In una dichiarazione resa alla Camera dei Deputati, il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta ha commentato la decisione del neo Presidente americano Donald J. Trump di procedere alla costruzione di un muro al confine tra Stati Uniti e Messico. Brunetta ha dichiarato che Trump non fa altro che avanzare “il muro di Obama”. Il muro era comunque una delle promesse elettorali più celebri fatte da Trump in campagna elettorale, menzionato fin dal suo discorso di annuncio della candidatura.



Una dichiarazione simile a quella di Brunetta era stata fatta anche dall’esponente del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista, che in un post su Facebook del 24 gennaio aveva scritto “il muro (che Trump vorrebbe ampliare) l’ha iniziato Clinton nel 1994”. Andiamo a vedere qual è la storia delle barriere al confine tra Stati Uniti e Messico e se davvero sono state cominciate da Obama – o prima ancora addirittura dal democratico Bill Clinton (presidente dal 1993 al 2001).



L’ordine esecutivo di Trump



Il 25 gennaio 2017, il presidente Trump ha firmato un executive order dal titolo “Sicurezza del confine e miglioramenti nel controllo dell’immigrazione”. Gli executive orders – letteralmente “ordini esecutivi” – sono atti presidenziali che hanno valore legale che istruiscono l’amministrazione a prendere determinate azioni o a interrompere di compierne altre. Non possono però essere in conflitto con leggi esistenti. Dalla sua entrata in carica il 20 gennaio Trump ne ha già firmati sette.



Nel testo dell’ordine esecutivo sulla sicurezza del confine, disponibile sul sito della Casa Bianca, si legge che “è politica dell’esecutivo rendere sicuro il confine meridionale degli Stati Uniti attraverso la costruzione immediata di un muro fisico sul confine meridionale, monitorato e sostenuto da personale adeguato per prevenire l’immigrazione illegale, il traffico di armi e di esseri umani, e atti di terrorismo”.



Nei lunghi mesi di campagna elettorale si è discusso molto intorno al progetto del muro, in particolare sui dettagli: come sarà finanziato – Trump ha detto che lo pagherà il Messico – quanto sarà alto, e così via.



Chi ha cominciato a costruire il muro?



È vero che, in parte del confine tra Stati Uniti e Messico – che è lungo circa 1.900 miglia, più o meno 3.000 chilometri – barriere fisiche esistono già da tempo. Come abbiamo già scritto, secondo uno studio del Congressional Research Service del 2009, i primi lavori di costruzione di barriere fisiche lungo il confine iniziarono nel 1990, dunque durante la presidenza di George H.W. Bush.



La polizia di frontiera elaborò allora la strategia “Prevenzione attraverso la deterrenza”, in base alla quale – tra le altre cose – iniziò a costruire recinzioni e ostacoli sul confine, in particolare nell’area di San Diego. Il primo tratto, di 14 miglia (22,5 km), fu completato nel 1993. Nello stesso periodo altre barriere fisiche vennero erette dalla polizia di frontiera in Arizona e Texas.



Si trattava però di iniziative delle autorità locali incaricate di sorvegliare il confine. Le prime iniziative federali arrivarono poco più tardi, in effetti durante la presidenza Clinton.



Che cosa ha fatto Clinton



Nel 1994 il presidente Clinton approvò infatti le operazioni Gatekeeper, Hold the Line e Safeguard (rispettivamente in California, Texas e Arizona). Furono in parte causate dal grande aumento di immigrati irregolari dal Messico in conseguenza di un periodo di crisi economica attraversato dal paese centroamericano.



Tuttavia, in base allo studio già citato e a questo documento del Dipartimento di Giustizia Usa, le operazioni Gatekeeper, Hold the Line e Safeguard ebbero soprattutto la caratteristica di creare una “barriera umana” di agenti di polizia, dislocati lungo il confine su tre livelli, in grado di respingere gli ingressi irregolari. I lavori di costruzione delle barriere erano stati soprattutto antecedenti a tali operazioni, tra il 1990 e il 1993.



La versione di Morris



Dick Morris, ex campaign manager di Bill Clinton poi divenuto suo aspro critico, ha di recente dato una ricostruzione diversa. Morris ha sostenuto lo scorso agosto – durante la campagna elettorale americana che “il primo muro è stato costruito da Clinton nel 1993-94 lungo il confine con la California, lungo 325 miglia e alto 20 piedi”.



Questa versione sembra del tutto campata in aria (e infatti non è quasi stata ripresa negli Stati Uniti). Non è stato possibile riscontrare su fonti affidabili questa dichiarazione e anche i media americani non hanno dato peso alle affermazioni di Morris, la cui reputazione non si è mai risollevata dopo che Clinton lo allontanò in seguito a uno scandalo nel 1996.



Il dato non si trova nei documenti del Dipartimento di Giustizia e del Congressional Research Service sopra citati, in particolare dove si elencano gli effetti dell’operazione Gatekeeper (ad esempio: aumento del personale +150%, parco mezzi +152%, occhiali a infrarossi notturni da 12 a 49, eccetera). Né viene menzionato in questa ricostruzione della storia del muro nell’area del quotidiano locale “The Voice of San Diego”, o in altre fonti di stampa americane.



Tanto l’articolo quanto lo studio del servizio ricerca del Congresso, parlando di barriere, passano dal periodo 1990-93 al 1996, in particolare all’Illegal Immigration Reform and Immigrant Responsibility Act (IIRIRA), votato dal Congresso durante la presidenza Clinton. Questa legge autorizzava la costruzione di altre barriere fisiche (una recinzione tripla in particolare) lungo le stesse 14 miglia già militarizzate, per un costo massimo di 12 milioni di dollari. Una recinzione e non un muro, e per pochi chilometri, ma pur sempre una barriera.



La svolta del 2006



La vera svolta tuttavia arrivò solo durante la presidenza di George W. Bush, nell’ottobre 2006, con il Secure Fence Act. Con esso venne predisposta la costruzione di barriere fisiche lungo circa 700 miglia (1.126 km) di confine (poi ridotte di poco), oltre ad altre misure di sicurezza. La legge fu votata, oltre che dai repubblicani, anche da 26 senatori democratici, tra cui Hillary Clinton e Barack Obama.



Nel 2011 Obama, da presidente, annunciò il completamento della barriera voluta dal Secure Fence Act, con 649 miglia su 652 previste terminate. Ci fu polemica da parte dei repubblicani, perché molti tratti della barriera erano ritenuti troppo facilmente superabili da persone a piedi e nel complesso l’opera non era all’altezza delle aspettative suscitate da George W. Bush.



Il verdetto



Fino ad oggi non è stato costruito un vero e proprio “muro” al confine tra Stati Uniti e Messico. È vero che barriere fisiche esistono almeno dal 1990 – presidente Bush senior – e la loro costruzione ha coinciso almeno in parte con la presidenza Clinton. Il marito di Hillary non decise però di costruire un muro, ma di rafforzare molto la sorveglianza al confine. La vera svolta a livello federale fu nell’ottobre 2006, presidente Bush junior, quando fu decisa la costruzione di oltre mille chilometri di nuove barriere. Obama allora votò a favore, ma non fu lui a deciderlo: difficile chiamarlo “il suo muro”. Dunque, Brunetta esagera molto quando dice che stiamo discutendo del “muro di Obama” – mentre Di Battista si avvicina di più al vero. “Pinocchio andante” per l’esponente di Forza Italia.