Di Maio riprende l’accusa lanciata dal deputato Danilo Toninelli sul blog di Beppe Grillo, in merito al fatto che la rinuncia, da parte del Movimento Cinque Stelle, ai rimborsi elettorali abbia causato l’arrivo di una multa da 200 mila euro. Vediamo come sono andate le cose
L’emendamento
Nel post si parla di un emendamento – precisamente il 4.20 – che modifica l’articolo 4 del ddl C3513 (Milleproroghe 2015). L’emendamento, firmato dai deputati Carbone e Boccadutri, chiede che sia slittato a giugno 2016 il termine per la consegna dei rendiconti 2013-2014 (1 bis) e che i partiti che non ottemperino all’obbligo di trasmissione degli atti richiesti siano sanzionati per un importo di 200.000 euro (1 ter). L’articolo che l’emendamento andrebbe a modificare – il numero 9 della legge n. 96 del 2012 – non riguarda però il tema dei rimborsi elettorali (che è trattato all’articolo 3 e 4 della stessa legge), quanto le “Misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici”. Se il Milleproroghe – ancora fermo alla Camera – passasse con l’emendamento (che ad oggi risulta approvato), il M5S sarebbe dunque costretto a presentare la documentazione richiesta per scansare la multa, ovvero i rendiconti di esercizio e la relazione di controllo dei rendiconti da parte di una delle società di revisione accreditate. E’ richiesto che a presentarli siano ” i rappresentanti legali o i tesorieri dei partiti e movimenti politici”, che sono figure definite dagli statuti stessi dai partiti. La definizione di uno statuto e la produzione dei documenti di bilancio non obbligherebbero comunque il Movimento a ricevere automaticamente i rimborsi elettorali, per i quali deve essere in ogni caso fatta una ulteriore richiesta ai presidenti di Camera e Senato.
Anche se, come sostiene Di Maio, la decisione di non presentare lo statuto nel 2013 (osteggiato dal M5S in quanto simbolo della casta partitica e dei rimborsi elettorali) ha come effetto la multa l Movimento, è pur vero che 1) l’emendamento riguarda il tema della trasparenza e del rendiconto dei movimenti politici e non i rimborsi elettorali che il M5S può continuare a non richiedere; 2) non è solo questo emendamento a rendere fondamentale per il M5S l’adozione di uno statuto: in base alle nuova legge elettorale n. 52/2015, art. 2 comma 7 lett. b. – che modifica l’articolo 14, comma 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957, e successive modificazioni – viene stabilito che “i partiti o i gruppi politici organizzati, che intendono presentare liste di candidati nei collegi plurinominali, debbono depositare presso il Ministero dell’interno il proprio statuto […]”. Lo statuto quindi serve per candidarsi alle prossime elezioni.
A quanto ammontavano i rimborsi elettorali?
I rimborsi a cui il M5S ha rinunciato ammontano a circa 43 milioni di euro, come sottolineato in questa infografica di Openpolis e, più o meno, come dice Di Maio.
Il verdetto
La consequenzialità tra la premessa e le conclusioni nella frasi di Di Maio è un po’ opaca. Riassumendo, la multa ancora non è stata data e, laddove la legge dovesse passare con l’emendamento proposto, non verrebbe comunque data per aver rifiutato i rimborsi elettorali ma per la mancata rendicontazione dei bilanci. Lo statuto risulta essere tra i documenti necessari per questo e le motivazioni – pure da molti condivise – che hanno portato il Movimento nel 2013 a non redigerne uno conforme alla legge rischiano oggi di causare non solo una perdita finanziaria al movimento, ma anche la idoneità alle elezioni.