Il 3 dicembre, il deputato della Lega Gianluca Cantalamessa ha scritto su Facebook che con la riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) voluta da Partito democratico e Movimento 5 stelle, il direttore generale e il consiglio di amministrazione (Cda) del Mes avrebbero «una immunità totale a vita».

Il Mes è il Meccanismo europeo di stabilità, un’istituzione europea incaricata di prestare soldi agli Stati in difficoltà. In una nostra recente analisi abbiamo spiegato com’è nato, come funziona e quali sono i punti salienti e le criticità della riforma.

Abbiamo verificato l’affermazione di Cantalamessa che è risultata essere sbagliata sotto molteplici punti di vista. Andiamo a vederli uno per uno.

La riforma non c’entra

In primo luogo, non è vero che l’immunità di cui sta parlando Cantalamessa dipende dalla riforma del Mes.

L’articolo 35 del Trattato che istituisce il Mes nella sua versione attuale, approvata nel 2012, già prevede l’immunità – sui cui dettagli torneremo tra poco – per il direttore generale (Managing director) e per il Cda (o meglio Board of directors). Non solo. La prevede anche per i rappresentanti dei governi nazionali, tipicamente i ministri dell’Economia, tra cui attualmente Roberto Gualtieri per l’Italia, che siedono nel Board of governors.

Nella versione riformata del Trattato – che, lo ricordiamo, è una bozza: il testo definitivo della riforma non è ancora stato approvato né in sede comunitaria né in sede nazionale – l’articolo 35 viene riproposto con le stesse identiche parole.

Dunque non c’è nessuna novità legata alla riforma del Mes «voluta da Pd e Cinquestelle», come dice Cantalamessa.

Al massimo si può dire – assecondando la forzatura del deputato leghista, considerato che questo trattato è stato voluto dalle maggioranze parlamentari di tutti e 19 gli Stati dell’area euro, non solo da alcuni partiti italiani – che l’immunità sia stata voluta da Pd, Partito della Libertà (Pdl), Futuro e Libertà e Unione di centro (Udc), che nel 2012 hanno approvato le leggi di ratifica alla Camera e al Senato.

Insomma, anche se non dalla Lega, il Mes e le sue immunità sono state volute anche da consistenti pezzi del centrodestra italiano.

L’immunità non è totale, né a vita

In base al citato articolo 35 del Trattato istitutivo del Mes, il direttore generale e una serie di altre figure apicali dell’istituzione godono di una immunità “funzionale”. Sono cioè messi al riparo dai procedimenti legali per gli atti compiuti nello svolgimento delle loro funzioni.

Quindi è sbagliato parlare di immunità «totale». Se il direttore generale del Mes torna a casa e uccide la moglie, ne dovrà rispondere alla giustizia penale.

Allo stesso tempo è errato sbagliare di immunità «a vita». L’immunità copre infatti solo gli atti compiuti durante il proprio mandato al Mes. Qualsiasi illecito precedente o successivo verrebbe giudicato normalmente.

Come abbiamo spiegato in un’altra nostra recente analisi, l’immunità funzionale è goduta da tutti i ministri dei governi italiani, tra cui, per esempio, Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno per il caso Diciotti.

Il verdetto

Il deputato leghista Cantalamessa ha affermato che il consiglio di amministrazione ed il direttore generale del Mes avrebbero un’immunità totale e a vita grazie alla riforma del Mes stesso.

Questo è falso: l’immunità prevista è funzionale, dunque non totale né a vita. Copre solo i reati commessi nell’esercizio delle proprie funzioni (e dunque copre solo gli atti commessi durante la carica). Inoltre è prevista fin dalla versione originaria del Mes, pre-riforma, che era all’epoca stata approvata sì dal Pd ma anche da diverse forze di centrodestra.

Per Cantalamessa, quindi, “Panzana pazzesca”.