Le capacità di previsione economiche sono state messe un po’ in dubbio in questi tempi: dalla convinzione che si sarebbe vista una ripresa del Pil nel 2014, alla realizzazione che l’economia avrebbe invece sperimentato il terzo anno di calo consecutivo. Inevitabilmente, ogni volta che il governo (oppure “gli economisti”, visto che va di moda criticarli da una parte o dal’altra) sbagliano una previsione piovono le critiche.



Le previsioni economiche e la polemica



Grillo lo ha gridato recentemente dal palco del Circo Massimo: “Non c’è stato un economista che ha previsto la crisi del 2008”. Un’accusa famosa come quella che fece Tremonti anni fa, paragonando gli economisti incapaci di preconizzare il futuro a dei “maghi Otelma”. In realtà la polemica non si può circoscrivere unicamente ad uno scontro tra politici ed economisti perché i modelli di previsione adottati da governi, enti ed istituzioni internazionali sono criticati anche da economisti conosciuti, come ad esempio John Kay (il quale già nel suo saggio “The Map is not the Territory: An Essay on the State of Economics”, pubblicato nel 2008, criticava l’attuale sistema di previsioni economiche) o Ruchir Sharma, capo di dipartimento di equity per mercati emergenti presso la Morgan Stanley.



Le previsioni governative



Veniamo adesso ai numeri citati da Brunetta, inerenti alle previsioni del governo italiano. Come sappiamo, le previsioni di crescita per l’anno in corso si comunicano a primavera (tipicamente in aprile) all’interno del DEF (Documento di Economica e Finanza), per poi essere aggiornate in una nota integrativa più tardi nell’anno (tipicamente a fine settembre).



Andiamo quindi ad analizzare lo scostamento tra le previsioni di crescita primaverili rispetto alle previsioni “corrette” nel mese di settembre, partendo dal 2008 (anno di insediamento del Berlusconi IV).






E’ evidente che tutti i governi abbiano peccato di eccessivo ottimismo ad inizio anno (tranne che per il 2009 ed il 2010), salvo poi correggere le proprie previsioni più tardi. Notiamo in particolare la differenza tra le previsioni primaverili ed autunnali del 2012 (1,2 punti di Pil) e dell’anno in corso (1,1 punti di Pil, come dice Brunetta). Salta quindi subito all’occhio come lo scarto di quest’anno e l’apparente difficoltà dell’esecutivo attuale di preconizzare il futuro a breve termine, siano in linea con tutti i governi in questi ultimi 7 anni di storia italiana. Non solo, lo scarto non è neppure così importante rispetto allo strafalcione compiuto dal governo Monti (2012).



Insomma, ci sembra che l’espressione “di gran lunga” utilizzata da Brunetta veicoli volutamente un messaggio leggermente fuorviante, anche se lo sbaglio dell’attuale governo lo situa sicuramente tra i record della storia recente. Purtroppo per noi tutti, invece, la sfera di cristallo deve ancora essere inventata, e nessun esecutivo è mai riuscito a sfuggire ai capricci del destino. “Nì”.