Ogni giorno, da quasi due anni, in Italia vengono diffusi i dati su quanto sono occupati da pazienti Covid-19 i posti letto di terapia intensiva e nei reparti di malattie infettive, pneumologia e medicina generale. Spesso si è sentito dire che questi numeri testimonierebbero come gli ospedali siano “vuoti”, o comunque non sotto pressione. Ma non è così.
Secondo i dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), ad oggi in Italia il 17 per cento dei posti di terapia intensiva
è occupato da pazienti Covid-19. Questo dato non tiene conto né di chi
si è negativizzato, ed è ancora ricoverato, né di tutti gli altri pazienti ricoverati per altri motivi. La stragrande maggioranza dei posti definiti come “liberi” in realtà è occupata da pazienti con patologie diverse dalla Covid-19.
In Italia non esistono dati su quanti posti letto in ospedale siano occupati complessivamente per tutte le patologie, ma è ragionevole assumere che questi reparti non siano normalmente vuoti: altrimenti difficilmente rimarrebbero aperti.
Nel 2017 – dunque prima della pandemia – l’occupazione in Italia dei posti in ospedale per i casi acuti (definito come il numero di giorni di degenza diviso il numero di posti letto moltiplicato per 365)
era del 79 per cento, contro una media del 75 per cento dei Paesi Ocse. Alcune linee guida internazionali, come quelle del Ministero della Salute britannico, nel 2018
raccomandavano di non superare il 90 per cento di occupazione per evitare che ci fosse il rischio che una persona non potesse essere ricoverata in rianimazione appena ne avesse avuto bisogno.
Altri Paesi forniscono i dati sulle occupazioni complessive, che smontano la narrazione degli ospedali “vuoti”. In
Svizzera, ad esempio, attualmente il 33 per cento degli 876 posti letto in terapia intensiva è occupato da pazienti Covid-19, il 46 per cento dei posti è occupato da pazienti con altre malattie e solo il 21 per cento è libero. A Zurigo, sebbene i pazienti Covid-19 occupino “solo” il 30 per cento dei posti, quelli completamente liberi sono meno del 9 per cento.
Negli
Stati Uniti, invece, all’8 gennaio i pazienti con la Covid-19 occupavano il 22 per cento dei posti letto, ma quelli realmente occupati erano quasi l’80 per cento. Per quanto riguarda le terapie intensive, a fronte di un’occupazione del 33 per cento dei pazienti Covid-19, quella reale complessiva era dell’82 per cento.
Inoltre, anche un numero non enorme di pazienti Covid-19 può mettere sotto pressione il sistema sanitario. In
Piemonte diversi ospedali e aziende sanitarie locali hanno iniziato a rimandare gli interventi non essenziali al fine di avere più posti letto e personale disponibile. A fine dicembre la
Valle d’Aosta ha sospeso i ricoveri, permettendo solo quelli provenienti dai pronto soccorsi, e ridotto l’attività chirurgica. La stessa decisione è stata presa anche in
Campania.