L’8 luglio l’europarlamentare del Movimento 5 stelle Laura Ferrara ha scritto su Facebook che l’Unione europea dovrebbe smettere di erogare fondi all’Ungheria, a causa delle controverse politiche adottate dal premier Viktor Orbán nei confronti della comunità Lgbtq+.

In particolare, Ferrara ha sostenuto che nel 2018 l’Ue ha erogato «6,3 miliardi di euro» all’Ungheria, un importo pari al «5 per cento» dell’economia del Paese.

Al di là del giudizio sulle politiche di Orbán, sono corrette le cifre citate da Ferrara? Abbiamo verificato e la risposta è sì.

– Leggi anche: Che cosa dice davvero la legge “anti-Lgbt” dell’Ungheria


L’Ungheria e i bilanci dell’Ue

Come abbiamo spiegato in passato, l’Ungheria è un beneficiario netto del bilancio dell’Ue, ossia riceve più soldi di quelli che versa. In particolare tra il 2014 e il 2020 il Paese ha ricevuto contributi netti per 31,3 miliardi di euro mentre, per fare un confronto, nello stesso arco di tempo l’Italia ha versato 36 miliardi in più rispetto a quanti ne abbia ricevuti (ricordiamo però che questi calcoli non tengono conto di tutti i benefici indiretti che comporta la partecipazione al mercato unico e alla Ue).

Con i fondi ricevuti grazie all’ultimo bilancio Ue 2014-2020 l’Ungheria ha per esempio costruito nuove autostrade e linee ferroviarie, migliorato i trasporti pubblici nella capitale Budapest e lavorato a nuove infrastrutture per la prevenzione delle inondazioni in prossimità dei corsi d’acqua a rischio. Il 68 per cento dei fondi sono stati utilizzati per finanziare la «crescita intelligente e inclusiva» del Paese, e circa il 30 per cento per iniziative che favoriscono la crescita e la protezione delle risorse naturali, sezione che comprende anche le attività di pesca e agricoltura.

Nel 2018, l’anno citato da Ferrara, l’Ue ha erogato all’Ungheria 6 miliardi e 298 milioni di euro lordi (non considerando quanto versato dall’Ungheria all’Ue), una cifra molto vicina ai 6,3 miliardi menzionati dall’europarlamentare pentastellata. Quell’anno il Prodotto interno lordo (Pil) dell’Ungheria era di circa 136 miliardi di euro. Gli aiuti europei valevano quindi il 4,6 per cento del pil ungherese, una percentuale che arrotondata per eccesso rispecchia il «5 per cento» citato da Ferrara. Lo stesso anno l’Ungheria ha però a sua volta versato all’Ue circa 1,3 miliardi, e quindi il contributo netto incassato è stato di 5 miliardi: il 3,7 per cento del Pil.

Un secondo parametro a cui possiamo guardare per capire il reale peso degli aiuti europei sull’economia ungherese è il Reddito nazionale lordo (Rnl, in inglese indicato con la sigla Gni), un parametro che aggiunge (o sottrae) al Pil tutti i redditi percepiti all’estero da cittadini residenti e le attività estere delle imprese che hanno sede nel Paese considerato. È proprio in base al reddito nazionale lordo, e non al Pil, che viene calcolato il contributo che ogni Stato membro deve versare all’Unione europea.

Nel 2018 l’Ungheria aveva un reddito nazionale lordo di 126,6 miliardi di euro, su cui i contributi lordi ricevuti dall’Ue – 6,3 miliardi – pesavano per il 4,98 per cento: anche qui una cifra molto vicina al 5 per cento indicato da Ferrara. Il peso dei contributi netti (5 miliardi) è invece pari al 4 per cento.

Un terzo parametro infine è il rapporto con la spesa pubblica dello Stato. Sempre nel 2018 il governo ungherese ha speso 62,4 miliardi di euro, su cui gli aiuti europei pesano per più del 10 per cento se guardiamo al lordo, e per l’8 per cento se guardiamo al netto.

E il Recovery fund?

Nel corso dei prossimi anni l’Ungheria, così come tutti gli altri Paesi membri, riceverà ulteriori fondi da parte dell’Unione europea grazie al Next generation Eu, il piano da 750 miliardi di euro attivato dall’Ue per aiutare gli Stati membri a riprendersi dalla pandemia di Covid-19. La parte più consistente è rappresentata dal Dispositivo di ripresa e resilienza, che vale 672,5 miliardi, di cui 360 in prestiti e 312,5 in sovvenzioni a fondo perduto.

Dal Dispositivo di ripresa e resilienza l’Ungheria riceverà 7,2 miliardi di sovvenzioni: una cifra decisamente inferiore rispetto ai 68,9 miliardi dell’Italia, ma – come avevamo spiegato in una nostra analisi di novembre 2020 – le cose cambiano se rapportiamo queste somme ai Pil nazionali.

Se consideriamo i dati sul Pil, aggiornati al 2019, quindi prima dell’impatto della pandemia, vediamo che il contributo europeo per l’Italia equivale al 3,9 per cento del nostro Pil, e al 4,9 per cento di quello ungherese.

Inoltre, all’Ungheria arriveranno anche 885 milioni di euro dal fondo React Eu e 237 milioni dal Just Transition Fund, altri due pacchetti che fanno parte del Next generation Eu.

Il verdetto

L’8 luglio l’europarlamentare del M5s Laura Ferrara ha scritto su Facebook che nel 2018 l’Ue ha speso «ben 6,3 miliardi di euro per progetti e investimenti in Ungheria», che corrispondono al «5 per cento della sua economia».

Abbiamo verificato e Ferrara ha ragione, almeno se guardiamo ai contributi lordi, ossia non considerando quanto versato dall’Ungheria all’Ue. Nel 2018 infatti l’Ue ha erogato all’Ungheria aiuti per 6,3 miliardi di euro, che corrispondevano al 4,6 per cento del pil. L’importo netto ricevuto era di circa 5 miliardi: il 3,7 per cento del prodotto interno lordo ungherese.

Un altro parametro a cui possiamo guardare è il Reddito nazionale lordo (Rnl), un indicatore che tiene conto anche delle operazioni effettuate all’estero da cittadini o imprese residenti nel Paese considerato. È in base a questo dato che l’Unione europea determina i contributi che ogni Stato deve versare al suo bilancio.

Nel 2018 l’Ungheria aveva un Rnl di 126,6 miliardi di euro: i contributi lordi ricevuti dall’Ue pesavano quindi per il 4,98 per cento, e quelli netti per il 4 per cento.

In conclusione Ferrara si merita un “Vero”.