Il 1° febbraio 2020, in occasione dell’Assemblea nazionale di Italia Viva, la ministra delle Politiche agricole e forestali Teresa Bellanova ha detto che «in Italia, ogni anno, c’è uno spreco di 12 miliardi di euro in prodotti alimentari».

Alcuni giorni dopo, in occasione della Giornata nazionale contro gli sprechi alimentari del 5 febbraio, la ministra ha poi pubblicato il video del suo precedente intervento, commentando: «In Italia sprechiamo ancora 6,5 miliardi di euro di cibo all’anno. Non possiamo permetterlo, la lotta agli sprechi è una delle nostre priorità».

La ministra Bellanova ha dato insomma, in due momenti diversi, due numeri diversi sullo stesso fenomeno. Questo dipende, come vedremo, dal fatto che i dati citati da Bellanova provengono da rapporti, sempre della stessa organizzazione, ma che utilizzano metodologie di calcolo diverse e che si basano su due anni diversi (il 2017 nel primo caso e il 2018 nel secondo).

In ogni caso, abbiamo verificato i dati citati dalla ministra per vedere se corrispondono al vero o meno.

Per prima cosa vediamo che cos’è lo “spreco alimentare”.

Che cos’è lo spreco alimentare

L’espressione “spreco alimentare” fa riferimento all’insieme dei prodotti che si possono mangiare, ancora intatti e consumabili, che in qualche modo non vengono utilizzati e finiscono quindi nella spazzatura.

In particolare, la legge n. 166 del 2016 (articolo 2, comma d) — la cosiddetta “Legge Gadda”, adottata dal governo Renzi proprio per «ridurre gli sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari, farmaceutici e di altri prodotti» — definisce il fenomeno come «l’insieme dei prodotti alimentari scartati dalla catena agroalimentare per ragioni commerciali o estetiche ovvero per prossimità della data di scadenza, ancora commestibili e potenzialmente destinabili al consumo umano o animale e che, in assenza di un possibile uso alternativo, sono destinati a essere smaltiti».

Oltre all’Italia anche l’Unione Europea ha fatto della lotta allo spreco alimentare uno dei suoi obiettivi. Il 30 maggio 2018, infatti, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno approvato la Direttiva 2018/851 relativa proprio alle pratiche da adottare nello smaltimento dei rifiuti, che incoraggia (art. 9) gli Stati membri a ridurre «la produzione di rifiuti alimentari nella produzione primaria, nella trasformazione e nella fabbricazione, nella vendita e in altre forme di distribuzione degli alimenti» e promuove «la donazione di alimenti e altre forme di ridistribuzione per il consumo umano».

I «12 miliardi» sprecati in prodotti alimentari

Partiamo con il fact-checking della prima affermazione di Bellanova. Davvero «in Italia, ogni anno, c’è uno spreco di 12 miliardi di euro in prodotti alimentari»?

La risposta dipende dalla metodologia, dall’anno e dal rapporto considerato.

Secondo i dati del Rapporto Waste Watcher 2019, citati anche dal sito del Ministero della Salute e pubblicato il 5 febbraio 2019, nel 2017 in Italia lo spreco alimentare ammontava nel 2017 a più di 15 miliardi di euro, un valore pari allo 0,88 per cento del Pil di quell’anno. Di questa cifra il 79,9 per cento, cioè quasi 12 miliardi di euro, derivano dallo spreco domestico reale, quello che avviene nelle case degli italiani a causa di abitudini errate. Il restante 21,1 per cento degli sprechi, corrispondente a circa 3 miliardi di euro, si verifica nella filiera di produzione-distribuzione.

Il rapporto è stato realizzato dall’Osservatorio nazionale sugli Sprechi di Last Minute Market/Swg e fa riferimento allo spreco “reale”, cioè «quello misurato nelle case degli italiani attraverso il test dei Diari di Famiglia». I Diari consistono in un sondaggio sperimentale, con rilevanza statistica, per cui a 400 famiglie di tutta Italia è stato chiesto di annotare per una settimana il cibo buttato quotidianamente.

Secondo queste informazioni, quindi, la ministra Bellanova è imprecisa nel dire che «in Italia, ogni anno, c’è uno spreco di 12 miliardi di euro in prodotti alimentari». La cifra, infatti, è corretta se la si riferisce “soltanto” agli sprechi che avvengono in ambito familiare. A questi vanno però aggiunti quasi 834 milioni derivanti dagli sprechi “in campo” (i prodotti che, per diversi motivi, dopo la produzione non vengono messi in commercio) , circa 1 miliardo di sprechi nell’industria e un altro miliardo per quelli nella distribuzione. Il totale è quindi, come detto, pari a 15 miliardi di euro.

Andiamo ora a vedere i dati contenuti nell’ultimo rapporto pubblicato, riferiti al 2018.

I «6,5 miliardi di cibo» sprecati ogni anno

Come detto in precedenza, Bellanova a pochi giorni di distanza ha commentato il video del suo intervento all’Assemblea di Italia Viva del 1° febbraio, affermando che «in Italia sprechiamo ancora 6,5 miliardi di euro di cibo all’anno».

Il perché della discrepanza tra la prima e la seconda cifra menzionata da Bellanova è presto detta.

In questo secondo caso, la ministra cita il Rapporto Waste Watcher 2020 che, come vedremo tra poco, utilizza una metodologia diversa e presenta, quindi, dati differenti rispetto al rapporto del 2019. In ogni caso, i numeri di questo rapporto sono stati presentati al Ministero della Salute quattro giorni dopo l’Assemblea di Italia Viva, in occasione della 7° Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio 2020. Quindi, al momento della prima dichiarazione (1° febbraio) Bellanova non aveva ancora a disposizione i dati più aggiornati.

A differenza di quello dell’anno precedente, questo report – consultato da Pagella Politica, dopo averlo ricevuto via email dall’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Swg– è basato sullo spreco “percepito”, quindi non monitorato ma solo ipotizzato dagli italiani sulla base delle loro abitudini. La nuova indagine stima «uno spreco settimanale medio di 4,9 euro per nucleo familiare che ci porta a un dato nazionale di ca 6,5 miliardi euro considerando l’insieme delle famiglie italiane».

Il dato demografico è riferito alla più recente stima Istat, relativa al 2018, che quantifica il numero di famiglie residenti in Italia in 26.081.199. Moltiplicando questa cifra per i 4,90 euro riportati da Waste Watcher, e poi per 52 (il numero di settimane che compongono un anno) otteniamo un risultato di circa 6,6 miliardi di euro.

Ancora una volta, quindi, nel dire che «in Italia sprechiamo ancora 6,5 miliardi di euro di cibo all’anno» la ministra Bellanova ha quasi ragione. La cifra da lei riportata, seppur leggermente arrotondata al ribasso, fa riferimento agli sprechi percepiti dagli italiani a livello familiare. A questi vanno aggiunti «oltre €3 miliardi 293 milioni»di sprechi che avvengono nella filiera di produzione-distribuzione.

Quindi, anche in questo caso, pur riportando in maniera corretta i dati di Waste Watcher, Bellanova non menziona lo spreco alimentare che avviene al di fuori delle mura domestiche.

Il verdetto

In occasione della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare, la ministra Teresa Bellanova ha detto che ogni anno «in Italia c’è uno spreco di 12 miliardi di euro in prodotti alimentari», scrivendo poi su Twitter pochi giorni dopo che nel nostro Paese «sprechiamo 6,5 miliardi di euro in cibo».

I due dati sono diversi in quanto provengono da due studi, della stessa organizzazione, che oltre a fare riferimento ad anni diversi, soprattutto sono ricavati con due metodologie diverse.

Al di là di questo, Bellanova li cita in maniera leggermente imprecisa parlando genericamente di “spreco alimentare”. Questo, infatti, ammonta a 15 miliardi nel 2017 (con la metodologia dello “spreco reale”) e a circa 10 miliardi nel 2018 (con la metodologia dello “spreco percepito”).

I 12 miliardi sono solo lo spreco delle famiglie nel 2017 (non si tiene insomma conto degli sprechi della filiera) e i 6,5 miliardi sono lo spreco delle famiglie nel 2018.

Bellanova, che quindi sembra volesse riferirsi a questa precisa categoria, nel complesso si merita quindi un “C’eri Quasi”.