Il 9 aprile 2020, durante la discussione in Senato per l’approvazione del cosiddetto “decreto Cura Italia”, la senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli ha criticato il governo per aver bocciato la proposta del suo partito di aumentare l’aiuto per i lavoratori autonomi da 600 a 1.000 euro. Le senatrice ha poi sottolineato il fatto che – a detta sua – i 600 euro sarebbero inferiori a quelli del reddito di cittadinanza (Rdc).

Ricordiamo che, oltre che per l’entità dell’aiuto, il governo ha ricevuto molte critiche nei giorni scorsi anche per il malfunzionamento del sito dell’Inps, che si è spesso bloccato e ha reso visibili i dati personali di molte persone che stavano chiedendo l’aiuto economico.

Ma, al di là di questo, è vero che il governo ha bocciato una proposta per aumentare l’indennità per i lavoratori autonomi a 1.000 euro? I 600 euro al mese previsti del decreto “Cura Italia” sono poi davvero inferiori a quanto ricevono i percettori del Rdc?

Abbiamo verificato.

A marzo ti aiuto

Con l’approvazione del decreto “Cura Italia” (d.l. n 18 del 17 marzo 2020), la maggioranza di governo ha disposto (articoli 27-28) che venga versata un’indennità di 600 euro per il mese di marzo a una serie di categorie di lavoratori autonomi. L’idea è quella di compensare parte delle perdite subite a marzo per la chiusura delle attività in seguito all’emergenza Covid-19.

Secondo la relazione tecnica al decreto, i lavoratori autonomi che beneficeranno di questa misura saranno pari a 3.939.000: 339 mila professionisti – come ad esempio avvocati e commercialisti – e collaboratori continuativi e 3,6 milioni tra artigiani, commercianti e altri lavoratori autonomi. Per queste misure il governo ha stanziato una cifra pari a circa 2,36 miliardi di euro per il 2020 (203,4 milioni per la prima categoria e 2,16 miliardi per la seconda).

L’8 aprile l’Inps ha comunicato che alle 11 di quel giorno erano già arrivate 3,65 milioni di domande per il bonus di 600 euro.

Per alcune categorie (quella dei professionisti iscritti ad una Cassa di previdenza), l’erogazione del contributo è stata però successivamente subordinata alla ripresentazione della domanda con una serie di informazioni aggiuntive, che si sono rese necessarie in seguito all’emanazione del d.l. 23 dell’8 aprile 2020 (art. 34).

600 euro sono più del Rdc?

Ronzulli ha sottolineato che i 600 euro previsti dal decreto sarebbero inferiori ai soldi erogati ai percettori del reddito di cittadinanza.

Questa affermazione presenta però alcuni problemi.

Secondo l’ultima relazione dell’osservatorio statistico dell’Inps, pubblicata a gennaio 2020 e aggiornata al dicembre 2019, l’importo medio mensile erogato ai percettori del Rdc e delle Pdc è pari a 493,24 euro al mese, con circa il 67 per cento dei nuclei che percepiscono meno di 600 euro al mese.

I 780 euro spesso associati all’Rdc – citati per esempio dalla senatrice Anna Maria Bernini, in un intervento simile a quello di Ronzulli – sono invece il limite massimo mensile di importo erogabile per il reddito e la pensione di cittadinanza per ogni singolo individuo (questa cifra può aumentare all’aumentare dei componenti del nucleo familiare, senza però che venga superata la quota di 780 euro a persona).

Al contrario, i 600 euro ad individuo previsti per i lavoratori autonomi, sebbene – al momento – su base una tantum, non cambiano al variare del reddito e, per questo, il beneficio medio erogato con questa misura è superiore al beneficio medio versato a coloro che ricevono l’Rdc e la Pdc.

L’emendamento di Forza Italia

Come ha sottolineato Ronzulli, Forza Italia aveva proposto in sede di emendamento al Senato di aumentare questo contributo da 600 a 1.000 euro – anche se solo per i professionisti e i collaboratori continuativi – estendendo inoltre il versamento fino al mese di giugno.

Che cosa avrebbe comportato questa estensione in termini di numeri?

Relazione tecnica alla mano, questo emendamento avrebbe comportato un aumento minimo di circa 1,15 miliardi ai fondi stanziati. Infatti, come abbiamo visto di precedenza, la relazione tecnica ha stimato che, tra professionisti e collaboratori continuativi, vi siano 339 mila potenziali beneficiari di questa misura. Quindi, per dare loro 1.000 euro al mese per quattro mensilità, sarebbero serviti 1,36 miliardi di euro, ossia circa 1,15 miliardi in più dei 203,4 milioni di euro stanziati dal governo.

Di diverso avviso erano però i senatori di Forza Italia, i quali proponevano un aumento dei fondi stanziati pari a 796,6 milioni (da 203,4 a 1 miliardo di euro), da raggiungere tramite una riduzione del Fondo per il Reddito e le Pensioni di cittadinanza (articolo 1, comma 255 della legge di Bilancio per il 2019).

Se i dati della relazione tecnica sui potenziali beneficiari sono corretti, le risorse previste da Forza Italia avrebbero potuto garantire a tutti i 339 mila beneficiari una somma mensile pari a circa 737 euro al mese.

In altre parole le coperture previste dall’emendamento di Forza Italia, secondo i calcoli degli uffici del Senato che hanno redatto la relazione tecnica, non avrebbero garantito un contributo di 1.000 euro al mese per tutti i potenziali beneficiari. In ogni caso, il governo ha fatto decadere questo e tutti gli altri emendamenti al testo, avendo approvato il decreto con la fiducia.

Il verdetto

La senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli ha detto che il governo ha bocciato l’emendamento del suo partito al decreto Cura Italia per aumentare da 600 a 1.000 euro il contributo per i liberi professionisti. Ronzulli ha poi detto che i 600 euro previsti dal governo sono meno dei soldi ricevuti dai percettori del Reddito di cittadinanza.

Il confronto fatto da Ronzulli con l’Rdc è impreciso. Se è vero che il valore massimo del Rdc può arrivare, a persona, a 780 euro, e quindi più dei 600 euro per i lavoratori autonomi, allo stesso tempo secondo i dati Inps, il valore medio erogato si aggira invece sui 493 al mese, con il 67 per cento dei beneficiari del Rdc che percepisce meno di 600 euro al mese. Il valore medio del Rdc è quindi inferiore a quello medio dell’aiuto per i lavoratori autonomi.

Sulla bocciatura dell’emendamento Ronzulli ha ragione: con l’utilizzo della fiducia il governo ha fatto decadere tutti gli emendamenti, incluso quello di Forza Italia che disponeva l’aumento del beneficio per i liberi professionisti a 1.ooo euro al mese, estendendone la durata fino a giugno. Questo emendamento presentava però alcune problematiche, dato che le coperture previste dal testo non erano, secondo i calcoli contenuti nella relazione tecnica che accompagna il decreto legge, sufficienti a garantire 1.000 euro al mese per tutti i potenziali beneficiari, ma circa 737 euro.

Licia Ronzulli si merita nel complesso un “C’eri quasi”.