Durante la conferenza stampa per i mille giorni del suo governo, Matteo Renzi ha elencato alcuni risultati positivi del suo governo e, tra questi, ha nominato la riduzione delle procedure di infrazione europee contro l’Italia. “Questo è il nostro modo di manifestare serietà all’Unione Europea”, ha aggiunto. Vediamo se i numeri sono corretti.



Le procedure d’infrazione



Renzi ha a cuore il tema delle procedure di infrazione: se ne era già occupato a febbraio, quando aveva parlato di un “record storico” nella loro riduzione (avevamo valutato la dichiarazione con un “Nì”). Come avevamo ricordato allora, le procedure di infrazione sono lo strumento legale – parecchio complicato – con cui le autorità dell’Unione possono sanzionare gli stati membri che non rispettano le leggi comunitarie.



Il procedimento, come riassume la Commissione Europea, prevede una prima fase di “dialogo”, detta EU Pilot, prima ancora dell’apertura formale della procedura di infrazione. Segue una serie di interrogazioni e risposte tra la Commissione e lo Stato interessato, che può durare alcuni mesi. Solo allora il caso viene deferito alla Corte di Giustizia dell’Ue, che di solito valuta se uno Stato membro ha infranto la legge europea in circa due anni e, in caso affermativo, può imporre una sanzione monetaria.



L’Italia infrange



Il Dipartimento per le Politiche europee della Presidenza del Consiglio tiene traccia delle procedure d’infrazione aperte contro l’Italia. Il 20 febbraio 2014, due giorni prima che entrasse in carica il governo Renzi, l’aggiornamento del dipartimento segnalava 119 procedure aperte, il numero citato da Renzi.



Il 18 novembre 2016, giorno della dichiarazione del Presidente del Consiglio, l’aggiornamento più recente risaliva a fine settembre: le procedure aperte erano effettivamente 72, anche se pochi giorni fa (il 23 novembre) è stato pubblicato il nuovo dato che ha segnato un leggero aumento, a 74. Di queste, 57 procedure erano in corso contro l’Italia per violazione del diritto dell’Unione e 17 per mancato recepimento delle direttive europee (l’elenco completo è qui).



Come avevamo già notato, la riduzione delle procedure di infrazione – soprattutto quelle per la violazione del diritto UE – è in atto da parecchi anni. Di seguito riportiamo il grafico con l’andamento delle procedure contro l’Italia dal luglio 2007 a oggi.



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E gli altri Paesi?



La riduzione è dunque sostanziale, con 45 procedure in meno secondo il dato più aggiornato, e prolungata nel tempo, visto che da quasi dieci anni esiste un trend al ribasso. In passato, comunque, ci sono stati cali più consistenti: tra maggio del 2006, quando il totale delle procedure aperte contro l’Italia era di 275 (206 per violazione del diritto comunitario e 69 per mancato recepimento di direttive) e luglio 2007, quando cominciano le serie analitiche, il totale era sceso a 213, con una riduzione complessiva di 62.



È importante chiedersi anche se l’Italia, nei circa due anni e mezzo del governo Renzi, sia un caso particolare, o se il calo sia generalizzato in tutti i paesi dell’Unione. Per farlo ci possiamo servire dei dati della Commissione Europea, che pubblica report annuali. Nel grafico successivo vediamo come sono andate le cose negli altri paesi, e in Italia, confrontando la situazione a fine 2013 e a fine 2015.



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Come si vede, a fine 2015 l’Italia aveva ancora il primato. Ma nel 2014-2015 sono cambiate parecchie cose. Vediamo più nel dettaglio quali paesi hanno modificato di più la propria posizione nei confronti dell’Europa.



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Insomma, in numeri assoluti l’Italia resta uno dei paesi meno ligi nei confronti delle normative europee, ma negli ultimi due anni è stato quello che ha ridotto di più il numero di procedure aperte.



Per aiutarci a interpretare questi numeri, abbiamo chiesto il parere di Gerda Falkner, professoressa all’università di Vienna e capo dell’Institute for European Integration Research. Ci sono molti fattori da tenere in considerazione, ci ha spiegato. Due in particolare: il primo è che le procedure di infrazione riflettono l’attenzione data dalla Commissione, in un certo momento, ad alcune tematiche. «È possibile quindi che quei temi riguardino alcuni paesi più di altri, e che questo si rifletta nel numero di infrazioni». In secondo luogo, anche i cambiamenti nella struttura delle amministrazioni dei singoli governi hanno conseguenze nell’efficienza con cui vengono gestite le pratiche. Ad ogni modo, a livello generale, un influsso della volontà politica non può essere escluso. «È comunque possibile che un paese lavori molto a ridurre il numero di procedure».



Il verdetto



Matteo Renzi ha dichiarato che il numero di procedure di infrazione europea contro l’Italia è calato in modo consistente. Questo è vero, e si può notare anche che tra fine 2013 e fine 2015 l’Italia è stato il paese che ha ridotto di più il numero di casi aperti. Non bisogna dimenticare però che partiva dalla prima posizione nella classifica dei paesi meno ligi, e che il trend di riduzione si vede da molto prima che Renzi entrasse in carica. Ad ogni modo, “Vero” per il Presidente del Consiglio.