Grillo tuona contro il finanziamento pubblico ai giornali. Che si consideri più o meno giusta l’abolizione di questo contributo, sarà corretta la somma citata?


Lo stanziamento di questi fondi compete al Dipartimento per l’informazione e l’editoria (Die) della Presidenza del Consiglio, che ha recentemente reso noti i contributi erogati all’editoria per l’anno 2011.


Tra i giornali che ricevono fondi pubblici troviamo i giornali di partito, come l’Unità e La Padania, ma anche quotidiani e riviste più o meno conosciuti e specializzati in ambiti molto diversi tra loro, come ad esempio Il Romanista, Motocross, Famiglia Cristiana. Non sono presenti in questi elenchi le principali testate nazionali. Sommando tutte le voci di spesa riportate nei documenti sui contributi alla stampa (visto che Grillo parla solo dei “giornali” abbiamo escluso dal computo i contributi alle radio, ai periodici per i non vedenti e alle riduzioni tariffarie in favore dei gestori elettrici) scopriamo che nel 2011 il governo ha stanziato 76.997.059,86 € come contributi diretti alla stampa


Volendo includere anche le voci sovracitate che abbiamo escluso, si rimarrebbe comunque al di sotto dei 90 milioni di euro. Una cifra significativa, certo, ma decisamente lontana dai 140 milioni citati dal leader pentastellato in campagna elettorale in Friuli. A cosa farà riferimento Grillo? Possibile che parli del 2012 invece che del 2011 (anche se i fondi non sono stati ancora versati)? Sembrerebbe di no: il 20 febbraio 2013 il Die ha presentato un provvedimento che ha innalzato l’ammontare di contributi diretti alle imprese editoriali dai 50 milioni inizialmente stanziati a 95,7 milioni, rimanendo, quindi, ben al di sotto dei 140 milioni di euro citati.


Il differenziale pare annidarsi nei cosiddetti “contributi indiretti”, ossia le sovvenzioni ai giornali per i loro costi operativi (spese telefoniche, costo della carta, ecc). Sul sito del Die manca però un resoconto di tali costi, omissione che si potrebbe giustificare con la cessazione di questi contributi: l’ipotesi sembra plausibile se si considera un’inchiesta dell’Espresso sui soldi all’editoria, secondo la quale “i contributi indiretti – sotto forma di agevolazioni telefoniche, spedizioni postali, rimborsi per la carta o spedizione degli abbonamenti sono invece del tutto cessati dal marzo del 2010”.


Tuttavia le parole del responsabile del Die stesso, il sottosegretario Paolo Peluffo, sembrano andare in un’altra direzione. Ad aprile 2012, durante un’audizione in Senato, Peluffo asseriva che i contributi indiretti consistono attualmente nell’applicazione di un’Iva agevolata per favorire la diffusione della cultura e dell’informazione, con un conseguente minore gettito stimato in circa 250 milioni di euro, e in 30 milioni una tantum  di agevolazioni per l’acquisto della carta”. Purtroppo, Peluffo non cita come vengono distribuite queste agevolazioni tra giornali e altre iniziative editoriali e culturali, ma almeno sappiamo che i contributi indiretti esistono. Anche le agevolazioni telefoniche sembrerebbero essere state ancora valide, vista l’apposita sezione sul sito del Mise e il resoconto sui contributi pubblici indiretti ricevuti dal Corriere della Sera nel 2011 firmato da Sergio Rizzo. Sul blog di Beppe Grillo, l’autore della “Casta dei Giornali”, Beppe Lopez, conferma che le agevolazioni per l’acquisto della carta ammontano a 30 milioni (dato riscontrabile sul sito della Die) e sostiene che le agevolazioni telefoniche ai giornali si aggirano attorno ai 35 milioni per il 2011, anche se “il calcolo è da fare”.


Un dato certificato e completo purtroppo non si trova: il dettagliato rapporto 2011 della Reuters sul finanziamento pubblico dei media in Europa parla di ben 560 milioni di contributi indiretti ma i dati si riferiscono al 2008. Tuttavia, possiamo stimare che, aggiungendo le componenti certe di contributo pubblico ai giornali (77 milioni di contributi diretti) e prendendo solo le componenti dai contributi per l’acquisto della carta (30 milioni), per le agevolazioni telefoniche (35 milioni), e l’Iva non pagata (250 milioni), si raggiunge (e si supera?) i 140 milioni citati da Grillo.


Non avendo noi – come lui – alcuna fonte sicura per certificare l’ammontare preciso dei contributi indiretti, ci fermiamo al “C’eri quasi” per questa dichiarazione sostanzialmente corretta.