Il 29 luglio il governatore della Campania Vincenzo De Luca (Partito democratico) ha inaugurato una nuova condotta sottomarina – un impianto per la depurazione delle acque – a Cetara, in provincia di Salerno. Presentando il progetto ai cittadini e alla stampa, il governatore ha colto l’occasione per commentare l’andamento della pandemia in Campania affermando (min. 15:38), tra le altre cose, che la sua regione è la «prima in Italia» per il tasso di vaccinazione del personale scolastico. Secondo De Luca infatti «si sono vaccinati tutti» coloro che lavorano a scuola, docenti e non docenti.

Abbiamo verificato, e il governatore ha sostanzialmente ragione. Vediamo come stanno le cose.

Vaccini a scuola

Secondo il report settimanale curato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), basato su dati forniti dalla presidenza del Consiglio dei ministri, al 23 luglio in Campania e in Friuli-Venezia Giulia il cento per cento del personale scolastico aveva già ricevuto almeno una dose di vaccino. Come ulteriore conferma, il report settimanale del Consiglio dei ministri riporta che al 23 luglio in entrambe le regioni il numero di persone in questa categoria ancora in attesa della prima dose di vaccino era pari a zero.

Molto vicino al completamento della campagna anche il Lazio, con un dato del 99,88 per cento, mentre con il 57 per cento la Sicilia aveva la percentuale più bassa di vaccinati nel settore scolastico.

Per quanto riguarda invece il completamento del ciclo vaccinale, al 23 luglio in Campania era completamente immunizzato il 96,4 per cento del personale scolastico: il dato migliore in Italia, seguito da Friuli-Venezia Giulia (92,9 per cento) e Molise (92,1 per cento). La regione peggiore era invece la Liguria, dove solo il 39,7 per cento degli addetti aveva completato il ciclo vaccinale (e il 65,2 per cento aveva ricevuto almeno una dose).

La confusione sui dati

C’è però un margine di incertezza intorno ad alcuni di questi dati, in particolare quelli delle regioni “peggiori”, causato soprattutto dall’andamento poco lineare che ha caratterizzato la campagna vaccinale per il personale scolastico. Se infatti nella prima versione del piano vaccinale, del 12 dicembre 2020, questa categoria non rientrava tra quelle prioritarie, la situazione è cambiata dopo l’autorizzazione da parte dell’Aifa del vaccino sviluppato da AstraZeneca, il 30 gennaio 2021.

Inizialmente questo era indicato per i soggetti tra i 18 e i 55 anni – limite poi alzato a 65 anni – e, dato che in quel periodo i giovani non potevano ancora prenotarsi, è stata data la possibilità di vaccinarsi in via prioritaria a specifiche categorie professionali (tra cui il personale scolastico, le forze dell’Ordine e gli istituti penitenziari) che hanno così affiancato nelle prime fasi del piano vaccinale gli anziani, che venivano vaccinati con Pfizer e poi anche con Moderna.

Successivamente, a cause delle modifiche nelle linee guida per il vaccino AstraZeneca, a partire dal 9 aprile il governo ha deciso di ristabilire l’ordine iniziale e quindi di tornare a vaccinare in base alle fasce d’età, eliminando la priorità attribuita alle altre categorie, tra cui quella del personale scolastico.

Da quel momento in poi il personale scolastico ha avuto accesso alla vaccinazione in base all’età e non grazie alla sua qualifica professionale. È quindi probabile che gli insegnanti o i collaboratori si siano vaccinati prenotandosi in base alla loro fascia d’età, oppure partecipando a un open day, ma senza necessariamente dichiarare di lavorare in ambito scolastico.

Anche per questo alcuni governatori hanno contestato i dati del governo, sostenendo che in alcuni casi sottostimano la reale percentuale di vaccinati tra il personale scolastico nella loro regione. Il 28 luglio per esempio il presidente della Liguria Giovanni Toti ha affermato che «il dato riportato dal Ministero dell’Istruzione […] non è corretto» e che in realtà nella sua regione è vaccinato l’80 per cento del personale scolastico, e non il 65,2 per cento. Commenti simili sono arrivati anche da rappresentanti della Sicilia e del Piemonte.

Il Commissario straordinario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo ha chiesto alle regioni di consegnare entro il prossimo 20 agosto numeri certi sul tema, in modo da decidere come organizzare l’inizio del nuovo anno scolastico.

Ad ogni modo, al momento i dati della Campania non sono stati messi in dubbio e la regione ha effettivamente proceduto in modo spedito da questo punto di vista: già il 16 marzo – quindi prima del cambio di regole del 9 aprile sopra visto – la regione aveva vaccinato «circa il 90 per cento» del personale scolastico.

Il verdetto

Il 29 luglio il governatore della Campania Vincenzo De Luca (Pd) ha detto che la sua regione è la prima in Italia per il tasso di vaccinazioni tra il personale scolastico, poiché in quella categoria «si sono vaccinati tutti».

Abbiamo controllato, e De Luca ha sostanzialmente ragione. Secondo i dati forniti dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, al 23 luglio la Campania era la regione con la percentuale più alta di vaccinati: il 100 per cento del personale scolastico aveva ricevuto almeno una dose, così come in Friuli-Venezia Giulia. Se poi guardiamo anche alle seconde dosi (o dosi uniche) in Campania era completamente immunizato il 96,4 per cento del personale scolastico (il 92,9 per cento in Friuli-Venezia Giulia).

De Luca si aggiudica quindi un “Vero”.