Il 1° febbraio la deputata del Partito democratico Lia Quartapelle ha scritto su Facebook che nel 2020 hanno perso il lavoro «312 mila donne» e «132 mila uomini». Più nello specifico, secondo Quartapelle, il 99 per cento dei «posti di lavoro persi» a dicembre erano occupati da donne.

Nelle ultime ore questi dati sono stati condivisi anche da altre esponenti del Partito democratico, come l’ex presidente della Camera Laura Boldrini e l’europarlamentare Irene Tinagli. Abbiamo verificato e i numeri indicati da Quartapelle sono corretti, al netto di una leggera semplificazione.

I dati sugli occupati nel 2020

Il 1° febbraio l’Istat ha pubblicato i dati più aggiornati – ma ancora provvisori – sull’occupazione in Italia. A dicembre 2020 nel nostro Paese si sono registrati 444 mila occupati in meno (-1,9 per cento) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Di questi, 132 mila occupati erano uomini (-1 per cento) e 312 mila donne (-3,2 per cento) – entrambi numeri correttamente indicati da Quartapelle.

Va sottolineato che, parallelamente, in un anno c’è stato anche un calo del numero dei disoccupati: 96 mila disoccupati in meno (-7,4 per cento) e 126 mila disoccupate in meno (-10,6 per cento). Può sembrare paradossale, visto il crollo degli occupati, ma il motivo di questo doppio calo – sia degli occupati che dei disoccupati – è dovuto al forte aumento degli inattivi, ossia di quelle persone che né lavorano né cercano lavoro (detta altrimenti, che non fanno parte delle cosiddette “forze lavoro”). Nel 2020 gli inattivi nella fascia di età 15-64 anni sono infatti cresciuti di 482 mila unità (+3,6 per cento): +144 mila tra gli uomini (+3 per cento) e +338 mila tra le donne (+4 per cento).

L’unica fascia di età che nel 2020 ha visto crescere il numero degli occupati è quella sopra i 50 anni (+197 mila occupati), mentre tra i 15 e i 49 anni gli occupati sono scesi di 641 mila unità. Tra i 444 mila occupati in meno registrati a fine 2020 rispetto a 12 mesi prima, 235 mila erano lavoratori dipendenti e 209 mila gli autonomi. Tra i dipendenti, si è registrato un aumento (+158 mila) degli occupati a tempo indeterminato e un crollo (-393 mila) di quelli a tempo determinato.

Ricordiamo che questi dati sono il risultato della crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19, unito alle misure messe in campo dal governo, che ha esteso per mesi la platea dei beneficiari della cassa integrazione e ha bloccato i licenziamenti fino a marzo 2021. Uno dei problemi più gravi che dovrà affrontare il nuovo governo sarà proprio quello di riuscire a gestire questi provvedimenti – per esempio, prolungandoli ancora – per contenere ulteriori perdite tra gli occupati.

L’occupazione a dicembre 2020

Come abbiamo visto prima, nell’anno appena trascorso oltre il 70 per cento dei 444 mila occupati in meno ha riguardato donne. Questa percentuale è stata persino peggiore se si guarda soltanto ai numeri di dicembre 2020 confrontati con quelli di novembre 2020. In un mese, gli occupati in meno sono stati 101 mila: 2 mila uomini e 99 mila donne – il «99 per cento» indicato da Quartapelle.

Nel suo post su Facebook la deputata del Pd ha però commesso una leggera semplificazione – come spesso accade quando si parla del mondo del lavoro – equiparando i «posti di lavoro» con gli occupati. In realtà la categoria degli “occupati” è più ampia di quella dei “posti di lavoro”, perché include tutti coloro che svolgono lavori occasionali o temporanei e non hanno un vero e proprio posto di lavoro, inteso come un impiego stabile e continuativo. Secondo le rilevazioni Istat, è infatti considerato “occupato” chi, nella settimana in cui è stato intervistato per la raccolta dati, «ha svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura».

Tornando ai dati di dicembre 2020, Istat ha segnalato che in quel mese si è interrotto un trend positivo, che tra luglio e novembre dello scorso anno aveva portato a un recupero di 220 mila occupati.

Ricapitolando: la crisi occupazionale ha colpito di più le donne, una categoria in cui il nostro Paese non aveva numeri incoraggianti già prima della pandemia. Secondo i dati Eurostat, infatti, nel 2019 l’Italia aveva il secondo tasso di occupazione femminile – tra i 20 e i 64 anni – più basso d’Europa (53,8 per cento), davanti solo a quello della Grecia (51,3 per cento).

Il verdetto

Secondo Lia Quartapelle (Pd), nel 2020 hanno perso il lavoro «312 mila donne» e «132 mila uomini», mentre solo nel mese di dicembre «sono stati persi 101 mila posti di lavoro», di cui «il 99 per cento» occupati da donne.

Abbiamo verificato e i dati citati dalla deputata del Pd sono corretti, al netto di una leggera semplificazione.

Nel 2020 in Italia – secondo dati Istat ancora provvisori – ci sono stati 444 mila occupati in meno, di cui 312 mila donne. Nel solo mese di dicembre 2020, le occupate in meno rispetto a novembre 2020 sono state 99 mila, su un calo di 101 mila occupati.

La deputata del Pd equipara però gli occupati con i posti di lavoro, in maniera non del tutto corretta: la prima categoria è infatti più ampia della seconda.

Al di là di questa osservazione, Quartapelle si merita un “Vero”.