A Bersani piace talvolta usare aneddoti o metafore per far passare il proprio messaggio. Il leader del Pd sta parlando dell’importanza del limite all’uso dei contanti e della trasparenza nei movimenti bancari, ossia del sapere “chi ha i soldi e chi no” in modo da poter regolare il sistema; in questo contesto cita ad esempio la Svizzera, in cui non solo le tasse ma addirittura le multe sarebbero proporzionali al reddito. Sarà vero?
Un episodio come quello riportato da Bersani fu riportato in un articolo di cronaca della Bbc nell’agosto 2010, quando un cittadino svedese in terra svizzera alla guida di una Mercedes sportiva fu multato per 1 milione di dollari per aver ecceduto il limite di velocità di ben 170 km orari. Secondo la legge svizzera, le multe sono infatti proporzionali al reddito e alla magnitudine dell’infrazione (in questo caso un eccesso di velocità piuttosto consistente).
Questo tipo di provvedimento viene anche chiamato “day fine” e fu introdotto per la prima volta in Finlandia nel 1921 allo scopo di punire i cittadini in maniera proporzionale al loro status economico. La logica di base è relativamente semplice: la punizione attraverso una multa deve essere proporzionale al grado dell’offesa commessa e deve avere lo stesso impatto, in termini economici, per persone che commettono lo stesso crimine anche se con diverso status economico. Il ragionamento sotteso è il seguente: se un cittadino commette un crimine punito col carcere, questo implica che per un certo numero di giorni non potrà lavorare e avrà quindi una perdita economica pari a (numero di giorni passati in carcere) x (salario giornaliero). Dunque un cittadino ricco ha una perdita maggiore, in termini monetari, rispetto ad un cittadino con reddito inferiore. Se applichiamo lo stesso ragionamento ad una multa, allora il cittadino con un salario minore dovrebbe essere multato meno di un cittadino più benestante. Maggiori informazioni possono essere trovate qui.
L’esempio citato da Bersani è “Vero”!