In un’intervista del 7 gennaio a Donna moderna, Beatrice Brignone ha parlato di una questione tornata di attualità con la legge di Bilancio 2019: la cosiddetta tampon tax, ossia la tassazione su beni come gli assorbenti, le coppe e le spugne mestruali. Secondo la segretaria di Possibile, il governo avrebbe, tra le altre cose, ridotto l’imposta sul tartufo, e non su questi prodotti sanitari femminili. Fatto invece avvenuto in alcuni Paesi del mondo, come l’India, «molto più avanti di noi» su questo tema.

A livello italiano, europeo e mondiale, negli ultimi anni sono state avviate numerose iniziative per ridurre la tassazione che grava su questi prodotti, considerati dai promotori un bene di prima necessità per tutte le donne in età fertile.

Ma davvero con la nuova manovra il tartufo è tassato meno degli assorbenti? Come funziona la tampon tax nel resto del mondo? Abbiamo verificato.

Come funziona l’Iva sugli assorbenti

Attualmente, in Italia gli assorbenti femminili non rientrano tra i prodotti con l’Iva agevolata: hanno quindi l’aliquota standard al 22 per cento.

Questa imposta sui prodotti di largo consumo è stabilita per legge. Fin dal decreto che ha introdotto l’Iva (d.p.R. 633/1972), sono stati classificati i prodotti in commercio nel Paese, suddividendoli per diverse fasce di imposta. Come si legge dalla tabelle A allegata al decreto, sono qui riportati tutti quei prodotti che al tempo avevano diritto a una tassazione agevolata. Negli ultimi decenni, ci sono stati numerosi cambiamenti, sia nella lista dei beni con Iva agevolata sia nelle stesse aliquote (tanto le agevolate quanto le ordinarie).

Il 12 gennaio 2016, alcuni deputati di Possibile – tra cui Pippo Civati e Beatrice Brignone – hanno presentato in Parlamento la proposta di legge 3525 per ridurre al 4 per cento l’Iva sugli assorbenti. Come riporta il sito della Camera, però, la proposta non è mai stata discussa, pur essendo stata assegnata alla VI Commissione Finanze.

Che cosa c’entra il tartufo?

La legge di Bilancio 2019 ha introdotto modifiche sulla tassazione agevolata di alcuni prodotti. Tra questi, non ci sono gli assorbenti femminili, bensì il tartufo.

La manovra infatti (all’articolo 1, comma 698) stabilisce che questo genere alimentare sia inserito tra i beni che hanno diritto a una tassazione ridotta. In questo modo, il tartufo viene a tutti gli effetti considerato allo stesso livello dei beni primari.

Il testo del documento fa esplicito riferimento alla tabella A del decreto del presidente della Repubblica 633/1972. In particolare, in base alle modalità di conservazione del tartufo, si rimanda a diversi tipi di aliquote che passano dal 4 per cento al 10 per cento a seconda che il prodotto sia fresco, essiccato, congelato.

Il tentativo non riuscito di ridurre la tampon tax

A inizio dicembre 2018, in Commissione bilancio della Camera alcuni esponenti del Partito Democratico avevano presentato un emendamento (12.08) che proponeva, tra le altre cose, la possibilità di ridurre al 5 per cento la tampon tax, equiparando gli assorbenti ai beni e servizi regolamentati dall’articolo 1, comma 960, della legge di Bilancio 2016. Come riporta l’Agenzia delle entrate, questa parte della manovra di tre anni fa si rivolgeva a «determinate prestazioni (socio-sanitarie, assistenziali ed educative) rese da cooperative sociali e loro consorzi in favore di specifiche categorie di soggetti». L’emendamento 12.08, però, è stato respito dalla Commissione.

Tentativi simili c’erano già stati in passato, con gli altri governi. Per esempio, nella discussione della legge di Bilancio per il 2017, alcuni deputati di Possibile avevano proposto una «riduzione dell’IVA sui prodotti sanitario igienici femminili […] assimilandoli ai beni di prima necessità». Anche in quel caso non era stato ottenuto alcun risultato.

Ma come funziona nel resto del mondo?


Secondo un recente articolo del New York Times, il primo Paese ad aver abolito del tutto la tassazione sui prodotti igienico-sanitari femminili è stato il Kenya, nel 2004. Inoltre, dal 2011 questo Stato africano si impegna in un progetto in collaborazione con la fondazione ZanaAfrica per distribuire gratuitamente gli assorbenti nelle scuole. Negli anni, altri Paesi hanno seguito questo esempio, modificando le aliquote su questi prodotti.

A livello europeo, un caso particolare è quello del Regno Unito. Qui l’aliquota sui prodotti igienico-sanitari femminili è pari al 5 per cento e, rispetto a quando è stata introdotta, ha cambiato più volte valore. Nel 1973 era del 10 per cento; l’anno dopo è stata ridotta di un punto percentuale, per poi risalire al 15 per cento nel 1979 e al 17,5 per cento nel 1991.

Nel 2015 il Canada ha eliminato qualsiasi tipo di tassa sui prodotti igienico-sanitari femminili. Nello stesso anno, la tampon tax è stata ridotta in Francia passando dal 20 per cento al 5,5 per cento.

Nel 2016 hanno poi deciso di abolirla Paesi come l’Irlanda e la Scozia. Il governo scozzese ha anche promosso un’iniziativa per combattere la cosidetta period poverty: l’impegno, prima sperimentato in alcune aree e poi esteso all’intero Paese, prevede la distribuzione gratuita degli assorbenti femminili nelle scuole.

Nel 2018 la tampon tax è diminuita in Belgio, passando dal 21 per cento al 6 per cento. A ottobre dello scorso anno la Spagna ha annunciato che a partire dal 2019, l’Iva sui prodotti per l’igiene femminile passerà dal 10 per cento al 4 per cento, tassazione che viene applicata anche ad altri beni di prima necessità.

Dal 1° gennaio 2019 l’Australia ha abolito la tassa del 10 per cento su tamponi e assorbenti. Dopo una campagna che è durata quasi vent’anni, i diversi Stati e territori del Paese hanno accettato di rendere i prodotti sanitari esenti dalle goods and services taxes (Gst).

ln India – lo Stato citato da Brignone nell’intervista – una serie di proteste e manifestazioni ha fatto sì che da luglio 2018 venisse azzerata la tassazione del 12 per cento sugli assorbenti.

Per quanto riguarda l’Italia, su Change.org (piattaforma online per la promozione di campagne sociali) le donne dell’associazione Onde rosa hanno lanciato la petizione «Stop TAMPON TAX, il ciclo non è un lusso!». Lo scopo è modificare l’aliquota in vigore sugli assorbenti nel nostro Paese. Al 17 gennaio 2019, le firmatarie sono quasi 190 mila, su un obiettivo di 200 mila.

Il verdetto

Beatrice Brignone ha accusato il governo di aver ridotto la tassazione sul tartufo – come i beni di prima necessità – e non di aver fatto lo stesso per la tampon tax, ossia la tassa sugli assorbenti femminili. La segretaria di Possibile ha ragione: nella legge di Bilancio 2019 l’imposta sui prodotti sanitari destinati alle donne è rimasta invariata, mentre è scesa quella per i tartufi.

Inoltre, è vero che negli ultimi anni diversi Paesi – tra cui l’India – hanno ridotto o azzerato la tampon tax, in seguito anche a mobilitazioni della società civile.

In conclusione, Brignone merita un “Vero”.