Il 25 novembre, il capogruppo al Senato del Partito democratico Andrea Marcucci ha scritto su Facebook che la legge di Bilancio per il 2020 «stabilisce la gratuità degli asili nido».

Ma è davvero così? Abbiamo verificato e Marcucci è impreciso.

Di che cosa stiamo parlando

Il disegno di legge di Bilancio per il 2020 prevede di introdurre alcune novità in materia di «disposizioni a favore della famiglia», in particolare per quanto riguarda gli asili nido. La maggioranza Pd-M5s intende infatti aumentare il cosiddetto “Bonus asili nido”, introdotto dal governo Gentiloni con la legge di Bilancio per il 2017 (art. 1, co. 355, legge n. 232 del 2016).

Come spiega un dossier della Camera, la manovra finanziaria di tre anni fa aveva istituito, «a decorrere dal 2017, l’erogazione di un buono per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido».

Il contributo – valido per i nuovi nati dal 2016 – era pari a mille euro annuali, corrisposti in 11 mensilità (circa 90,9 euro al mese) ed erogato dall’Inps «al genitore che ne faccia richiesta presentando documentazione idonea a dimostrare l’iscrizione in strutture pubbliche o private». Per poter beneficiare dell’agevolazione economica, non era prevista una particolare soglia Isee, l’indicatore economico che permette di valutare la situazione economica di una famiglia.

Lega e Movimento 5 stelle, con la legge di Bilancio per il 2019, avevano poi aumentato il buono per l’iscrizione agli asili nido (art. 1, co. 488, legge n. 145 del 2018), di 500 euro, elevandolo dai 1.000 euro del governo Gentiloni a 1.500 euro (sempre su 11 mensilità) per gli anni 2019, 2020 e 2021.

Che cosa dovrebbe cambiare

L’articolo 41 (comma 5) del disegno di legge di Bilancio per il 2020 – presentato dal governo Conte II e ad oggi in discussione in Senato – propone di intervenire nuovamente su questo bonus, ma non introducendo la «gratuità» come dice Marcucci.

In sostanza, a decorrere dal 2020 – eliminando anche il riferimento triennale della scorsa legge di Bilancio – l’attuale bonus di 1.500 euro viene rimodulato e incrementato in base alle diverse soglie Isee.

Il buono viene elevato fino a 2.500 euro (+1.000 euro) per i nuclei familiari con un Isee compreso tra i 25.001 euro e i 40.000 euro. L’aumento per le famiglie con un Isee fino a 25.000 euro sarà più consistente: l’incremento di 1.500 permetterà a una fascia della popolazione di percepire un bonus di 3.000 euro. Per chi ha un Isee superiore i 40.000 euro, l’agevolazione economica resta quella stabilita da Lega-M5s: 1.500 euro.

Insomma, gli asili nido non diventano gratis per tutti: quello che propone il governo è di aiutare maggiormente le famiglie con redditi medio-bassi per far fronte alle spese degli asili nido. Ma quanto si spende oggi per mandare un figlio al nido?

Quanto costano gli asili nido

I dati più aggiornati sul numero di bambini negli asili nido e le spese delle famiglie in questo settore sono stati forniti dal presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo in un’audizione al Senato dell’11 novembre 2019.

In confronto con gli altri Paesi europei, «l’utilizz0 degli asili nido in Italia risulta relativamente poco diffuso», ha detto Blangiardo.

Tra le varie motivazioni, da un lato ci sono la scarsa disponibilità di posti (nell’anno scolastico 2017/2018, l’offerta copriva solo il 24,8 per cento dei potenziali utenti, ossia i bambini con meno di 3 anni), dall’altro i costi che devono sostenere le famiglie (erano 348.000 quelle con bambini al nido nel 2018).

Nel 2018, il 12,4 per cento dei genitori con bambini tra gli 0 e i 2 anni non iscritti all’asilo nido ha infatti dichiarato di non averlo fatto perché i costi erano «eccessivi».

Nel 2017 – ultimi dati disponibili – il carico medio annuo che doveva sostenere una famiglia in Italia per mandare un figlio al nido era di 1.996 euro. Sebbene si tratti pur sempre di una media (c’è chi spende di più, chi di meno, in base anche alla provenienza geografica), ad oggi dunque il “bonus asilo nido” da 1.500 euro coprirebbe tre quarti della spesa per tutti, senza distinzioni di Isee.

Secondo la Relazione tecnica al disegno di legge di Bilancio, nel 2019 – dati provvisori, aggiornati al 18 ottobre scorso – le domande per accedere al bonus sono state oltre 280 mila, ma non sono disponibili pubblicamente statistiche che ci dicano tra queste quante siano le famiglie con Isee medio-bassi. Per queste ultime, come abbiamo visto, l’agevolazione salirà il prossimo anno a 2.500 o 3.000 euro, di fatto garantendo la gratuità dei nido per molte famiglie.

Va aggiunto però il fatto che già oggi, in alcuni comuni e Regioni italiane (per esempio la Lombardia), le famiglie con Isee bassi hanno accesso ad agevolazioni che permettono l’azzeramento delle rette, come ha evidenziato l’associazione Cittadinanzattiva nel suo ultimo rapporto “Servizi in… Comune: Tariffe e qualità di nidi e mense”.

Il verdetto

Secondo il capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci, la manovra finanziaria di Pd-M5s introduce «la gratuità degli asili nido». Questa dichiarazione è imprecisa.

È vero che il disegno di legge di Bilancio per il 2020 propone di aumentare fino a 3.000 euro il “bonus asili nido” per le famiglie con Isee inferiore a 25 mila euro (e fino a 2.500 per quelle con Isee tra 25.001 e 40 mila euro), ma da questi aumenti non ne consegue l’automatica gratuità dei nido per tutti.

Non è possibile stabilire con precisione quante famiglie saranno interessate dall’aumento, ma dalle nostre stime è comunque vero che per molte famiglie italiane gli aumenti permetteranno di coprire per intero i costi delle rette.

Va comunque aggiunto che questa possibilità esiste già oggi in Italia in alcuni comuni e Regioni, per le famiglie con un Isee basso. In conclusione, Marcucci merita un “Nì”.