In queste settimane il Parlamento è molto impegnato nell’esame di proposte di legge che puntano a istituire nuove giornate nazionali. A luglio, il calendario dei lavori della Camera prevede l’esame di due proposte: una per creare la Giornata nazionale delle persone scomparse, l’altra per istituire la Giornata in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione. Se approvate, queste due proposte dovranno ottenere anche il via libera del Senato, dove è in discussione la proposta per istituire la Giornata nazionale contro la denigrazione dell’aspetto fisico delle persone (il cosiddetto body shaming), già approvata all’unanimità dalla Camera lo scorso 25 giugno.
Insomma, il Parlamento è particolarmente attivo sul fronte delle giornate nazionali. Se queste tre nuove ricorrenze venissero approvate in via definitiva, il numero complessivo delle giornate istituite in questa legislatura salirebbe a 12. Le altre nove sono dedicate, rispettivamente, alla promozione delle manifestazioni in abiti storici, alla prevenzione veterinaria, agli internati italiani nei campi di concentramento, alle periferie urbane, all’agricoltura, al rispetto, al Made in Italy, all’ascolto dei minori e quella contro la violenza verso il personale scolastico.
Secondo i calcoli di Pagella Politica, basati su dati forniti dalla Camera, in nessun’altra legislatura sono state approvate così tante giornate nazionali.
Va chiarito che queste giornate non equivalgono ai giorni festivi. «Nelle giornate nazionali le autorità possono promuovere eventi specifici per sensibilizzare su un tema specifico, ma le attività lavorative proseguono, a differenza dei giorni festivi, come la festa della Repubblica del 2 giugno o la festa della Liberazione dal nazifascismo del 25 aprile», ha spiegato a Pagella Politica Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale all’Università Roma Tre.
Celotto ha anche precisato che le giornate nazionali si distinguono dalle solennità civili, come il 4 ottobre, dedicato ai Santi patroni d’Italia San Francesco e Santa Caterina. «Le solennità civili non sono giornate festive, ma si distinguono delle giornate nazionali perché prevedono l’esposizione della bandiera italiana degli edifici pubblici», ha spiegato il professore.
In passato, le solennità civili consentivano alle pubbliche amministrazioni di ridurre l’orario di lavoro, ma questa possibilità è stata abolita nel 1977.
Insomma, il Parlamento è particolarmente attivo sul fronte delle giornate nazionali. Se queste tre nuove ricorrenze venissero approvate in via definitiva, il numero complessivo delle giornate istituite in questa legislatura salirebbe a 12. Le altre nove sono dedicate, rispettivamente, alla promozione delle manifestazioni in abiti storici, alla prevenzione veterinaria, agli internati italiani nei campi di concentramento, alle periferie urbane, all’agricoltura, al rispetto, al Made in Italy, all’ascolto dei minori e quella contro la violenza verso il personale scolastico.
Secondo i calcoli di Pagella Politica, basati su dati forniti dalla Camera, in nessun’altra legislatura sono state approvate così tante giornate nazionali.
Va chiarito che queste giornate non equivalgono ai giorni festivi. «Nelle giornate nazionali le autorità possono promuovere eventi specifici per sensibilizzare su un tema specifico, ma le attività lavorative proseguono, a differenza dei giorni festivi, come la festa della Repubblica del 2 giugno o la festa della Liberazione dal nazifascismo del 25 aprile», ha spiegato a Pagella Politica Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale all’Università Roma Tre.
Celotto ha anche precisato che le giornate nazionali si distinguono dalle solennità civili, come il 4 ottobre, dedicato ai Santi patroni d’Italia San Francesco e Santa Caterina. «Le solennità civili non sono giornate festive, ma si distinguono delle giornate nazionali perché prevedono l’esposizione della bandiera italiana degli edifici pubblici», ha spiegato il professore.
In passato, le solennità civili consentivano alle pubbliche amministrazioni di ridurre l’orario di lavoro, ma questa possibilità è stata abolita nel 1977.