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Quanto piacciono agli europei la burocrazia e le istituzioni Ue?

| 27 maggio 2019
La dichiarazione
«L’Europa di oggi è antipatica, diciamo così, a più del 50 per cento dei cittadini europei». (min. 2’ 14’’)
Fonte: TgCom24 | 19 maggio 2019
Ansa
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Verdetto sintetico
Il 19 maggio 2019 nel corso di un’intervista rilasciata a TgCom24, Silvio Berlusconi ha dichiarato che l’Europa «è antipatica» a più del 50 per cento dei suoi cittadini.

Abbiamo verificato.

Il rapporto tra gli europei e l’Ue

Il Parlametro 2018 è una pubblicazione a cura di Eurobarometro che raccoglie le opinioni dei cittadini europei in merito all’Unione, alle sue decisioni e alla sua conformazione.

A una prima analisi, il dato di Berlusconi sembrerebbe smentito. Come abbiamo già notato in passato, lo scorso anno il 62 per cento dei cittadini dell’Ue ha ritenuto positiva l’appartenenza del proprio Paese all’Unione. Inoltre, il 66 per cento degli intervistati ha dichiarato che se messi di fronte alla scelta di rimanere o abbandonare l’Ue (su modello di quanto accaduto nel Regno Unito), deciderebbero di restare.

Anche guardando solo all’Italia, il dato citato da Berlusconi sembrerebbe privo di fondamento. Nel 2018 il 64 per cento degli italiani ha ritenuto che l’appartenenza all’Ue sia stato un fattore positivo per il nostro Paese e contestualmente è calata la percentuale di coloro che riterrebbero l’uscita l’opzione migliore (dal 22 per cento al 15 per cento).

Ma, quindi, a che cosa sta facendo riferimento Silvio Berlusconi?

Il gradimento degli europei per la struttura dell’Ue

Nel corso dell’intervista, Silvio Berlusconi sembra contestualizzare la sua affermazione. L’ex presidente del Consiglio ha sottolineato quanto sia necessario cambiare l’Europa, che da luogo «dei burocrati di Bruxelles, dall’Europa dirigista, dei ragionieri, delle troppe regole e delle troppe imposizioni deve diventare un’Europa di sviluppo, con una politica migratoria comune e militarmente forte, che possa unificare l’Occidente per resistere alla sfida egemonica con l’impero cinese» (min. 2’ 30’’).

Interpretando quindi la sua dichiarazione, sembrerebbe che secondo Berlusconi l’«antipatia» dei cittadini non sia contro l’Unione di per sé, quanto piuttosto verso la sua burocrazia e i meccanismi di esercizio del potere. Anche in questo caso, per scoprire se le cose stanno davvero così, possiamo consultare il Parlametro 2018.

Secondo gli ultimi rilevamenti, tra aprile e settembre 2018 in tutti gli Stati (eccezion fatta per l’Ungheria e la Croazia) sono aumentati i cittadini che ritengono che l’Unione stia andando nella direzione sbagliata. In Romania è stato registrato un aumento di 15 punti percentuali (pari al 41 per cento degli intervistati), in Francia, Germania e Slovenia di 13 punti percentuali (pari, rispettivamente, al 59 per cento, al 52 per cento e al 42 per cento degli intervistati). L’insoddisfazione è poi aumentata di 10 punti percentuali nei Paesi Bassi (44 per cento) e di 9 in Belgio (61 per cento), Italia (58 per cento) e Regno Unito (54 per cento).
Grafico 1: Risposte per Paese all’affermazione «Le cose stanno andando nella direzione sbagliata in UE», differenze aprile 2018-settembre 2018 - Fonte: Parlametro 2018
Grafico 1: Risposte per Paese all’affermazione «Le cose stanno andando nella direzione sbagliata in UE», differenze aprile 2018-settembre 2018 - Fonte: Parlametro 2018
Perché in molti sono insoddisfatti?

L’analisi del dato mostra come il motivo di questa sfiducia non sia direttamente collegato a fattori economici. Non esiste, infatti, nessuna correlazione statistica tra le opinioni espresse circa la “direzione” che l’Unione ha preso e il Prodotto interno lordo dei diversi Stati membri. Secondo quanto analizzato dall’Eurobarometro, non esiste nemmeno una connessione tra il percorso intrapreso dall’Ue e le percezioni dei suoi cittadini circa le disuguaglianze sociali.

I due fattori che rivestono, al contrario, un ruolo centrale nello stabilire il grado di soddisfazione per le politiche dell’Unione sono la fiducia nel funzionamento della democrazia comunitaria e l’immagine che l’Ue dà di sé.

La democrazia dell’Unione

Secondo l’Eurobarometro, il 49 per cento degli intervistati si dice soddisfatto del livello di funzionamento della democrazia nelle istituzioni europee, contro il 40 per cento che non lo è. Gli indecisi corrispondono all’11 per cento.

Ai cittadini europei, fra le altre domande, viene anche chiesto quanto pensino che la propria voce conti in Ue: il 48 per cento dei cittadini pensa che la propria voce conti, contro il 47 per cento che pensa l’esatto contrario. Si tratta di percentuali di media che, se analizzate nel dettaglio, mostrano una realtà leggermente diversa.

Un’indagine approfondita di questo dato evidenzia, infatti, che tra aprile e settembre 2018 in 16 dei 28 Stati membri sono diminuiti i cittadini che credono che la propria voce conti all’interno dell’Unione. L’Italia rientra tra i Paesi in cui la tendenza negativa è maggiormente pronunciata: il 72 per cento degli intervistati (in crescita di 11 punti percentuali rispetto a sei mesi prima) crede che la propria voce all’interno dell’Unione conti di meno meno. Risultati simili sono stati registrati per il Portogallo (+ 9 punti percentuali), per la Romania (+ 8 punti) e per la Grecia (+ 7 punti).
Grafico 2: «Quanto conta la mia voce nell’Ue» aprile 2018 e settembre 2018 - Fonte: Parlametro 2018
Grafico 2: «Quanto conta la mia voce nell’Ue» aprile 2018 e settembre 2018 - Fonte: Parlametro 2018

Come si mostra l’Ue

Riguardo l’immagine del Parlamento europeo, una delle principali istituzioni Ue insieme a Consiglio e Commissione, si registra una sostanziale freddezza dei cittadini nei suoi riguardi: il 43 per cento degli intervistati ne ha una opinione “neutrale”, il 32 per cento “positiva” e il 21 per cento “negativa”.
Grafico 3: Percezione dei cittadini UE riguardo al Parlamento Europeo - Fonte: Parlametro 2018
Grafico 3: Percezione dei cittadini UE riguardo al Parlamento Europeo - Fonte: Parlametro 2018
Anche in questo caso, però, i valori di media nascondono al loro interno delle importanti evoluzioni a livello nazionale. In 25 degli Stati membri l’immagine positiva del Parlamento supera quella negativa; fanno eccezione la Francia, il Regno Unito e la Repubblica Ceca.

Il 48 per cento degli intervistati vorrebbe che il Parlamento europeo avesse, in futuro, un ruolo di maggior rilievo. In circa un terzo degli Stati membri il desiderio di un ruolo di maggior rilievo per il Parlamento è correlato ad un basso livello di soddisfazione per il funzionamento della democrazia nell’Unione.

Il verdetto

Silvio Berlusconi ha dichiarato che l’Europa è «antipatica» a più del 50 per cento dei cittadini.

Stando ai dati del Parlametro 2018, gli europei guardano con favore all’appartenenza del proprio Paese all’Ue: interpretando l’«antipatia» come rifiuto dell’Ue, la dichiarazione di Silvio Berlusconi sembra, quindi, infondata.

Se invece, come sembra emergere dal resto dell’intervista, si intende per «antipatia» una certa insoddisfazione verso le strutture burocratiche e istituzionali dell’Unione, lo scenario cambia leggermente. Senza mai superare, in media, il 50 per cento degli intervistati, sono però numerosi i cittadini europei che credono che la propria voce all’interno dell’Ue non conti (47 per cento) e altrettanti quelli che hanno in media una visione neutrale (43 per cento) o negativa (21 per cento) verso il Parlamento Ue e il suo operato. In entrambi i casi, però, i valori medi mostrano scenari differenti se analizzati a livello nazionale.

Berlusconi nel complesso si merita un “Nì”.

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