Il 9 settembre 2019, durante il discorso tenuto alla Camera per ottenere il voto di fiducia, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato che tra gli obiettivi del governo M5s-Pd c’è quello di «azzerare totalmente» le rette di nidi e micronidi per le famiglie con redditi bassi e medi.

Guido Guidesi, deputato della Lega, ha affermato nel suo intervento che «sono quattro anni che in regione Lombardia gli asili nido sono gratuiti».

Conte ha allora replicato che gli asili lombardi funzionano bene ma garantiscono «solo un posto a 1 bambino su 4».

Chi dei due ha ragione? E qual è la situazione in concreto? Abbiamo verificato.

Gli asili nido in Italia

Secondo i dati Istat condivisi il 21 marzo 2019 – che si riferiscono al censimento effettuato nell’anno scolastico 2016/17 – sul territorio italiano sono presenti 13.147 servizi socio-educativi per l’infanzia, di cui il 48 per cento sono privati.

Tra questi, 11.017 sono asili nido, dedicati ai bambini di età fino ai 3 anni, mentre i restanti sono servizi integrativi per la prima infanzia come «spazi gioco», «servizi in contesto domiciliare» e «centri bambini e genitori».

La capienza massima totale è di 354 mila posti, ovvero circa il 24 per cento della popolazione residente al di sotto dei 3 anni (mandare i figli all’asilo del resto è una possibilità e non un obbligo). La media nazionale italiana è distante dall’obiettivo stabilito dall’Ue nel 2002 con il Consiglio di Barcellona, che ha fissato la soglia da raggiungere al 33 per cento. Stando ai dati europei del 2016, solo 12 Paesi membri, tra cui Danimarca (70 per cento), Paesi Bassi (53 per cento) e Svezia (51 per cento), hanno raggiunto o superato questa questa soglia.

Tornando all’Italia, ci sono delle grosse disparità tra le varie regioni. Facciamo qualche esempio: il numero di posti disponibili per i servizi destinati ai bambini sotto i 3 anni in Campania è pari al 7,6 per cento del potenziale bacino di utenza, mentre in Valle d’Aosta raggiunge il 44,7 per cento. In generale, oltre a quest’ultima, solo Emilia-Romagna e Toscana superano il 33 per cento richiesto dall’Ue.

Gli asili nido in Lombardia

Secondo l’elenco fornito dalla Regione Lombardia, aggiornato al 21 maggio 2019, ci sono 2.467 «unità di offerta sociale prima infanzia», in cui vengono inclusi asili nido, micronidi, i nidi famiglia e i centri per la prima infanzia – sia pubblici che privati – che hanno un totale di 64.000 posti autorizzati.

Anche i dati Istat, riferiti al 2016, confermano queste statistiche specificando in aggiunta che le strutture pubbliche attive sono 710 e offrono 30.165 posti, mentre quelle private sono 1.657 per 33.824 posti.

A fronte di questi 64 mila posti disponibili, in Lombardia risiedono 75.523 bambini di 0 anni; 79.679 di 1 anno e 82.892 di 2 anni, per un totale di 238.094 unità.

In base a questi dati, risulta che la copertura regionale è in effetti pari a 1 posto ogni 4 bambini circa.

Ma quanti di questi sono gratis?

Non tutti ci possono andare gratis

La regione Lombardia prevede l’azzeramento della retta di frequenza tramite l’iniziativa «Nidi Gratis», che si inserisce all’interno del progetto «Reddito di Autonomia». Tale progetto è stato sperimentato inizialmente nel 2015 ed è poi stato poi rinnovato nel 2016 – anno in cui viene inserita l’iniziativa «Nidi Gratis» – , nel 2017, nel 2018 e nel 2019.

Questa misura consiste nel rendere gratuite le rette per i nidi e i micronidi pubblici e per quelli privati convenzionati con il pubblico. Precisiamo che l’azzeramento del costo è riferito alla sola retta di frequenza e «non può essere utilizzato per eventuali costi aggiuntivi» quali la preiscrizione, l’iscrizione o la mensa.

Tale misura non è però rivolta a tutti, ma è necessario rispettare alcuni parametri.

In primo luogo l’indicatore della situazione economica equivalente – Isee ordinario (o corrente) – del nucleo familiare deve essere inferiore o uguale a 20.000 euro; i genitori devono essere entrambi occupati o, se disoccupati, avere sottoscritto un Patto di Servizio Personalizzato (ai sensi del D.Lgs n. 150/2015) col quale si inseriscono in un percorso assistito di ricerca di una nuova occupazione. Infine, i genitori devono essere entrambi residenti in Lombardia.

I dati della regione Lombardia rivelano che nella 1ª edizione (2016/2017) 417 comuni hanno fatto richiesta (sui 1.507 totali della Lombardia) e 390 comuni sono stati ritenuti idonei e sono state finanziate più di 9.800 famiglie.

L’anno successivo i comuni idonei sono saliti a 444 (su 445 che hanno fatto richiesta) e sono state ammesse 14.175 famiglie.

Per quanto riguarda l’ultima edizione (2018/2019), i dati non sono ancora disponibili e l’unica fonte è la dichiarazione di Silvia Piani, assessore alle Politiche per la famiglia, genitorialità e pari opportunità, secondo cui a tale misura hanno aderito oltre 500 comuni e 15.000 famiglie ne hanno beneficiato. I numeri sarebbero dunque in costante aumento.

Ad oggi comunque in Lombardia circa un quarto dei posti disponibili negli asili nido sono gratuiti, i restanti tre quarti sono a pagamento.

Il verdetto

L’affermazione di Guidesi è gravemente imprecisa: gli asili nido in Lombardia sono sì gratuiti da quattro anni, ma solo per una minoranza delle famiglie che decidono di mandare il proprio figlio in simili strutture (a loro volta una minoranza sul totale delle famiglie).

La replica di Conte si presta a una duplice interpretazione: che in Lombardia ci sia solo un posto in asilo ogni quattro bambini, o che solo un posto su quattro di quelli esistenti sia gratuito. In entrambi i casi, come abbiamo visto, il presidente del Consiglio ha ragione.

Per Guidesi, dunque, un “Pinocchio andante”.