All’evento “Più liberi, più forti” dell’Enf – il raggruppamento di partiti euroscettici al Parlamento Europeo cui fanno parte, tra gli altri, la Lega Nord e il Front National di Le Pen – Salvini dichiara Schengen “morto”. A supporto di questa tesi il leader leghista cita dei dati dalla Svezia: a Pagella Politica non resta che verificare.



Un governo di sinistra



Partiamo confermando che il governo svedese è una coalizione socialdemocratica-verde guidata da Stefan Löfven.



Il governo non ha preso nessuna decisione



La questione dei richiedenti asilo è particolarmente sentita in Svezia; il Paese ha ricevuto oltre 160 mila richieste d’asilo nel 2015.



Il numero che cita Salvini nasce da un’intervista che il ministro degli Interni svedese Anders Ygeman ha rilasciato al giornale Dagens Industri il 27 gennaio scorso. Qui il ministro ha spiegato i piani del governo per rimpatriare i richiedenti asilo la cui domanda è stata rifiutata, aggiungendo che potrebbe trattarsi di un numero di persone tra i 60 mila e 80 mila.



Ci sono due precisazioni da fare, però, che rendono non corretta la dichiarazione di Salvini. La prima è che non è stata presa nessuna decisione sulle espulsioni dal governo. Come ha scritto lo stesso Ygeman su Twitter, sono organi giudiziari e non esecutivi atti a decidere chi ha diritto all’asilo e chi verrà espulso. Nell’ultimo trimestre (per cui sono disponibili i dati) le richieste d’asilo rifiutate del tutto erano “appena” il 20% delle decisioni prese, rispetto al 60% di quelle in Italia. La proporzione è simile per l’intero 2015 (12.375 su 44.590) ma decisamente più alta per le decisioni in ultima istanza (10.510 su 12.765).



Sommando le due cifre, i pareri negativi sono stati pari a circa il 40% del totale. Se questa proporzione si mantenesse tale anche per le richieste d’asilo del 2015 – difficile da prevedere senza analizzare almeno le diverse nazionalità e i profili demografici dei richiedenti asilo – è ragionevole aspettarsi circa 60 mila richieste rifiutate.







Qui però subentra la seconda precisazione: non tutti i richiedenti a cui viene rifiutata la domanda vengono espulsi, visto che chi è stato rifiutato in prima istanza può fare appello. In effetti non tutti coloro che vengono rifiutati se ne vanno: nel 2014 la Svezia ha ordinato a 14 mila persone di lasciare il Paese ma solo 6 mila circa sono state effettivamente rimpatriate. Difficile dire, quindi, se all’annuncio di maggior rigore seguirà un effettiva implementazione.




Schengen è morto



L’accordo di Schengen, sospeso da vari Paesi membri, inclusa la Svezia, è stato sicuramente molto criticato per aver reso più facile gli spostamenti all’interno dell’Unione Europea non solo a chi ne ha diritto ma anche a richiedenti asilo alla ricerca di un Paese con un migliore sistema di accoglienza o un mercato del lavoro più dinamico di quello che si lasciano alle spalle. La decisione di espellere i richiedenti asilo cui è stata rifiutata la domanda non è però contraria agli Accordi di Schengen – semplicemente perchè questi non hanno nulla a che fare con le politiche di asilo, dettate invece dal Regolamento di Dublino (anch’esso oggetto di critiche e probabile riforma).



A priori, la decisione della Svezia di implementare l’eventuale decisione delle proprie corti non contravverrebbe a nessuna norma europea.



Il verdetto



Salvini riprende un numero indicativo citato dal ministro degli Interni svedese e dà per certa ed effettuata l’espulsione di un numero di persone cui non è ancora stata nemmeno valutata la richiesta d’asilo. Sbaglia inoltre ad attribuire un legame tra la scelta di espellere i richiedenti asilo cui è stata negata la domanda d’asilo e il Trattato di Schengen, che regolamenta il libero movimento delle persone e non la politica d’asilo. “Nì”