Il 9 marzo Armando Siri, senatore della Lega, ha scritto sulla sua pagina Facebook un post per elogiare la decisione della Regione Piemonte – e in particolare dell’assessore alla Salute, Luigi Icardi, anche lui della Lega – di dare linee guida sulle terapie domiciliari precoci contro la Covid-19. Di queste terapie, che prevedono tra l’altro la somministrazione dell’idrossiclorochina, della loro efficacia e della recente sentenza del Tar Lazio che le “autorizza” ne hanno scritto i nostri colleghi di Facta.

Tra le altre cose, Siri ha affermato che «è stato scientificamente e statisticamente provato» che le misure restrittive che limitano la normale vita delle persone non servono per contenere la diffusione del virus, che anzi continua a fare il suo corso «fino a che acquisirà nel medio periodo una natura endemica».

L’affermazione è del tutto sbagliata e non è l’unica. Siri dice anche che «le varianti dimostrano l’indebolimento del Virus che può essere più contagioso ma molto meno pericoloso», un’altra affermazione completamente errata di cui però non ci occupiamo in questo articolo (per chi volesse approfondire, qui un recente studio britannico sulla variante inglese, che sarebbe più letale, e qui un nostro pezzo dedicato all’argomento).

L’affermazione di Siri oggetto di questa analisi, sull’inutilità delle misure restrittive, si basa con ogni probabilità sul fraintendimento di uno studio scientifico. Ma prima di andare a vedere i dettagli, facciamo brevemente il punto sulla questione dell’idrossiclorochina.

Non ci sono prove che l’idrossiclorochina funzioni

Come hanno spiegato i nostri colleghi di Facta in un loro articolo, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), l’Agenzia europea del farmaco (Ema) e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sono concordi nel ritenere che l’idrossiclorochina non abbia effetti positivi contro la Covid-19. Non c’è infatti alcuna evidenza scientifica che supporti questa tesi.

Di recente una ordinanza del Consiglio di Stato ha autorizzato il suo utilizzo – che era stato bloccato dall’Aifa, dopo una iniziale autorizzazione, a causa dell’emergere di rischi anche importanti – perché secondo i giudici gli studi scientifici forniscono prove «non decisive in merito ai possibili benefici clinici dell’idrossiclorochina in uno stadio iniziale della malattia». Cioè non essendo certo che sia del tutto inutile (né che sia utile), nel dubbio si preferisce lasciare la possibilità di usare l’idrossiclorochina dietro prescrizione medica nelle fasi iniziali della malattia.

È in questo solco che si è inserita la decisione della Regione Piemonte ricordata da Siri. Ma veniamo alle sue parole contro «le limitazioni al normale svolgimento della vita degli individui».

Ci sono invece molte prove che le misure restrittive funzionano

Prima ancora di andare a vedere qual è la probabile origine delle parole, sbagliate, di Siri, diciamo che ci sono diverse prove che smentiscono immediatamente la sua tesi: sia studi scientifici sia evidenze empiriche. Partiamo dalle seconde.

Prove empiriche

Partiamo da alcuni casi concreti. Prendiamo due Paesi come la Spagna e il Regno Unito, dove nel primo la campagna vaccinale sta procedendo a velocità moderata (come nel resto dell’Ue) e nel secondo invece sono già molto più avanti come percentuale di popolazione che ha avuto almeno una dose di vaccino (7 per cento Spagna contro 33 per cento Regno Unito al 9 marzo).

La curva dei contagi, come si vede nel Grafico 1, è crollata a gennaio, prima nel Regno Unito e due settimane dopo anche in Spagna. All’epoca la campagna vaccinale era ancora indietro in entrambi i Paesi (a fine gennaio la Spagna non aveva raggiunto il 3 per cento e il Regno Unito era sotto il 15 per cento) e, vista la differente copertura della popolazione con il vaccino nei due Stati, non sembra possa essere quella la variabile giusta da guardare.