Il 28 aprile 2020, in un’intervista a La Repubblica riportata sul suo sito web personale, il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha sostenuto che «secondo una stima di Goldman Sachs il lockdown italiano è stato il più duro di tutti» e che Francia, Germania, Spagna, stiano ripartendo più velocemente dell’Italia dopo aver rallentato meno.
Abbiamo verificato e l’ex presidente del Consiglio ha sostanzialmente ragione.
Andiamo a vedere i dettagli, prima riguardo la stima di Goldman Sachs, e poi riguardo le strategie di uscita dal lockdown, per cui abbiamo consultato i siti governativi dei Paesi citati da Renzi.
L’“indice di lockdown” di Goldman Sachs
Partiamo dalla stima di Goldman Sachs a cui fa riferimento Renzi. Il documento originale ci è stato gentilmente fornito da Wall Street Italia.
Si tratta di un’analisi, pubblicata il 26 aprile dalla società finanziaria, in cui si crea un indice (Effective Lockdown Index, Eli) per quantificare la durezza e l’efficacia delle misure restrittive, e lo si mette in correlazione con le stime di decrescita del Pil in vari Paesi. In questo modo sarebbe possibile, al netto di una serie di limiti che chiarisce fin da subito la stessa analisi, stabilire una correlazione tra durezza delle misure di lockdown e conseguenze economiche.
Ma vediamo meglio i dettagli.
L’indice Eli
L’indice Eli è stato ricavato rielaborando due indicatori principali: i rapporti di Google sugli spostamenti globali e quello dell’Università di Oxford sulla severità delle misure di lockdown. Nei dati di Google viene ricavata la differenza negli spostamenti per recarsi presso posti di lavoro, negozi, trasporti pubblici e luoghi d’interesse nelle settimane in cui è in corso la pandemia, rispetto alla media calcolata sul periodo 3 gennaio – 6 febbraio 2020. L’indice di Oxford invece è fatto sulla base dell’introduzione o meno di sette misure prese dalle autorità dei diversi Paesi e varia da 0 a 100, dove un valore più alto indica un livello maggiore di restrittività delle misure.
Queste misure sono chiusure scolastiche, chiusure di uffici e altri posti di lavoro, cancellazione di eventi pubblici, chiusura del trasporto pubblico, campagne d’informazione per i cittadini, restrizioni al movimento interno e controlli su viaggi internazionali. Goldman Sachs, nel costruire il suo indice Eli, sostituisce quest’ultimo parametro dell’indice di Oxford con un indicatore relativo al contact tracing, cioè alla ricerca di soggetti potenzialmente contagiati operata dagli operatori sanitari.
Dall’indice Eli agli effetti sul Pil
Creato l’indice Eli, l’analisi di Goldman Sachs cerca poi di quantificare la correlazione tra le misure di lockdown rappresentante da questo indice e quanto cambiano i livelli di attività economica.
Per farlo, l’analisi mette in relazione le stime preliminari sul calo previsto del Pil su base mensile in Canada, Cina, Corea del Sud e Francia con l’indice Eli di questi quattro Paesi, ipotizzando che senza lockdown o distanziamento sociale non ci sarebbe alcun impatto sulla crescita economica.
Da questa relazione ricavata dalla media dei quattro Paesi citati, Goldman Sachs astrae un parametro generale che dovrebbe stimare la sensibilità del Pil alle misure di lockdown. Una volta ottenuto questo parametro, la società finanziaria lo applica all’indice Eli di ogni singolo Paese – tra cui anche l’Italia – per prevedere che impatto avrà il lockdown sulle rispettive economie.
I limiti dell’analisi
Questa operazione è da prendere con una certa cautela perché presenta alcuni limiti di accuratezza, che la stessa Goldman Sachs riconosce.
In primo luogo l’indice Eli è una misura probabilmente non del tutto affidabile del lockdown e del distanziamento sociale. Secondo, la relazione tra Eli e Pil si basa poi sulle stime preliminari di soli quattro Paesi. Terzo, non si tiene conto della differenza tra i Paesi per ciò che riguarda il peso delle attività economiche che richiedono molta interazione personale. Quarto e ultimo, l’ottimizzazione delle misure restrittive da parte dei governi e l’adattamento di famiglie e imprese alle mutate circostanze potrebbe modificare la relazione tra Eli e Pil.
Il lockdown più restrittivo d’Europa
Fatte queste premesse, il grafico elaborato da Goldman Sachs mostra che l’indice Eli per l’Italia ha un valore prossimo a 90, seguito da Spagna, Francia e poi, sotto il 70, da Regno Unito e Germania (Grafico 1).
Abbiamo verificato e l’ex presidente del Consiglio ha sostanzialmente ragione.
Andiamo a vedere i dettagli, prima riguardo la stima di Goldman Sachs, e poi riguardo le strategie di uscita dal lockdown, per cui abbiamo consultato i siti governativi dei Paesi citati da Renzi.
L’“indice di lockdown” di Goldman Sachs
Partiamo dalla stima di Goldman Sachs a cui fa riferimento Renzi. Il documento originale ci è stato gentilmente fornito da Wall Street Italia.
Si tratta di un’analisi, pubblicata il 26 aprile dalla società finanziaria, in cui si crea un indice (Effective Lockdown Index, Eli) per quantificare la durezza e l’efficacia delle misure restrittive, e lo si mette in correlazione con le stime di decrescita del Pil in vari Paesi. In questo modo sarebbe possibile, al netto di una serie di limiti che chiarisce fin da subito la stessa analisi, stabilire una correlazione tra durezza delle misure di lockdown e conseguenze economiche.
Ma vediamo meglio i dettagli.
L’indice Eli
L’indice Eli è stato ricavato rielaborando due indicatori principali: i rapporti di Google sugli spostamenti globali e quello dell’Università di Oxford sulla severità delle misure di lockdown. Nei dati di Google viene ricavata la differenza negli spostamenti per recarsi presso posti di lavoro, negozi, trasporti pubblici e luoghi d’interesse nelle settimane in cui è in corso la pandemia, rispetto alla media calcolata sul periodo 3 gennaio – 6 febbraio 2020. L’indice di Oxford invece è fatto sulla base dell’introduzione o meno di sette misure prese dalle autorità dei diversi Paesi e varia da 0 a 100, dove un valore più alto indica un livello maggiore di restrittività delle misure.
Queste misure sono chiusure scolastiche, chiusure di uffici e altri posti di lavoro, cancellazione di eventi pubblici, chiusura del trasporto pubblico, campagne d’informazione per i cittadini, restrizioni al movimento interno e controlli su viaggi internazionali. Goldman Sachs, nel costruire il suo indice Eli, sostituisce quest’ultimo parametro dell’indice di Oxford con un indicatore relativo al contact tracing, cioè alla ricerca di soggetti potenzialmente contagiati operata dagli operatori sanitari.
Dall’indice Eli agli effetti sul Pil
Creato l’indice Eli, l’analisi di Goldman Sachs cerca poi di quantificare la correlazione tra le misure di lockdown rappresentante da questo indice e quanto cambiano i livelli di attività economica.
Per farlo, l’analisi mette in relazione le stime preliminari sul calo previsto del Pil su base mensile in Canada, Cina, Corea del Sud e Francia con l’indice Eli di questi quattro Paesi, ipotizzando che senza lockdown o distanziamento sociale non ci sarebbe alcun impatto sulla crescita economica.
Da questa relazione ricavata dalla media dei quattro Paesi citati, Goldman Sachs astrae un parametro generale che dovrebbe stimare la sensibilità del Pil alle misure di lockdown. Una volta ottenuto questo parametro, la società finanziaria lo applica all’indice Eli di ogni singolo Paese – tra cui anche l’Italia – per prevedere che impatto avrà il lockdown sulle rispettive economie.
I limiti dell’analisi
Questa operazione è da prendere con una certa cautela perché presenta alcuni limiti di accuratezza, che la stessa Goldman Sachs riconosce.
In primo luogo l’indice Eli è una misura probabilmente non del tutto affidabile del lockdown e del distanziamento sociale. Secondo, la relazione tra Eli e Pil si basa poi sulle stime preliminari di soli quattro Paesi. Terzo, non si tiene conto della differenza tra i Paesi per ciò che riguarda il peso delle attività economiche che richiedono molta interazione personale. Quarto e ultimo, l’ottimizzazione delle misure restrittive da parte dei governi e l’adattamento di famiglie e imprese alle mutate circostanze potrebbe modificare la relazione tra Eli e Pil.
Il lockdown più restrittivo d’Europa
Fatte queste premesse, il grafico elaborato da Goldman Sachs mostra che l’indice Eli per l’Italia ha un valore prossimo a 90, seguito da Spagna, Francia e poi, sotto il 70, da Regno Unito e Germania (Grafico 1).