Il presidente della Repubblica
sarà eletto con il voto dei cosiddetti “grandi elettori”, che salvo sorprese saranno 1.009: 321 senatori (considerando i sei senatori a vita), 630 deputati e
58 delegati regionali. Con qualche aggiunta dell’ultimo minuto: tra gli aventi diritto di voto ci sarà anche Fabio Porta del Partito democratico,
nominato senatore il 12 gennaio al posto di Adriano Cario, decaduto per brogli, e il 16 gennaio
si terranno a Roma le elezioni suppletive per riempire il seggio lasciato libero alla Camera dal sindaco della capitale Roberto Gualtieri.
Per eleggere il capo dello Stato, di norma i “grandi elettori” si riuniscono tutti insieme a Montecitorio, nell’aula della Camera, nella cosiddetta “seduta comune”. Ma quest’anno le cose andranno diversamente, come ha spiegato a
Pagella Politica l’ufficio stampa della Camera.
Addio “catafalco”
Proprio in questi giorni si sono svolte le mediazioni per decidere come scaglionare il voto ed evitare gli assembramenti in aula. Al confronto hanno partecipato i capigruppo dei partiti, i rappresentanti del governo e i collegi dei questori della
Camera e del
Senato. Questi organi, formati in totale da sei parlamentari, hanno tra i loro compiti quello di vigilare sul «buon andamento dell’amministrazione» e sull’applicazione delle norme nelle rispettive camere.
Il voto in seduta comune sarà diviso su più turni da 50 elettori: i primi a votare saranno i senatori a vita, seguiti in ordine alfabetico dai senatori, i deputati e infine i delegati regionali. Al momento dello spoglio potranno essere presenti contemporaneamente al massimo 200 parlamentari, scelti dai vari gruppi, più ulteriori 106 tra deputati e senatori, che potranno sedere sulle tribune. Chi è presente a Montecitorio dovrà indossare la mascherina Ffp2, più protettiva rispetto a quella chirurgica.
Le schede di voto non saranno compilate nel tradizionale “catafalco”, formato da cabine in legno poste al centro dell’aula per assicurare la segretezza del voto (Immagine 1). Il catafalco sarà sostituito da cabine molto probabilmente prive di tendine, ma dotate di un sistema per garantirne l’areazione. Rimarranno invece in uso le cosiddette “insalatiere”, le grandi urne in cui tutti gli elettori depositano la scheda con il proprio voto.