In un’accesissima puntata de L’aria che tira, l’attuale sindaco di Roma si scatena contro un servizio mandato in onda dalla trasmissione. Il motivo? La gestione finanziaria del Comune di Roma, non propriamente “sana” secondo quanto presentato. Chi ha ragione? Chi ha torto? Per scoprirlo abbiamo fatto alcune ricerche sul sito del Comune e su quello della Corte dei Conti, cercando di ricostruire l’intera vicenda.
Il debito certificato
Alemanno difende l’operato della sua amministrazione imputando a Veltroni 12 miliardi e 300 milioni di debito pregresso contro i “soli” 9 miliardi riportati dai giornalisti di Myrta Merlino. In effetti il sindaco ha ragione, anche se comprendiamo come e perché si sia potuti cadere in tale errore. Ripercorriamo il più brevemente possibile la storia delle finanze pubbliche del Comune capitolino.
Si parte dal 28 aprile 2008, quando Gianni Alemanno diventa sindaco dell’Urbe. Pochi mesi dopo, precisamente il 25 giugno, con l’articolo 78 del decreto legge n. 112, il governo italiano decreta per il Comune di Roma un commissariamento “parziale”: da un lato la gestione ordinaria, a cui fa capo l’amministrazione comunale, dall’altro una gestione straordinaria, la quale si occupa del debito e delle obbligazioni contratte dalla Giunta precedente, quella di Veltroni (si veda comma 3 della suddetta legge).
Gianni Alemanno in qualità di sindaco, resta responsabile di entrambe le gestioni fino al 2010, quando, con l’articolo 8 bis, legge n.42 del 2010, è nominato un commissario governativo, Domenico Oriani.
Sempre nel 2010 la Corte dei Conti redige un rapporto sullo stato delle finanze del comune di Roma nel periodo tra il 2004-2008. Come si legge a pag. 348, la Corte certifica in questa occasione un debito di “oltre 9,5 miliardi di euro”. Lo stesso rapporto evidenzia, però, anche l’incertezza della cifra, “sulla cui definitiva entità deve ancora essere detta l’ultima parola”.
E l’ultima parola arriva poco dopo, dallo stesso commissario incaricato, al quale, in ottemperanza dell’art.14, comma 13, del decreto legge n. 78/2010, spetta il compito di provvedere al consolidamento definitivo del debito pregresso onde predisporre il nuovo piano di rientro. Come si evince dalla tabella qui di seguito riportata – tratta dalla relazione di fine legislatura 2008- 2013 di Alemanno (pag. 20) – la stima definitiva del debito prima dell’avvio del piano di rientro (quella del 15 giugno 2010) mostrava un debito, al netto della massa attiva, di 12.239 milioni. Tale numero è stato anche presentato nel contratto tra le gestione commissariale, banche e Cassa Depositi e Prestiti per il finanziamento del debito pregresso del Comune di Roma.
Una postilla per chi volesse approfondire la storia delle due gestioni: linkiamo qui di seguito un‘interrogazione parlamentare sulla gestione dell’emergenza debito del Comune di Roma e il sito Obiettivocomune, entrambe voci fuori dal coro, che si stanno muovendo per richiedere lo smantellamento della gestione straordinaria. Entrambi ripercorrono la storia del debito pregresso e possono fornire utili spunti di riflessione.
Ci teniamo inoltre a precisare che in mancanza di documenti da parte della Corte dei Conti sulla gestione del debito negli ultimi due anni siamo stati “costretti” ad avvalerci di documenti messi a disposizione dalla stessa Ragioniera comunale con tutti i rischi connessi circa l’attendibilità dei numeri, che si discostano leggermente da un documento all’altro. Riteniamo tuttavia che la documentazione ritrovata giustifiche la versione presentata in questa analisi.
I tre miliardi di debito “rimborsato”
Anche in questo caso, Alemanno dimostra di conoscere i numeri della sua gestione straordinaria. Come si evince dalla già citata tabella qui sopra riportata, al 31 dicembre 2011 – ultimo dato disponbile sulla gestione del debito pregresso – il disavanzo netto (massa passiva – massa attiva) è pari a 9.618 milioni di euro, per una riduzione totale di 2.621 milioni, quasi la cifra riportata dal sindaco.
Facciamo, tuttavia, notare che con la deliberazione n. 22 del 9 febbraio 2012, la Corte dei Conti, nell’analizzare la situazione della capitale italiana, segnala “una situazione di grave difficoltà finanziaria del bilancio relativo alla gestione ordinaria, senza che peraltro risultino significativamente avviate a soluzione le complesse problematiche concernenti la gestione straordinaria del debito pregresso”. In particolare, la Corte pone in evidenza l’utilizzo di entrate straordinarie per la copertura di spese di gestione corrente, l’inappropriata contabilizzazione di alcuni debiti fuori bilancio e una non corretta e prudente gestione dei residui attivi. I progressi citati da Alemanno vanno, quindi, presi con la dovuta cautela.
L’Irpef
Anche in quest’ultimo caso il sindaco Alemanno dice il vero.
L’aumento dell’Irpef a 0,9 è stato decretato con deliberazione della Giunta capitolina n. 37 del 27 ottobre 2010. Come si può vedere dal sito del Comune si tratta di un aumento di un più +0,4% rispetto all’aliquota precedente.
La spiegazione di tale aumento si trova all’interno della stessa delibera, che recita: “al fine di garantire il reperimento delle risorse necessarie per alimentare il fondo istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze necessario per dare attuazione al piano di rientro [del suddetto debito pregresso], con nota del 12 agosto 2010 prot. n. 46 indirizzata al sindaco del Comune di Roma, il commissario straordinario del governo ha formulato la proposta di incrementare l’addizionale comunale all’Irpef, nella misura massima dello 0,4%”.
La Giunta romana prende atto che “in accoglimento della citata proposta di incremento occorre variare l’aliquota dell’addizionale comunale all’Irpef nella misura pari allo 0,9%” ma anche che “l’incremento dell’addizionale comunale all’Irpef nella misura dello 0,4% fissato a partire dal 1° gennaio 2011 rappresenta un obbligo sancito da apposita disposizione legislativa e risulta funzionale al reperimento delle fonti di finanziamento da destinare alla copertura dell’indebitamento pregresso“.
Complessivamente il sindaco si dimostra ben preparato sulla gestione straordinaria della capitale, per quanto sovrastimi leggermente la riduzione del debito e “dimentichi” di citare le recenti osservazioni della Corte dei Conti. Per Pagella Politica la dichiarazione è un “Vero”.