“Noi dobbiamo uscire dalla retorica per cui l’Italia non fa abbastanza”, ha detto Matteo Renzi in un incontro con i giornalisti a margine della conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico tenuta a Parigi. Come primo elemento a sostegno della sua affermazione, il Presidente del Consiglio ha citato una drastica riduzione delle emissioni negli ultimi 25 anni ad opera dell’Italia. Vediamo se i dati la confermano.



Le emissioni dell’Italia



Sulle emissioni italiane abbiamo a disposizione i dati dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente. Proprio il 23 novembre 2015 è stato pubblicato il National Inventory Report 2015 (Nir 2015), che analizza la serie storica delle emissioni italiane dei gas serra (GHG, greenhouse gas) tra il 1990 e il 2013, con una stima per il 2014.



Nel comunicato stampa che accompagna la pubblicazione, Ispra ha scritto: “In Italia, nel 2013, le emissioni totali di gas serra, espresse in CO2 equivalente, sono diminuite del 6,7% rispetto all’anno precedente e del 16,1% rispetto all’anno base (1990)”. I dati preliminari per il 2014, già comunicati all’Unione Europea, indicano un’ulteriore riduzione, fino ad attestarsi alla cifra di 417 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Il grafico successivo, elaborato dalla tabella disponibile qui, riassume le cifre per il periodo di tempo che ci interessa (i totali escludono emissioni e sottrazioni causate da “uso del suolo, modifiche nell’uso del suolo e foreste”):



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Come si vede, la riduzione delle emissioni non è stata un processo lineare. Si è verificata soprattutto negli ultimi dieci anni: nel 2005 le emissioni erano maggiori rispetto al 1990 (544 milioni di tonnellate contro 521). Ad ogni modo, l’Ispra ha notato, come ricordavamo sopra, che la riduzione complessiva al 2013 è stata del 16,1%; se teniamo conto della stima per il 2014 (417 milioni di tonnellate), il calo è del 20%.



L’Ispra nota che la riduzione si è verificata in particolare a partire dal 2008 e che in essa, negli ultimi cinque anni, ha avuto un ruolo definito “notevole” (remarkable) la crisi economica (con la riduzione dei consumi energetici e il calo della produzione industriale) oltre alla delocalizzazione produttiva, alla crescita delle rinnovabili e ai miglioramenti nel campo dell’efficienza energetica.



Il contesto



Dal National Inventory Report 2015 e dal sito delle Nazioni Unite dedicato agli accordi sul cambiamento climatico possiamo trarre qualche utile informazione di contesto a questi numeri. La scelta del 1990 come anno di partenza non è casuale: fin dal Protocollo di Kyoto, firmato nel 1997 e ratificato dall’Italia nel 2002, è l’anno di base con cui vengono fatti di solito i confronti nel livello delle emissioni. Il principale gas serra, la CO2, conta in Italia per l’82,4% delle emissioni totali (comunque espresse in tonnellate di CO2 equivalenti). Tra il 1990 e il 2013, le emissioni di CO2 sono calate del 17,4%.



Con il Protocollo di Kyoto, l’Italia si è presa l’impegno di ridurre le emissioni del 6,5% tra il 2008 e il 2012, con un “periodo di allineamento” (true-up period) fino al 18 novembre 2015. Il ministro dell’Ambiente Galletti ha dichiarato alla Camera qualche giorno fa che questo obbiettivo è stato raggiunto, ma a questo proposito è necessaria una precisazione che faremo tra poco. Nel secondo periodo di riferimento, dal 2013 al 2020, gli Stati dell’Unione Europea hanno accettato di ridurre le emissioni di un complessivo 20% rispetto all’anno base, il 1990.






Un particolare interessante – anche perché messo poco in rilevanza in questi giorni – è che l’obbiettivo per il 2008-2012 è stato in effetti raggiunto, come ha dichiarato Galletti, ma con un espediente che vale la pena di notare. La riduzione delle emissioni italiane in quell’intervallo di tempo è stata in realtà del 4,6%, come scriveva l’Ispra presentando il Nir 2014. Per rientrare nei parametri del Protocollo di Kyoto, l’Italia ha dovuto acquistare quote per il “diritto di emissione” di circa 20 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti (è infatti possibile che i Paesi che rimangono sotto il livello di emissione loro assegnato “vendano” la differenza a chi ha sforato i limiti). Lo ha fatto ai primi di ottobre dalla Polonia, pagando 4,7 milioni di euro, il che ha permesso di presentarsi con tutti i conti ambientali in ordine alla scadenza del 18 novembre 2015 che ricordavamo sopra.



Il verdetto



Matteo Renzi dichiara che dal 1990 ad oggi le emissioni di gas serra italiane sono calate del 23%. I dati del Ministero dell’Ambiente parlano di una riduzione del 16,1, che arriva al 20% se si tiene conto delle stime per lo scorso anno. Sul modo in cui è stata ottenuta questa riduzione bisogna fare un po’ di appunti, visto che un peso rilevante lo ha avuto la crisi economica tenuto conto del fatto che l’Italia ha dovuto acquistare alcune quote di emissione dalla Polonia. “C’eri quasi” per Renzi.