A distanza di quattro mesi Grillo torna ad attaccare l’assurda consuetudine di trasferire una volta al mese l’intero lavoro del Parlamento Europeo da Bruxelles a Strasburgo, amena città che siede sul Reno al confine tra Francia e Germania.
Se l’affermazione precedente era però passata solo sul canale privato del M5S, questa è invece stata pronunciata in occasione di un’intervista su SkyTG24, raggiungendo un pubblico molto più vasto e trasmettendo un messaggio leggermente diverso da quello enunciato in precendenza. Andiamo ad analizzare i fatti.
Il parlamento dell’Ue è dislocato su ben tre località geografiche: Bruxelles (Belgio), dove avviene il grosso dell’attività delle commissioni parlamentari; Lussemburgo, dove ha sede l’ufficio del Segretario Generale (responsabile amministrativo) e Strasburgo (Francia), dove una volta al mese, per quattro giorni, si trasferiscono le attività parlamentari per le sedute in sessione plenaria: qui i deputati votano i testi che escono dalle commissioni parlamentari.
Detto ciò, il funzionamento dell’intera attività parlamentare su tutte e tre le località richiederà nel 2014 1,76 miliardi di euro, come specificato nel bilancio per il 2014 approvato l’anno scorso. I 150 milioni di euro menzionati da Grillo si riferiscono evidentemente non al costo di tutte le attività parlamentari, bensì al risparmio teorico che si otterrebbe se si rinunciasse a questa bizzarra combinazione geografica e si concentrasse tutto il lavoro a Bruxelles.
Una risoluzione del novembre 2013 specificava infatti che “i costi aggiuntivi annuali derivanti dalla dispersione geografica del Parlamento sono compresi tra 156 milioni di EUR e 204 milioni di EUR”, riferendosi a sua volta ad uno studio condotto nel 2002 dal Segretario Generale (localizzato, come specificato prima, lui stesso in Lussemburgo piuttosto che nella capitale belga).
La cifra, quindi, si avvicina di molto a quanto detto da Grillo, che anzi si tiene sul limite inferiore della forchetta stimata. La relazione riportata indicava infatti come i 204 milioni di euro fossero la stima di costo successiva all’allargamento ad Est che sarebbe avvenuto solamente due anni dopo (2004).
Unica precisazione a riguardo: non abbiamo trovato riscontro di quanto dice Grillo successivamente (il parlamento a Bruxelles costa 100 milioni, quello di Strasburgo 50). Non capiamo in realtà neanche cosa voglia dire, dato che la stima a cui fa riferimento tratta di risparmi teorici che avverrebbero una volta centralizzate le attività parlamentari, e che risulterebbero dall’abbandono di infrastrutture al di fuori dal Belgio, dal licenziamento del personale a Strasburgo (tra cui autisti e servizi di portineria), e le spese di trasferimento del personale e dei deputati da un posto all’altro.
Altra postilla: la dispersione geografica del Parlamento Europeo è sancita dai trattati istitutivi dell’Unione, la cui modifica richiede l’approvazione da parte di tutti gli Stati membri. Inutile dire che la Francia non ha nessuna intenzione di rinunciare all’indotto economico originato dal trasferimento mensile a Strasburgo.
In generale, Grillo non solo azzecca le cifre ma si mantiene basso, nonostante gli convenisse aumentare le cifre. Unica macchia, la divisione di cui non abbiamo trovato riscontro tra Bruxelles e Strasburgo, che gli abbassa il voto ad un pur onorabilissimo “C’eri quasi”.