il grado di responsabilità (anche se, precisiamo fin da subito, essendo la pressione fiscale calcolata come percentuale sul Pil, bisognerebbe, per completezza, prestare attenzione anche all’andamento di quest’ultimo).



Fino al 2011, il picco più alto di pressione fiscale si era raggiunto sotto il governo Prodi II quando, nel 2008, la pressione fiscale aveva toccato 43.1 punti percentuali, in aumento rispetto ai precedenti governi Berlusconi II e III (se si guarda ai dati Oecd, che vanno più indietro rispetto alla nostra tabella, si vede come si sia trattato del picco più alto degli ultimi 50 anni).


La situazione si ribalta, però, a favore di Vendola se si considera l’anno appena passato, il tormentatissimo 2012, per il quale non esistono al momento dati ufficiali dell’Istat, ma possiamo basarci sulle previsioni contenute all’interno dell’ultima nota di aggiornamento del DEF, firmata dallo stesso Monti. Orbene, secondo questi dati, la pressione fiscale nel 2012 ha toccato il picco più elevato nella storia italiana degli ultimi 20 anni, con 44.7 punti percentuali. Un record in negativo per il premier uscente che, per sua consolazione, può, in via ipotetica, condividere con il suo predecessore.


Stando, infatti, alla precedente nota di aggiornamento del DEF, quella del settembre 2011, firmata dall’Onorevole Silvio Berlusconi, la pressione fiscale per il 2012 sarebbe dovuta essere pari a 44 punti percentuali (43.8 + 0.2 di riduzione delle agevolazioni fiscali). Vero che non possiamo confermare una previsione fatta un anno fa, sotto condizioni completamente diverse, ma se consideriamo che molte delle misure implementate recentemente da Monti derivano da decisioni prese nel corso del precedente governo, possiamo almeno ipotizzare una corresponsabilità tra i due governi nell’aver innalzato la pressione fiscale in Italia nel corso degli ultimi 12 mesi.


In conclusione: di abbassare le tasse entrambi ne parlano, ma il picco di pressione fiscale si è toccato solamente sotto il premier Monti, e non sotto un anno di governo Berlusconi. Ammettiamo però che il Silvio nazionale non se ne può del tutto “lavare le mani” (al di là del fatto che non entriamo nel merito qui di chi ha più colpe tra i due presidenti uscenti), e Vendola porta casa un “C’eri quasi”.