Dall’inizio della pandemia di Covid-19 il tema delle carceri italiane ha trovato ciclicamente spazio nel dibattito politico e culturale, soprattutto in seguito a episodi di cronaca anche molto controversi.
Un esempio sono le rivolte scoppiate in numerose carceri – da Milano a Caserta – tra marzo e aprile 2020, nelle fasi iniziali dell’emergenza sanitaria legata all’epidemia di Covid-19. In quel periodo i detenuti denunciavano casi di contagio da nuovo coronavirus all’interno delle strutture, la mancanza di dispositivi di protezione e lo stop alle visite dall’esterno, sia in modo pacifico sia compiendo atti di vandalismo.
Nel giro di pochi giorni però l’iniziale clamore causato dai metodi utilizzati sia da parte dei manifestanti che degli agenti era presto passato in secondo piano, lasciando spazio all’arrivo del primo lockdown nazionale e al progressivo riempirsi dei reparti di terapia intensiva.
Si è tornati a parlare di carceri solo di recente in seguito alla pubblicazione, da parte del quotidiano Domani, delle immagini riprese dalle telecamere di sicurezza nella struttura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che mostrano pestaggi e violenze commessi dagli agenti di polizia penitenziaria nei confronti dei detenuti il 6 aprile 2020, il giorno successivo a una protesta scoppiata a causa della mancanza di dispositivi di protezione individuale. 117 agenti che hanno partecipato al pestaggio sono indagati, e 52 sono stati sottoposti a misure cautelari.
Il video ha riaccesso quindi la discussione intorno alla situazione delle carceri italiane, storicamente sovraffollate e spesso tralasciate dalla stampa. Al di là dei commenti relativi all’episodio di Caserta, cerchiamo di capire meglio la situazione in cui si trovano gli edifici penitenziari italiani guardando ai dati.
Un esempio sono le rivolte scoppiate in numerose carceri – da Milano a Caserta – tra marzo e aprile 2020, nelle fasi iniziali dell’emergenza sanitaria legata all’epidemia di Covid-19. In quel periodo i detenuti denunciavano casi di contagio da nuovo coronavirus all’interno delle strutture, la mancanza di dispositivi di protezione e lo stop alle visite dall’esterno, sia in modo pacifico sia compiendo atti di vandalismo.
Nel giro di pochi giorni però l’iniziale clamore causato dai metodi utilizzati sia da parte dei manifestanti che degli agenti era presto passato in secondo piano, lasciando spazio all’arrivo del primo lockdown nazionale e al progressivo riempirsi dei reparti di terapia intensiva.
Si è tornati a parlare di carceri solo di recente in seguito alla pubblicazione, da parte del quotidiano Domani, delle immagini riprese dalle telecamere di sicurezza nella struttura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che mostrano pestaggi e violenze commessi dagli agenti di polizia penitenziaria nei confronti dei detenuti il 6 aprile 2020, il giorno successivo a una protesta scoppiata a causa della mancanza di dispositivi di protezione individuale. 117 agenti che hanno partecipato al pestaggio sono indagati, e 52 sono stati sottoposti a misure cautelari.
Il video ha riaccesso quindi la discussione intorno alla situazione delle carceri italiane, storicamente sovraffollate e spesso tralasciate dalla stampa. Al di là dei commenti relativi all’episodio di Caserta, cerchiamo di capire meglio la situazione in cui si trovano gli edifici penitenziari italiani guardando ai dati.