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Davvero solo in Sicilia si vince con «meno della metà dei voti»?

| 10 maggio 2019
La dichiarazione
«In Sicilia c’è una legge elettorale che consente di evitare il ballottaggio già solo con il 40 per cento [...]. È una legge unica al mondo, assurda. Dice che se prendi meno della metà dei voti, vinci». (min. 5’ 09’’)
Fonte: Facebook | 29 aprile 2019
Ansa
Ansa
Verdetto sintetico
Pinocchio andante
Il 29 aprile, commentando l’esito delle elezioni comunali in Sicilia, Luigi Di Maio ha dichiarato che il sistema elettorale della regione è un caso «unico al mondo». Infatti solo nella regione, secondo il leader del M5s, raggiungendo il 40 per cento dei voti – dunque senza la maggioranza assoluta – è possibile vincere le elezioni.

È davvero così? Scopriamolo.

Come si eleggono i sindaci

In Italia, in generale, le modalità di elezione del sindaco sono state stabilite con la legge 81/93, poi compresa nel Testo Unico degli Enti Locali (d.lgs. 267/00).

La legge stabilisce che nei comuni con una popolazione inferiore a 15 mila abitanti è eletto sindaco il candidato più votato, senza dover raggiungere il 50 per cento più uno dei voti validi (maggioranza relativa). Al contrario, nei comuni con più di 15 mila abitanti, il candidato sindaco per vincere al primo turno ha bisogno di raggiungere il 50 per cento più uno dei voti validi, cioè la maggioranza assoluta. Se nessun candidato riesce a raggiungere tale soglia, è previsto un ballottaggio fra i due candidati più votati al primo turno.

In Sicilia, però, le cose sono leggermente diverse.

Che cosa cambia nel sistema elettorale siciliano?

La Sicilia è una regione a statuto speciale e gode quindi di ampia autonomia e potestà legislativa in ambiti che alle regioni a statuto ordinario sono preclusi. L’elezione dei sindaci e dei consigli comunali in Sicilia è regolata dalla legge regionale 17/16, che ha modificato e integrato la precedente legge regionale 35/97.

L’art. 2 comma 3 lett. a) della legge più recente stabilisce che nei comuni con più di 15 mila abitanti è eletto sindaco il candidato che ottiene almeno il 40 per cento dei voti validi o, se ci sono due candidati che superano questa soglia, il candidato con più voti tra i due.

Una legge unica?

Il sistema elettorale siciliano non è, come sostiene Di Maio, unico al mondo. Guardando, infatti, non solo alle elezioni comunali ma qualsiasi tipo di elezione (e, quindi, anche quelle regionali e nazionali), abbiamo altri casi vicini a quello siciliano.

La legge per le elezioni comunali siciliane è, in generale, in linea con i sistemi elettorali di tipo maggioritario cosiddetti plurality. Questi, a differenza dei sistemi di tipo proporzionale, prevedono che un seggio o una carica vengano attribuite al candidato che ottiene anche solo un voto più degli avversari (anche detto sistema first-past-the-post o Fptp).

In quel tipo di sistemi elettorali, quindi, un candidato che riceve anche meno del 40 per cento dei voti è considerato vincitore. È quanto successo ad esempio nell’elezione del Parlamento britannico del 2015, quando il candidato Alasdeir McDonnell ha vinto il seggio del collegio di Belfast South (Irlanda del Nord) con solamente il 24,5 per cento dei voti totali, segnando un record nella storia del Regno Unito.

Numerosi sono i Paesi che adottano questo sistema per eleggere i membri dei rispettivi parlamenti: oltre ai casi più famosi del Regno Unito e degli Stati Uniti, possiamo citare anche il Canada, l’India e il Pakistan, ai quali si aggiungono altre ex colonie inglesi (mappa sottostante). Inoltre, gli Stati Uniti utilizzano questo sistema per eleggere il Presidente.

Per evitare situazioni come quella avvenuta in Irlanda del Nord nel 2015, alcuni Paesi adottano un sistema maggioritario a due turni (cioè con il ballottaggio). Il ballottaggio è uno strumento per aumentare la rappresentatività di un candidato. Infatti, fissando una soglia per la vittoria al primo turno, si impone che il candidato con il maggior sostegno elettorale debba per forza raggiungere una certa proporzione dei voti espressi per poter vincere. Se il candidato più votato non raggiunge il livello minimo di rappresentatività stabilito dalla soglia per il ballottaggio, servirà un secondo parere degli elettori per stabilire chi otterrà il seggio in palio.

Quindi qualsiasi soglia venga fissata – anche una al 40 per cento – rende il sistema a doppio turno più rappresentativo di un sistema first-past-the-post. In quest’ultimo sistema, qualsiasi percentuale superiore a 100 diviso il numero dei candidati +1 può far vincere le elezioni [1]. Se esistono solo due candidati, il problema non sussiste: il candidato che ottiene il 50 per cento + 1 dei voti vince il seggio. Ma già con tre candidati, la soglia naturale per la vittoria si abbassa al 33,3 per cento dei voti + 1. In quel caso, una soglia del 40 per cento per vincere al primo turno renderebbe l’esito delle elezioni più rappresentativo.

Dunque i sistemi first-past-the-post sono caratterizzati da una soglia per la vittoria minore del 40 per cento tutte le volte che il numero di candidati è uguale o superiore a tre. Ma anche andando più nello specifico, ossia concentrandosi solamente sulle soglie di ballottaggio, non è vero che una soglia del 40 per cento per la vittoria del secondo turno sia un’unicum della Regione Sicilia.

Senza bisogno di andare troppo lontano, le norme sull’elezione del presidente della Giunta regionale della Toscana prevedono una soglia di vittoria del ballottaggio identica a quella dei sindaci siciliani. Infatti, la legge elettorale della Regione, approvata nel 2014, ha stabilito (art. 15) che il candidato vince quando supera il 40 per cento dei voti. Nel caso poi in cui nessun candidato riesca ad ottenere questo risultato, è previsto un secondo turno elettorale tra i due candidati che hanno ottenuto il miglior risultato.

Ampliando la nostra analisi a livello internazionale, un ulteriore caso riguarda l’elezione del presidente dell’Argentina. La Costituzione del Paese sudamericano prevede che il presidente possa essere eletto al primo turno se ottiene il 45 per cento (art. 97) o il 40 per cento dei voti e, contemporaneamente, il secondo candidato deve aver ottenuto almeno il 10 per cento in meno (art. 98).

Il voto del 28 aprile

Il 28 aprile 2019 in Sicilia si sono tenute le elezioni amministrative in 34 comuni. Tra questi, solo sette hanno una popolazione superiore ai 15 mila abitanti e, quindi, solo qui i candidati sindaco potevano vincere al primo turno – come rilevato criticamente da Di Maio – superando la soglia del 40 per cento dei voti validi. I sette comuni interessati sono Caltanissetta, Gela, Castelvetrano, Mazara del Vallo, Monreale, Bagheria e Aci Castello.

Il primo turno è andato come riassunto nella tabella.

 
Tabella 1. Resoconto elezioni comunali nei sette comuni Siciliani in cui è applicabile art. 2 comma 3 lett. a) della legge regionale 17/16 - Fonte: Elaborazione Pagella Politica
Tabella 1. Resoconto elezioni comunali nei sette comuni Siciliani in cui è applicabile art. 2 comma 3 lett. a) della legge regionale 17/16 - Fonte: Elaborazione Pagella Politica
Tiriamo le fila.

Guardando agli esiti delle elezioni nei sette comuni siciliani in cui è per diventare sindaco è sufficiente raggiungere la soglia del 40 per cento dei voti validi, si scopre che, anche nel caso in cui il sistema elettorale siciliano fosse stato allineato a quello nazionale, per il M5s non sarebbe cambiato molto.

Infatti, solo due comuni – Bagheria e Aci Castello – sono stati vinti al primo turno, e di questi solo Bagheria ha visto prevalere un candidato sindaco che ha preso più del 40% ma meno del 50% dei voti. Qui oltretutto il M5s sarebbe rimasto escluso dall’eventuale ballottaggio, se fosse stata in vigore una legge elettorale che prevede la soglia del 50%+1, in quanto arrivato terzo.

Gli altri cinque comuni (Caltanissetta, Gela, Castelvetrano, Mazara del Vallo e Monreale) sarebbero comunque andati al ballottaggio, sia con la regola del 50 per cento che con quella del 40.

Il verdetto

Luigi Di Maio ha dichiarato che le legge elettorale siciliana è un caso unico al mondo. Solo qui, infatti, sarebbe sufficiente ottenere il 40 per cento dei voti per vincere una competizione elettorale.

Il leader del M5s sbaglia: anche se non applicato alle elezioni comunali, il meccanismo che consente di evitare il ballottaggio con una maggioranza relativa (piuttosto che assoluta) è presente anche altrove. Funziona, infatti, in linea generale così anche nei sistemi elettorali di tipo maggioritario dove vale il first-past-the-post che prevede che un seggio o una carica vengano attribuite al candidato che ottiene anche solo un voto più degli avversari. Altri casi simili a quello siciliano riguardano, poi l’elezione del presidente della giunta regionale in Toscana e quella del presidente dell’Argentina per l’elezione del presidente del Paese.

In conclusione, Luigi Di Maio merita un “Pinocchio andante”.




[1] Dato 100 il numero massimo di voti, la soglia minima per vincere senza una soglia prestabilita è pari a 100 diviso il numero di candidati + 1. Per esempio: se in un sistema a 10 candidati tutti ricevono la stessa proporzione di suffragi escluso un solo voto, quel candidato che ottiene il 10% dei voti più 1 vince il seggio.

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