Mancano meno di due settimane alle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre, che interesseranno sei capoluoghi di provincia, tra cui Roma e Milano. Abbiamo già passato al setaccio i programmi elettorali dei candidati sindaco – non sempre disponibili – e le loro, più o meno, dispendiose campagne elettorali.

Vediamo adesso, più nel dettaglio, quali sono le alleanze messe in campo dalle varie compagini politiche per tentare la vittoria al voto.

A Roma le alleanze si fanno al ballottaggio

Per le elezioni romane non c’è stata nessuna alleanza a sorpresa, con i candidati entrati nel vivo della campagna elettorale tra confronti all’americana e comizi in piazza. Il centrodestra di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia si schiera unito con Enrico Michetti, avvocato, professore e speaker radiofonico che raccoglie anche l’adesione dell’Udc (in lista con Forza Italia). Il «mister Wolf» di Giorgia Meloni – così l’ha chiamato la presidente di Fdi – è stato scelto nonostante i dubbi degli alleati ed è sostenuto da sei liste: una per partito della coalizione, più “Rinascimento Cambiamo” – joint venture tra Rinascimento di Vittorio Sgarbi e Cambiamo di Giovanni Toti –, il Partito liberale europeo e la lista civica “Michetti sindaco”.

Non è riuscita invece l’alleanza anti-destra tra Pd e M5s sul modello della Regione Lazio. Il candidato del centrosinistra è Roberto Gualtieri (Pd), professore di storia alla Sapienza ed ex ministro dell’Economia nel governo Conte II, che ha vinto le primarie lo scorso 20 giugno. A sostegno di Gualtieri ci sono sette liste: oltre a quella del Pd, troviamo i Verdi, il Partito socialista italiano e quattro liste civiche (“Roma futura”, “Sinistra civica ecologista”, “Demos” e la lista “Gualtieri sindaco”).

Il Movimento 5 stelle candida la sindaca uscente Virginia Raggi, che nel 2016 vinse al ballottaggio contro Roberto Giachetti. Per tentare la riconferma Raggi mette in campo, oltre alla lista “M5s 2050”, cinque liste civiche: “Roma ecologista“, lista civica “Virginia Raggi”, “Sportivi per Roma”, “Roma decide” e “Con le donne per Roma”.

Una sola lista sostiene l’outsider di queste amministrative, Carlo Calenda. Il leader di Azione – autore di una massiccia campagna elettorale e protagonista sui social – schiera la sola lista civica “Calenda sindaco”, supportata anche da Italia viva di Matteo Renzi.

Per quanto riguarda i risultati, secondo le stime di YouTrend, si arriverà quasi sicuramente al ballottaggio tra Michetti e Gualtieri. Tra i due dovrebbe spuntarla quest’ultimo, che in un ipotetico secondo turno dovrebbe ottenere le preferenze degli elettori di Raggi e Calenda, arrivando al 74 per cento di probabilità di vittoria finale.

Per Milano una sfida a due dall’esito (quasi) scontato

Sono ben 13 i candidati sindaco sotto la Madonnina, ma quella per palazzo Marino è a tutti gli effetti una sfida a due: escluso il M5s – che candida la manager Layla Pavone ma che a Milano non è riuscito a formare una solida base elettorale – i “duellanti” saranno Luca Bernardo, pediatra del Fatebenefratelli candidato per il centrodestra, e il sindaco uscente Beppe Sala, per il centrosinistra. Bernardo – forte di una campagna elettorale costata quattro volte più di quella del sindaco uscente – è sostenuto da sei liste: le tre dei principali partiti del centrodestra, più la lista civica “Luca Bernardo”, “Milano popolare” dell’ex Pdl Maurizio Lupi e una del Partito liberale europeo.

Il grande favorito rimane però Sala, l’ex commissario Expo sindaco dal giugno 2016, supportato da tutto il centrosinistra. Per lui ci sono otto liste: Pd, Radicali, Riformisti (tra cui c’è anche Azione di Calenda), Volt ed Europa Verde (movimento a cui Sala ha aderito a marzo scorso), più le liste civiche “Milano unita”, “Milano in salute” e “Lista Beppe Sala sindaco”. Da segnalare inoltre la presenza di cinque candidati sindaco “a sinistra” di Sala: quattro comunisti, più la candidata di Potere al Popolo Bianca Tedone.

Tra gli indipendenti, c’è anche la candidatura di Gianluigi Paragone, il senatore ex M5s ed ex conduttore televisivo fondatore del partito euroscettico Italexit, autore di un vero e proprio boom di seguito sui social.

Passando ai sondaggi, per YouTrend ci sono pochi dubbi sul vincitore: Sala ha il 40 per cento di possibilità di vincere già al primo turno. Se così non dovesse essere, in un eventuale ballottaggio con Bernardo, le probabilità di una riconferma salirebbero comunque all’86 per cento.

Napoli amarcord: da Bassolino all’alleanza giallorossa

Il posto dell’uscente Luigi de Magistris – candidato alla presidenza della Regione Calabria – è conteso tra sette candidati sindaco: cinque uomini e due donne. Con tutta probabilità però sarà una sfida a tre. Il candidato favorito – nonostante una fede calcistica che a Napoli ha fatto discutere – è Gaetano Manfredi, ex rettore dell’Università Federico II ed ex ministro dell’Università del governo Conte II. È nel segno del governo giallorosso anche la coalizione che lo sostiene, con l’alleanza tra Partito democratico, Movimento 5 stelle e Leu: insieme a loro altre 11 liste, tra cui anche i Verdi.

Dall’altra parte c’è Catello Maresca, il magistrato ex sostituto procuratore alla direzione distrettuale antimafia (Dda) che si definisce «un indipendente» ma è di fatto supportato dalla coalizione di centrodestra. Per Maresca però si prospetta un inizio in salita: delle nove liste pronte a sostenerlo quattro sono state bocciate dal Tar di Napoli per ritardi nella presentazione dei documenti. Tra le escluse, oltre alle civiche “Catello Maresca”, “Catello Maresca sindaco” e “Movimento quattro zampe” del Partito animalista, c’era anche “Prima Napoli”, la lista della Lega di Matteo Salvini.

Il terzo big in corsa per palazzo San Giacomo è Antonio Bassolino, ex parlamentare Pci-Pds, già sindaco di Napoli dal 1993 al 2000, anno in cui è passato alla presidenza della Regione Campania fino al 201o. L’ex sindaco si candida da indipendente con quattro liste civiche e una di partito, Azione di Carlo Calenda.

Poche possibilità di vittoria invece per Alessandra Clemente, assessora alle Politiche giovanili della giunta de Magistris sostenuta da Potere al popolo, Pci e Rifondazione. Da segnalare, per ultimo, il candidato Giovanni Moscatella del Movimento 3V -Verità libertà azione, molto vicino a posizioni anti-vacciniste.

Secondo i sondaggi, l’alleanza Pd-M5s porterà i suoi frutti: Manfredi ha buone possibilità di vincere al primo turno e la quasi sicurezza di risultare eletto in un eventuale ballottaggio.

Sfida aperta a Torino, ma senza il M5s

Il capoluogo piemontese si appresta ad eleggere il nuovo primo cittadino post Chiara Appendino, con l’ex sindaca pentastellata che ha comunicato di non volersi candidare per un secondo mandato. Fallita come per Roma l’alleanza col Pd, il M5s ha quindi optato per la capogruppo in consiglio comunale Valentina Sganga, sostenuta anche dai Verdi. Le sue possibilità di vittoria, secondo i sondaggi, sono minime, con la contesa che si chiuderà al ballottaggio tra centrodestra e centrosinistra.

Il favorito è Stefano Lo Russo, professore di geologia al Politecnico candidato del centrosinistra che secondo YouTrend ha il 56 per cento di possibilità di vincere al ballottaggio. Per lui corrono sei liste: “Moderati”, “Sinistra ecologista”, Pd, Articolo Uno-Psi e due civiche: “Torino domani” e “Lista civica Lo Russo sindaco”.

Per il centrodestra corre invece Paolo Damilano, imprenditore ed ex presidente di Piemonte film commission e Museo nazionale del Cinema. Damilano – che il 20 settembre ha dovuto temporaneamente abbandonare la campagna elettorale a causa di un lieve malore – può contare su sette liste: oltre alla sua “Torino bellissima” ci sono Fdi, Lega, Forza Italia-Udc-Pli, Rinascimento (Sgarbi) con “Sì lavoro sì Tav” e il Popolo della famiglia, più la lista civica “Progresso Torino”.

Tra gli eventuali outsider, tre liste comuniste a sinistra di Lo Russo e una candidatura del Movimento Gay lgbt+. Tra gli “scettici”, invece, figurano le liste di Italexit e Movimento 3V.

Bologna, vittoria annunciata con l’alleanza Pd-M5s

Infine, vediamo qual è lo scenario che si prospetta a Bologna. Percentuali “bulgare” nei sondaggi per il candidato della coalizione Pd-M5s Matteo Lepore. Per YouTrend l’assessore alla cultura in carica ha addirittura il 98 per cento di possibilità di vincere al primo turno, e altrettante nel poco probabile ballottaggio. Esponente di spicco del Partito democratico, per Lepore concorrono sette liste: oltre a Pd e M5s, ci sono Volt-Psi, Europa Verde e tre liste civiche (tra cui quella di Isabella Conti, supportata da Italia viva).

A tentare quella che sembra un’impresa impossibile – dal dopoguerra nel capoluogo emiliano c’è stata una sola amministrazione di centrodestra, nel periodo 1999-2004 – è Fabio Battistini, imprenditore bolognese sostenuto, oltre che dal trittico Fdi-Lega-FI, anche da una lista civica e dal Popolo della famiglia.

Tra gli altri candidati, c’è Marta Collot, portavoce di Potere al popolo, e due liste comuniste. Non mancano nemmeno a Bologna una lista Italexit e una del Movimento 3V.