Il 14 gennaio il deputato di Italia viva Luigi Marattin ha pubblicato sul proprio sito le ragioni che hanno spinto il suo partito ad aprire la crisi di governo.
Tra le varie critiche che Marattin ha fatto all’esecutivo ce n’è una che riguarda la gestione delle chiusure degli istituti scolastici. Secondo il presidente della Commissione Finanze della Camera, l’Italia sarebbe «l’unico Paese europeo che non manda i ragazzi a scuola da quasi un anno».
È davvero così? Abbiamo verificato e Marattin esagera.
Qual è la situazione oggi, in breve
Non tutti gli studenti italiani rimangono a casa. In base alle disposizioni del governo, al 14 gennaio le lezioni in presenza sono attive in tutte le regioni italiane per quanto riguarda le scuole elementari e le prime medie, che non sono state chiuse neppure lo scorso autunno, con l’introduzione della divisione delle regioni in aree gialle, arancioni e rosse. In quest’ultima fascia seconde e terze medie facevano didattica a distanza, mentre nelle prime due restavano in presenza.
Passiamo alle scuole superiori. Con l’inizio dell’anno scolastico 2020-2021, a settembre scorso le lezioni erano iniziate in presenza, ma con l’arrivo della seconda ondata il governo ha optato per spostare le attività a distanza, con diverse proteste da parte degli studenti e insegnanti.
Al 14 gennaio, a una settimana dal termine delle vacanze natalizie, non è chiaro quale sarà il futuro delle lezioni in presenza nelle scuole superiori. Come ha riassunto il sito di settore Orizzontescuola, ogni regione ha fissato date diverse per riportare gli studenti in classe, che per ora continuano comunque a seguire le lezioni con la didattica a distanza. C’è chi ha già riaperto, come la Toscana, dall’11 gennaio. Nelle prossime ore, si attende inoltre un nuovo decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) che faccia maggiore chiarezza su questa vicenda.
La situazione è dunque confusa, ma Marattin esagera quando dice che «da quasi un anno» gli studenti non vanno a scuola. In Italia le lezioni in presenza sono state fermate con l’arrivo della prima ondata, per poi ricominciare a settembre 2020. Con l’aumento dei contagi, elementari e una parte delle medie hanno proseguito le lezioni in classe, mentre le superiori sono passate alla didattica a distanza. Dopo le vacanze natalizie, elementari e medie hanno ripreso in presenza, mentre le superiori ancora no.
Al di là dell’esagerazione del deputato di Italia viva, è vero che abbiamo chiuso più di tutti in Europa?
Che cosa hanno fatto gli altri Paesi europei
Verificare quali decisioni sono state prese per le scuole dai vari Paesi europei, tra marzo 2020 e oggi, sembra un compito molto complicato. Per fortuna in nostro soccorso viene un rapporto pubblicato a fine dicembre scorso dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), di cui abbiamo parlato in una recente analisi su scuole e contagi.
Tra le altre cose, nel loro rapporto i ricercatori dell’Ecdc hanno riassunto le chiusure e le riaperture delle scuole primarie e secondarie – dalle elementari alle superiori, insomma – in 31 Paesi europei (gli Stati membri Ue, più Regno Unito, Islanda, Norvegia e Liechtenstein).
I dati raccolti sono aggiornati al 16 dicembre: per quanto siano di circa un mese fa, danno un quadro per lo più aggiornato dei provvedimenti presi dagli Stati europei, visto che a fine dicembre sono poi iniziate le vacanze natalizie. L’Ecdc precisa che ci possono essere delle semplificazioni nella raccolta dei dati, frutto dei diversi provvedimenti che possono essere stati presi su scala locale (si pensi, per esempio, alle varie misure regionali in Italia per avere un’idea sulla complessità del tema).
Infine, un altro limite è la divisione dell’Ecdc tra scuole primarie e secondarie: in quest’ultime rientrano in Italia sia medie che superiori (rispettivamente scuole secondarie di primo e secondo grado), che come abbiamo visto prima hanno ricevuto trattamenti diversi. Nell’analisi dell’Ecdc, dunque, questa distinzione si perde un po’, ma le sue elaborazioni rimangono comunque un utile strumento per avere un quadro dei provvedimenti presi.
Le scuole primarie
Per quanto riguarda le scuole primarie, i dati dell’Ecdc mostrano che, dopo la chiusura da marzo fino all’estate 2020, in Italia sono rimaste aperte, come abbiamo scritto anche sopra. Altri Paesi europei hanno invece richiuso – chi più, chi meno – le scuole primarie dopo l’inizio del nuovo anno scolastico, come la Slovenia, la Romania, la Polonia, la Grecia e la Bulgaria.
Tra i grandi Paesi europei, anche Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, dopo le chiusure di primavera-estate 2020, hanno tenuto aperto con l’inizio del nuovo anno scolastico (Grafico 1).
Tra le varie critiche che Marattin ha fatto all’esecutivo ce n’è una che riguarda la gestione delle chiusure degli istituti scolastici. Secondo il presidente della Commissione Finanze della Camera, l’Italia sarebbe «l’unico Paese europeo che non manda i ragazzi a scuola da quasi un anno».
È davvero così? Abbiamo verificato e Marattin esagera.
Qual è la situazione oggi, in breve
Non tutti gli studenti italiani rimangono a casa. In base alle disposizioni del governo, al 14 gennaio le lezioni in presenza sono attive in tutte le regioni italiane per quanto riguarda le scuole elementari e le prime medie, che non sono state chiuse neppure lo scorso autunno, con l’introduzione della divisione delle regioni in aree gialle, arancioni e rosse. In quest’ultima fascia seconde e terze medie facevano didattica a distanza, mentre nelle prime due restavano in presenza.
Passiamo alle scuole superiori. Con l’inizio dell’anno scolastico 2020-2021, a settembre scorso le lezioni erano iniziate in presenza, ma con l’arrivo della seconda ondata il governo ha optato per spostare le attività a distanza, con diverse proteste da parte degli studenti e insegnanti.
Al 14 gennaio, a una settimana dal termine delle vacanze natalizie, non è chiaro quale sarà il futuro delle lezioni in presenza nelle scuole superiori. Come ha riassunto il sito di settore Orizzontescuola, ogni regione ha fissato date diverse per riportare gli studenti in classe, che per ora continuano comunque a seguire le lezioni con la didattica a distanza. C’è chi ha già riaperto, come la Toscana, dall’11 gennaio. Nelle prossime ore, si attende inoltre un nuovo decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) che faccia maggiore chiarezza su questa vicenda.
La situazione è dunque confusa, ma Marattin esagera quando dice che «da quasi un anno» gli studenti non vanno a scuola. In Italia le lezioni in presenza sono state fermate con l’arrivo della prima ondata, per poi ricominciare a settembre 2020. Con l’aumento dei contagi, elementari e una parte delle medie hanno proseguito le lezioni in classe, mentre le superiori sono passate alla didattica a distanza. Dopo le vacanze natalizie, elementari e medie hanno ripreso in presenza, mentre le superiori ancora no.
Al di là dell’esagerazione del deputato di Italia viva, è vero che abbiamo chiuso più di tutti in Europa?
Che cosa hanno fatto gli altri Paesi europei
Verificare quali decisioni sono state prese per le scuole dai vari Paesi europei, tra marzo 2020 e oggi, sembra un compito molto complicato. Per fortuna in nostro soccorso viene un rapporto pubblicato a fine dicembre scorso dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), di cui abbiamo parlato in una recente analisi su scuole e contagi.
Tra le altre cose, nel loro rapporto i ricercatori dell’Ecdc hanno riassunto le chiusure e le riaperture delle scuole primarie e secondarie – dalle elementari alle superiori, insomma – in 31 Paesi europei (gli Stati membri Ue, più Regno Unito, Islanda, Norvegia e Liechtenstein).
I dati raccolti sono aggiornati al 16 dicembre: per quanto siano di circa un mese fa, danno un quadro per lo più aggiornato dei provvedimenti presi dagli Stati europei, visto che a fine dicembre sono poi iniziate le vacanze natalizie. L’Ecdc precisa che ci possono essere delle semplificazioni nella raccolta dei dati, frutto dei diversi provvedimenti che possono essere stati presi su scala locale (si pensi, per esempio, alle varie misure regionali in Italia per avere un’idea sulla complessità del tema).
Infine, un altro limite è la divisione dell’Ecdc tra scuole primarie e secondarie: in quest’ultime rientrano in Italia sia medie che superiori (rispettivamente scuole secondarie di primo e secondo grado), che come abbiamo visto prima hanno ricevuto trattamenti diversi. Nell’analisi dell’Ecdc, dunque, questa distinzione si perde un po’, ma le sue elaborazioni rimangono comunque un utile strumento per avere un quadro dei provvedimenti presi.
Le scuole primarie
Per quanto riguarda le scuole primarie, i dati dell’Ecdc mostrano che, dopo la chiusura da marzo fino all’estate 2020, in Italia sono rimaste aperte, come abbiamo scritto anche sopra. Altri Paesi europei hanno invece richiuso – chi più, chi meno – le scuole primarie dopo l’inizio del nuovo anno scolastico, come la Slovenia, la Romania, la Polonia, la Grecia e la Bulgaria.
Tra i grandi Paesi europei, anche Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, dopo le chiusure di primavera-estate 2020, hanno tenuto aperto con l’inizio del nuovo anno scolastico (Grafico 1).