Il 2 maggio 2019, ospite a Otto e mezzo su La7, il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio è tornato a parlare del reddito di cittadinanza, scontrandosi con la conduttrice Lilli Gruber.
Secondo il capo politico del Movimento 5 stelle, lo Stato «avanzerà» (min: 27:00) dai fondi stanziati per questa misura «un miliardo di euro», che il governo vorrebbe reinvestire in altri settori, come gli «aiuti alle famiglie che fanno figli».
Secondo Gruber, questi soldi sono però stati presi aumentando il disavanzo pubblico delle casse dello Stato. Al contrario per Di Maio l’ipotetico risparmio «non è deficit, come si diceva», ossia non proviene da una passata decisione dell’esecutivo di spendere più di quanto incassato dallo Stato.
Ma è davvero come dice il vicepresidente del Consiglio?
Da dove viene questo miliardo di euro?
Il 1° maggio 2019, ospite a Porta a Porta su Rai1, il presidente dell’Inps Pasquale Tridico aveva dichiarato che sulla base delle domande per il reddito di cittadinanza ricevute dal suo istituto, meno di quante erano state previste, «ci sarà un risparmio di 800 milioni di euro, al massimo un miliardo».
Quella di Tridico non è l’unica stima che circola in proposito, ma la prendiamo per buona, considerato che proviene dal presidente dell’Inps, che è quella che cita lo stesso Di Maio e, soprattutto, dal momento che non è questo il focus della nostra analisi.
Ci limitiamo a far rilevare che il governo aveva in passato dato numeri diversi, così come anche l’Inps stesso e l’Istat, e che in ogni caso si tratta di stime che potrebbero rivelarsi successivamente imprecise. Nei prossimi mesi infatti il numero di richieste mensili potrebbe aumentare o diminuire, e di conseguenza cambierebbero le proiezioni sull’anno intero.
Inoltre queste stime sono riferite solo all’anno in corso: i dati potrebbero cambiare nel 2020 e nel 2021. Il reddito di cittadinanza si ottiene infatti su base volontaria: chi non l’ha richiesto quest’anno potrebbe invece farlo il prossimo anno, facendo ridurre il risparmio stimato. O viceversa.
In ogni caso, come detto, il focus della nostra analisi non è questo, quanto il capire se l’eventuale risparmio che si otterrà rispetto allo stanziamento iniziale per il reddito di cittadinanza siano comunque risorse che erano state finanziate in deficit oppure no.
Dove sono stati stanziati questi soldi?
Il reddito di cittadinanza – e tutti i criteri che ne consentono l’accesso – sono diventati ufficialmente legge il 27 marzo 2019, con la conversione del decreto n. 4 del 2019, approvato il 28 gennaio e intitolato “Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni”.
Tra le altre cose, questo testo contiene anche le informazioni relative a quota 100, il secondo provvedimento di bandiera dell’esecutivo Lega-M5s, che riguarda invece i pensionamenti anticipati.
I soldi per finanziare entrambe queste due misure erano già stati stanziati con la legge di Bilancio per il 2019.
In particolare, l’articolo 1, comma 255 ha stabilito che «al fine di introdurre nell’ordinamento le pensioni di cittadinanza e il reddito di cittadinanza […] è istituito un fondo denominato Fondo per il reddito di cittadinanza, con una dotazione pari a 7.100 milioni di euro per l’anno 2019, a 8.055 milioni di euro per l’anno 2020 e a 8.317 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2021».
In totale, dunque, il governo ha stanziato quasi 23,5 miliardi di euro per i prossimi tre anni per finanziare il reddito di cittadinanza. Per quest’anno, le risorse ammontano a poco più di 6 miliardi di euro, dal momento che un miliardo di euro del fondo (art. 1, co. 258 della legge di Bilancio) è stato destinato al potenziamento dei centri per l’impiego.
Quota 100 e altri interventi in tema di pensioni sono stati invece finanziati con l’articolo 1, comma 256, che ha creato il Fondo per la revisione del sistema pensionistico, con stanziamenti per oltre 43 miliardi di euro dal 2019 al 2024.
Davvero non sono soldi presi in deficit?
Secondo Di Maio, i soldi non spesi per il reddito di cittadinanza sono una sorta di risparmio – che alcuni quotidiani hanno iniziato a chiamare con l’espressione “tesoretto” – ottenuto senza fare deficit.
Ogni anno, il governo in carica deve approvare la legge di Bilancio, che stabilisce come saranno spesi i soldi pubblici e da dove saranno presi i soldi per finanziare queste nuove uscite.
Da un punto di vista tecnico e metodologico, però, non è possibile stabilire quali specifiche misure previste dalla legge di Bilancio per il 2019 siano state finanziate attingendo alle risorse ottenute facendo più deficit di quanto previsto.
Ma premesso questo, si possono fare alcune valutazioni analizzando la strategia economica del governo Lega-M5s e la cronaca degli ultimi mesi.
In breve: Di Maio dice oggi che la spesa per il reddito di cittadinanza non era deficit, ma era stato lui stesso a presentarla così.
Facciamo un passo indietro. La legge di Bilancio per il 2019 è stata approvata a fine dicembre 2018 dopo una trattativa tra l’esecutivo Conte e la Commissione europea. A ottobre 2018, il nostro Paese aveva presentato il Documento programmatico di bilancio in cui sosteneva di voler raggiungere nel 2019 un rapporto deficit/Pil del 2,4 per cento per finanziare le misure contenute nel Contratto di governo.
Questo obiettivo programmatico era stato subito contestato dall’Ue, che il 23 ottobre 2018 aveva bocciato (un unicum nella storia dell’Unione) la volontà del governo italiano di aumentare il disavanzo pubblico dell’Italia perché in contrasto con quanto stabilito dal Patto di stabilità e crescita europeo.
In sostanza, tra settembre e novembre 2018, Lega e Movimento 5 stelle avevano deciso di intraprendere uno scontro con l’Ue per trovare i fondi per misure come reddito di cittadinanza e quota 100 e di aumentare la forbice tra quanto speso e incassato dallo Stato, cioè insomma di fare più deficit.
Le parole di Di Maio stesso confermano questa ricostruzione dei fatti. In un’intervista fuori da Palazzo Chigi del 21 ottobre 2018, il ministro aveva collegato direttamente la maggiore spesa in deficit con il finanziamento della misura di bandiera del suo partito: «Scendere sotto il 2,4 per cento [di rapporto deficit/Pil] significa […] non fare il reddito di cittadinanza».
A metà dicembre 2018, le due parti in causa si sono però accordate per un rapporto deficit/Pil del 2,04 per cento – comunque superiore a quanto richiesto dagli accordi comunitari – che ha permesso in ogni caso al governo Lega-M5s di finanziare una prima parte del proprio programma di governo.
Si può spendere questo miliardo per fare altro?
In tv Di Maio ha promesso che quanto non speso per il reddito di cittadinanza sarà reinvestito in aiuti per le famiglie che fanno figli.
Ma il governo può davvero mantenere questo impegno, spostando a piacimento le risorse da un fondo specifico a un altro?
Per prima cosa, il fondo per il reddito di cittadinanza – come stabilito dall’articolo 1, comma 257 della legge di Bilancio per il 2019 – è, per così dire, “comunicante” con quello stanziato per quota 100 e altri interventi in materia pensionistica.
Semplificando: quanto non viene speso per il reddito di cittadinanza in primo luogo potrebbe essere utilizzato per mandare in pensione anticipata chi ha le caratteristiche per accedere a “quota 100”.
Come spiega il testo della legge (art. 1, co. 257), ogni quattro mesi il Ministero dell’Economia e delle Finanze effettua un accertamento per capire se sia necessaria una diversa allocazione delle risorse ed «è autorizzato ad apportare con propri decreti, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, le occorrenti variazioni di bilancio».
In sostanza, il ministero guidato dallo stesso Di Maio – nel caso in cui il fondo per quota 100 sia, per così dire, autosufficiente – può suggerire una finalità diversa alla spesa non corrisposta per il reddito di cittadinanza, anche se l’ultima parola, stando alla legge attuale, spetta al ministero dell’Economia.
Quest’ultimo infatti potrebbe decidere – con una decisione condivisa con l’esecutivo – che quanto risparmiato debba essere utilizzato per ridurre il disavanzo pubblico, in base anche all’andamento dell’economia del nostro Paese.
Questo scenario era già stato ipotizzato da fonti governative a fine ottobre 2018.
Il verdetto
Secondo il vicepremier Di Maio, rispetto alle stime fatte negli scorsi mesi, il reddito di cittadinanza potrebbe costare un miliardo in meno di quanto previsto, una cifra che il governo avrebbe ottenuto senza aver aumentato il disavanzo pubblico.
Il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro però sbaglia.
È vero che, da un punto di vista tecnico, non è possibile stabilire in maniera univoca quali miliardi fatti in deficit finanziano quali misure nella legge di Bilancio. Ma la storia degli ultimi mesi e le dichiarazioni dello stesso leader politico del M5s mostrano come la manovra economica voluta dal governo abbia stabilito un disavanzo pubblico più alto di quanto previsto dagli accordi comunitari proprio per sostenere misure come il reddito di cittadinanza e quota 100.
Inoltre, non è scontato che una minor spesa per il reddito di cittadinanza si possa tradurre automaticamente in un “tesoretto” da reinvestire in altri settori.
Le risorse non spese innanzitutto potrebbero essere reinvestite per quota 100, oppure per ridurre il deficit.
In ogni caso, su indicazione del ministero dello Sviluppo economico e del lavoro, il governo potrebbe approvare appositi decreti e utilizzare i soldi non spesi per il reddito di cittadinanza in altri progetti, come gli aiuti nel sociale.
In conclusione, Di Maio merita un “Pinocchio andante”.
«Finalmente un primato per Giorgia Meloni, se pur triste: in due anni la presidente del Consiglio ha chiesto ben 73 voti di fiducia, quasi 3 al mese, più di qualsiasi altro governo, più di ogni esecutivo tecnico»
7 dicembre 2024
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