Il 5 maggio il deputato di Italia Viva Mattia Mor ha scritto su Facebook che l’Italia è uno dei Paesi peggiori per quel che riguarda il tasso di under 35 che non lavorano e non studiano.
Abbiamo verificato e Mor ha ragione.
Di che cosa stiamo parlando
Quando parla di «tasso di under 35 che né lavora, né studia», il deputato di Italia Viva si riferisce a quella parte di popolazione con meno di 35 anni che non è occupata né inserita in un percorso di istruzione o di formazione.
Come abbiamo spiegato in un precedente fact-checking sull’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, generalmente questa fascia di persone viene indicata con il termine “Neet”, un acronimo che sta per Not in education, employment or training.
Vediamo ora che cosa dicono le statistiche ufficiali, prima per i Paesi europei e poi per quelli appartenenti all’Ocse.
L’Italia è il peggiore Paese Ue per i Neet
Secondo i dati più aggiornati di Eurostat, nel 2019 in Italia il 23,8 per cento della popolazione tra i 15 e i 34 anni non lavorava e non studiava.
Questa percentuale è stata la peggiore registrata tra i 28 Paesi europei – l’anno scorso il Regno Unito era ancora nell’Ue – che avevano una media del 13,6 per cento, oltre 10 punti in meno rispetto al dato italiano.
In realtà tre Paesi elencati da Eurostat fanno peggio dell’Italia, ma non sono membri dell’Ue. All’ultimo posto troviamo infatti la Turchia (30,9 per cento), seguita dalla Macedonia del Nord (26,7 per cento) e dal Montenegro (24,2 per cento).
Meglio dell’Italia fanno poi tutti i grandi Paesi Ue: la Spagna è a quota 16 per cento, la Francia 14 per cento (quasi in linea con la media Ue), il Regno Unito con l’11,7 per cento e la Germania con il 9,3 per cento.
Il Paese migliore è l’Islanda, con appena il 5,7 per cento della popolazione tra i 15 e i 34 anni che nel 2019 non lavorava e non studiava.
L’Italia è quart’ultima tra i Paesi Ocse
Il 10 settembre 2019 l’Ocse ha pubblicato il rapporto Education at a glance 2019, dove sono raccolti diversi dati sull’educazione nei 37 Paesi membri dell’organizzazione (più i Paesi partner, come Cina e Sudafrica), tra cui quelli sui Neet.
In questo caso, a differenza dei dati Eurostat, le statistiche Ocse sono relative al massimo alla fascia di età 15-29 anni e sono aggiornati al 2018.
Secondo questi dati, due anni fa in Italia il 23,9 per cento della popolazione tra 15-29 anni non lavorava e non studiava, la quarta percentuale peggiore tra tutti i Paesi Ocse, contando anche quelli partner, che registrano una media del 13,2 per cento.
Nel 2018 tre Paesi hanno fatto peggio dell’Italia: il Sud Africa con il 37,7 per cento, la Turchia con il 26,5 per cento e il Brasile con il 24,9 per cento.
Guardando in Europa, due anni fa Spagna (19,1 per cento), Francia (16,1 per cento), Regno Unito (12,6 per cento) e Germania (9,2 per cento) hanno tutti registrato percentuali più basse del nostro Paese.
Gli Stati Uniti avevano una percentuale di Neet (15-29 anni) nel 2018 del 12,7 per cento e il Canada 11,9 per cento.
Islanda (6,1 per cento), Paesi Bassi (7 per cento) e Svizzera (8,1 per cento) erano invece sul podio Ocse.
Il verdetto
Secondo il deputato Mattia Mor di Italia Viva «siamo tra le nazioni con il più alto tasso di under 35 che né lavora, né studia». I dati Eurostat e Ocse gli danno ragione.
Nel 2019 il nostro Paese aveva la percentuale più alta (23,8 per cento) tra tutti gli Stati membri Ue nella fascia 15-35 anni di persone che non era occupata o inserita in un percorso di istruzione o di formazione.
Nel 2018, invece, l’Italia era quartultima tra i 37 Paesi membri e partner dell’Ocse, che considera la fascia di età 15-29 anni. Peggio di noi facevano solo il Sud Africa, la Turchia e il Brasile.
In conclusione Mor si merita un “Vero”.
«Le agenzie di rating per la prima volta, due agenzie di rating, per la prima volta hanno rivisto in positivo le stime sull’Italia. Dal 1989 questa cosa è accaduta tre volte in Italia»
30 ottobre 2024
Fonte:
Porta a Porta – Rai 1