Il segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi, già deputato leghista nelle scorse tre legislature, ha scritto su Twitter che una percentuale molto alta di migranti provenienti dalla Nigeria non ottiene lo status di rifugiato e ha aggiunto che “molti di loro” sarebbero “criminali che manteniamo a 1.100 euro al mese”.



Vediamo che cosa dicono i numeri.



Il diritto d’asilo



Gli esiti delle domande d’asilo in Italia sono aggiornati ogni mese sul sito del ministero dell’Interno, ma nei report mensili non sono forniti i dati suddivisi per nazionalità. A livello europeo, invece, è disponibile questo portale curato dall’EASO, agenzia dell’Unione Europea che si occupa proprio delle procedure d’asilo.



Per le statistiche sulle diverse nazionalità a livello italiano, ad ogni modo, sono disponibili altre fonti. Una di queste è il voluminoso Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, curato da parecchi enti istituzionali e non. Nell’edizione 2017, pubblicata lo scorso gennaio, si legge che nel 2016 è stato concesso lo status di rifugiato al 2,8% dei 27.289 richiedenti asilo nigeriani.






Fonte: Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2017, p. 93.



Nei primi sette mesi del 2017, invece, al 4,3% dei 15.916 dei richiedenti. I cittadini nigeriani vedono le loro richieste accolte in percentuali leggermente inferiori a quelle relative al totale dei richiedenti asilo, provenienti cioè da tutti i Paesi. Nel 2016 infatti è stato concesso lo status di rifugiato al 5% dei richiedenti e nei primi sette mesi del 2017 al 9%.



La percentuale dichiarata da Grimoldi è dunque sostanzialmente corretta.



La protezione internazionale



Ma il fatto che nei primi sei mesi del 2017 il 4,3% dei richiedenti nigeriani abbia ottenuto lo status di rifugiato non significa, come sembra sottintendere Grimoldi, che il 95,7% debba essere rimpatriato.



Il già citato Rapporto mostra infatti che nel 2016, oltre a chi ha ottenuto lo status di rifugiato, un altro 5,1% dei nigeriani richiedenti asilo ha ottenuto la protezione sussidiaria e un ulteriore 17,5% di loro sono risultati beneficiari di protezione umanitaria. In totale, quindi, il 25,5% delle domande di asilo, una su quattro, ha ottenuto un riscontro positivo nel 2016. Nei primi sette mesi del 2017 la percentuale è di poco salita, 27%.



Secondo la legge italiana (art. 19 del Testo unico sull’immigrazione), chi gode di una delle forme di protezione ha diritto a rimanere in Italia.



Status di rifugiato, protezione internazionale, protezione umanitaria



Facciamo chiarezza sulle varie forme di protezione. Lo status di rifugiato viene concesso, dopo l’esame della domanda di asilo, allo straniero perseguitato nel suo Paese d’origine per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o opinione politica. Queste disposizioni sono contenute fin dalla legge italiana del 1954 che diede attuazione alla famosa Convenzione di Ginevra del 1951.



La protezione sussidiaria, invece, viene concessa se il soggetto non dimostra di aver subito una persecuzione diretta a lei/lui nello specifico, ma dimostra comunque il rischio di subire un “danno grave” tornando nel suo Paese di origine. Il relativo permesso di soggiorno, avente durata di 5 anni, viene rilasciato dalla Questura e può essere rinnovato se sono ancora presenti le cause che ne hanno consentito il rilascio.



La protezione umanitaria, infine, ricorre quando esistono “seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano” (come recita il Testo Unico sull’immigrazione) per garantire al cittadino di un altro Paese il diritto di soggiorno sul territorio italiano.



La criminalità



I condannati al carcere



Grimoldi dice anche, a proposito dei migranti nigeriani, che “molti sono criminali”. I termini utilizzati da Grimoldi sono vaghi, troppo vaghi per una verifica puntuale: ma si parla spesso del rapporto tra criminalità e immigrazione, dunque può valere la pena aggiungere qualche numero.




Sulla questione possiamo guardare, per cominciare, ai dati sulla presenza straniera nelle carceri italiane.



Secondo i dati più recenti del Ministero della Giustizia, aggiornati al 30 aprile 2018, su 19.844 detenuti stranieri, il 6,3% ha la cittadinanza nigeriana, cioè 1.283 persone.



I condannati a misure alternative



Ci sono poi le cosiddette “misure alternative” alla detenzione. Secondo quanto si apprende dalle statistiche del Ministero della Giustizia, nel 2016 i nigeriani condannati a misure alternative sono stati 361, lo 0,7% del totale, al settimo posto fra le nazionalità dei condannati a questo tipo di sanzione, inclusa quella italiana – che rappresenta da sola l’82% delle condanne.



Se sottraiamo dal totale gli italiani, vediamo che la percentuale dei nigeriani sul totale dei condannati a misure alternative stranieri arriva al 4,2% scarso.



Nel primo semestre del 2017 – secondo i dati più aggiornati disponibili – i nigeriani condannati a misure alternative sono stati 299, lo 0,8% del totale (e il 4,5% scarso degli stranieri).



Gli imputati



Se guardiamo al numero di imputati, un rapporto Istat pubblicato nel 2017 ci mostra che la Nigeria era (dati relativi al 2014) il sesto Paese straniero – la classifica riguarda solo chi è nato all’estero – per numero di adulti nei cui confronti è stata formulata un’imputazione (che, lo ricordiamo, non compromette l’innocenza della persona coinvolta fino a sentenza definitiva).



Risulta tuttavia primo – dati relativi al 2013, inclusi quelli relativi a chi è nato in Italia – tra gli imputati per il delitto di tratta degli esseri umani (alla pari con la Romania e subito davanti all’Italia), e terzo per il delitto di riduzione o mantenimento in servitù/schiavitù, dietro Romania e Italia.



Le proporzioni del fenomeno criminale



Questi sono dunque i numeri dei “criminali” – in particolare quelli relativi a chi ha subito condanne al carcere o alle misure alternative – ma, per giudicare se siano “alti” o “bassi”, ci serve sapere il dato relativo alla popolazione di riferimento.



Secondo i dati Istat*, al 1° gennaio 2017 in Italia c’erano 88.527 nigeriani residenti, l’1,8% degli stranieri presenti nel nostro Paese.



Dunque i criminali sono una sparuta minoranza del totale (che, considerati eventuali irregolari non residenti, è anche superiore agli 88 mila e rotti residenti citati).



In base all’ultimo rapporto dell’associazione Antigone (che si occupa di diritti e garanzie nel sistema penale), i nigeriani non sono nemmeno la comunità con il più alto tasso di detenzione rispetto alla nazionalità: con l’1,37% arrivano terzi, dietro marocchini (1,54%) e tunisini (2,26%).



Anche considerando solo chi è sbarcato negli ultimi anni – secondo i dati del Viminale, i nigeriani sono stati 18.153 nel 2017 e 669 nei primi quattro mesi del 2018 – il numero di detenuti (che non sono necessariamente tutti migranti arrivati via mare) è una percentuale nettamente minoritaria.



Il costo dei detenuti



I 1.100 euro mensili menzionati da Grimoldi, come si comprende dall’articolo del Giornale che riporta le sue dichiarazioni e che accompagna il tweet di cui ci stiamo occupando, non riguardano il costo di mantenimento dei detenuti, ma i famigerati 35 euro giornalieri che percepirebbe ogni immigrato (cifra che dà un totale mensile di 1.050 euro circa).



Questi 35 euro non sono tuttavia soldi che arrivano in tasca a ciascun migrante, che riceve di solito pochi euro al giorno per le spese personali, ma rappresentano la stima di quanto lo Stato italiano spende quotidianamente per ospitare i migranti. Soldi, questi, che vanno direttamente alle cooperative d’accoglienza e servono per coprire diverse spese: vitto, alloggio, ma anche la pulizia dello stabile e lo stipendio del personale addetto all’interno dei centri.



Il costo per detenuto, tra parentesi, è molto più alto: secondo il già citato rapporto dell’associazione Antigone, nel 2018 tale costo – calcolato dividendo il budget preventivo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (2.881.004.859 euro) per il numero di detenuti – è di circa 137,02 euro al giorno (dunque più di 4 mila euro al mese). Bisogna però considerare che l’80% di tale budget è destinato alla spesa per il personale carcerario.



Per il mantenimento in senso stretto di ogni detenuto, secondo il ministero della Giustizia (dati riferiti al 2013), lo Stato spende invece appena 9,26 euro al giorno, per un totale di 277,8 euro mensili cadauno, e non 1.100 euro.



Ricordiamo infine che la strategia di rimpatrio dei detenuti – diverso il discorso, naturalmente, per chi si trova fuori dal carcere – si è rivelata inefficace in almeno uno dei Paesi dove è stata attuata: qui ci eravamo occupati del caso del Regno Unito.



Il verdetto



L’affermazione di Grimoldi riguardo il numero di nigeriani che ottiene lo status di rifugiato è fuorviante: i nigeriani richiedenti asilo del 2016 che hanno acquisito lo status di rifugiato sono stati sì il 2,8% del totale nel 2016 (percentuale cresciuta nel 2017 al 4,3%), ma ciò non significa che il 97% dei nigeriani arrivati in Italia debba essere rimpatriato. Nel 2016 il 25,5% dei richiedenti asilo, uno su quattro, ha visto accolto la sua domanda di asilo in qualche forma e, in base alla legge, non può dunque essere rimpatriato (nel 2017 la percentuale è salita al 27%).



La seconda parte dell’affermazione, quella dei “molti” criminali, è troppo vaga per essere davvero verificata, ma si può dire che il numero di persone condannate, sia sul totale dei nigeriani residenti sia sul totale degli sbarcati negli ultimi due anni, è minoritaria.



I 1.100 euro a cui fa riferimento Grimoldi, infine, non si riferiscono al costo per lo Stato dei detenuti, né al loro mantenimento, ma bensì ai famosi 35 euro giornalieri destinati ai migranti. Una cifra questa che però non si riferisce a ciò che finisce in tasca a ogni migrante, ma al costo stimato da parte del sistema di accoglienza italiano per coprire una serie di spese fra cui, pure in questo caso, anche il personale. È vero, comunque, che questo è il totale della spesa sostenuta per l’accoglienza. Un’affermazione fuorviante, una troppo vaga e una corretta, con qualche precisazione: per Grimoldi dunque un “Nì”.





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*Percorso: Popolazione e famiglie > Stranieri e immigrati > Stranieri residenti al 1° gennaio – Cittadinanza > Italia, regioni province – Paese di cittadinanza





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2018-05-24 14:25:18 UTC









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“Il 97% dei nigeriani non ottiene status rifugiato. Serve accordo con Nigeria per rimpatriarli. Molti di loro sono criminali che manteniamo a 1100 euro al mese”







Paolo Grimoldi


Segretario della Lega Lombarda







Twitter



martedì 8 maggio 2018



2018-05-08





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