Il 20 e 21 settembre i cittadini saranno chiamati a votare al referendum costituzionale confermativo, quindi senza quorum, sul taglio dei parlamentari. La misura prevede una riduzione del numero dei deputati dagli attuali 630 a 400, e i senatori da 315 a 200.
Uno dei punti più discussi della riforma, citato spesso dagli oppositori, è il fatto che un taglio dei parlamentari ridurrebbe la rappresentanza del nostro Parlamento.
Ma che cosa significa, dunque, “rappresentanza” in ambito politico? E qual è il nesso con la proposta di riforma sul taglio dei parlamentari? Procediamo con ordine.
Parlamento e rappresentanza
Generalmente, un Parlamento è considerato tanto più rappresentativo quanto è più basso il rapporto numerico tra elettori ed eletti. Un maggior numero di parlamentari in relazione alla popolazione dà insomma vita ad un Parlamento più rappresentativo.
Riportiamo un esempio fatto in un’altra nostra analisi per chiarire il concetto: in un ipotetico Paese in cui 100 deputati rappresentano 1.000 persone il rapporto tra eletti ed elettori è di a 1 a 10. In un organo composto da 100 parlamentari che rappresentano 100.000 persone il rapporto è invece di 1 a 1.000. Nel secondo caso la rappresentanza è dunque minore, rispetto al primo caso, a fronte di un rapporto numerico tra eletti ed elettori (1 a 1.000) più alto.
Un altro modo di guardare alla questione è considerare il “peso” attribuito al voto di ogni singolo cittadino. Nel caso di un rapporto di un parlamentare ogni 10 elettori, il voto di ogni cittadino “pesa” per il 10 per cento su ogni eletto. Con un rapporto di un a 1.000, ogni voto “pesa” invece per lo 0,1 per cento. Nel primo caso il voto di ogni singolo elettore è insomma molto più determinante, per l’eletto, rispetto al secondo caso.
Detto questo, vediamo qual è la situazione attuale nel Parlamento italiano, e come la riforma sul taglio dei Parlamentari inciderebbe sulla sua rappresentanza.
Referendum e rappresentanza
Al momento in Italia i membri del Parlamento sono 945, divisi in 630 deputati a 315 senatori (non contando i senatori a vita). Considerando una popolazione di circa 60 milioni di abitanti abbiamo all’incirca un parlamentare ogni 63 mila abitanti.
In seguito al taglio, così come proposto dalla riforma oggetto del referendum, il rapporto aumenterebbe a 1 parlamentare ogni 101 mila abitanti. La rappresentanza del Parlamento italiano, quindi, diminuirebbe.
Ad oggi l’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di parlamentari eletti a suffragio universale, seguita da Germania, Regno Unito, Francia e Spagna (è anche l’unico, o quasi, ad avere un sistema bicamerale perfetto). In seguito al taglio, e quindi con 600 parlamentari invece che 945, saremmo invece terzi dopo Berlino e Londra. La classifica cambia, come abbiamo scritto in un altro nostro approfondimento, se però consideriamo anche i parlamentari non eletti a suffragio universale.
In conclusione
Il 20 e 21 settembre i cittadini italiani potranno votare, tramite un referendum, una riforma costituzionale che propone di ridurre da 945 a 600 il numero di parlamentari.
Una delle conseguenze più immediate, e più discusse, sarebbe la diminuzione della rappresentanza dell’organo costituzionale: un minor numero di parlamentari eletti dal popolo, infatti, significherebbe che il voto dei cittadini avrebbe meno “peso” su ognuno di loro e che quindi la rappresentanza dell’organo costituzionale verrebbe ridotta.
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