La vendita di ITA Airways a Lufthansa è quasi fatta

L’accordo tra il Ministero dell’Economia e la compagnia tedesca deve ricevere solo il via libera definitivo della Commissione Ue
Ansa
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Nella serata dell’11 novembre il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha comunicato di aver inviato alla Commissione europea l’accordo che prevede l’ingresso della compagnia aerea tedesca Lufthansa in ITA Airways. Quest’ultima è la compagnia di bandiera italiana che nel 2021 ha sostituito Alitalia ed è al 100 per cento controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dunque dal governo italiano. 

L’accordo rientra tra le «misure correttive» richieste dalla Commissione Ue per approvare la vendita di ITA Airways alla compagnia tedesca: secondo la Direzione generale della Concorrenza della Commissione Ue, infatti, la fusione tra le due aziende del trasporto aereo avrebbe rischiato di creare una situazione di monopolio su alcune tratte, violando le regole europee sulla concorrenza. Per questo motivo, entro la mezzanotte dell’11 novembre le due parti avrebbero dovuto dimostrare di aver affidato queste rotte ad altre compagnie aeree. 

Nei giorni scorsi c’erano state alcune tensioni tra il governo italiano e Lufthansa per la firma di questi contratti, a causa del tentativo della società tedesca di proporre all’Italia un prezzo di acquisto inferiore a quello pattuito. Alla fine lo sconto non sembra esserci stato, visto che il comunicato del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha specificato che «le condizioni economiche previste non hanno subito variazioni rispetto all’accordo già siglato». Secondo il Corriere della Sera, il riavvicinamento tra le parti è stato possibile soltanto in seguito a un incontro riservato che si è tenuto tra il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti e l’amministratore delegato di Lufthansa Carsten Spohr. 

Lufthansa verserà quindi nelle casse di ITA Airways 325 milioni di euro, rilevando il 41 per cento dell’azienda. Successivamente l’azienda tedesca pagherà altri 325 milioni per acquisire un ulteriore 49 per cento di ITA Airways, più un possibile bonus da 100 milioni se saranno raggiunti determinati traguardi. Tra il 2028 e il 2029 Lufthansa potrà decidere di acquistare il restante 10 per cento del capitale azionario al prezzo di 79 milioni di euro.

Una trattativa complicata

Il 2 gennaio 2023, pochi mesi dopo il suo insediamento, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha firmato un decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) in cui ha stabilito le modalità con cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze avrebbe potuto cedere le sue quote di ITA Airways a investitori interessati all’acquisto della compagnia aerea. All’epoca il decreto era stato interpretato come un’apertura a Lufthansa, dal momento che nel testo c’era scritto che «la maggioranza del capitale oggetto di ciascuna fase dell’operazione» dovrà essere acquisita da «una compagnia aerea» e che, in seguito all’uscita totale del ministero dal capitale di ITA Airways, la maggioranza del capitale dovrebbe essere detenuta proprio da una società di trasporto aereo. In questo modo erano stati esclusi dalla trattativa soggetti inizialmente interessati alla compagnia aerea italiana come Certares, un fondo attivo nel settore del turismo che detiene quote in aziende come Hertz e Tripadvisor. 

Pochi giorni dopo la pubblicazione del decreto, Lufthansa ha inviato la sua prima offerta al governo italiano, che dopo alcune modifiche è stata accettata e notificata all’Ue a novembre 2023. 

A gennaio di quest’anno, però, la Commissione europea ha espresso dubbi sulla fusione tra l’azienda italiana e quella tedesca. L’allora commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager ha comunicato infatti l’intenzione di «valutare più nel dettaglio l’operazione» per evitare possibili situazioni di monopolio sulle «rotte a corto raggio che collegano l’Italia con i paesi dell’Europa centrale». Il 23 gennaio la commissione ha dunque avviato «un’indagine approfondita sul progetto di acquisizione di ITA da parte di Lufthansa», che lo scorso marzo ha portato alla pubblicazione di uno statement of objections. Questo è documento in cui sono stati elencati tutti i dubbi e gli eventuali problemi riguardanti la fusione tra le due compagnie. Le indagini della commissione sono terminate il 3 luglio, quando in seguito alle risposte e alle garanzie offerte da Lufthansa e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze l’acquisizione è stata formalmente approvata, a patto di rispettare alcune condizioni finali.

Quest’ultime, stando al comunicato del Ministero dell’Economia e delle Finanze, sarebbero state soddisfatte in questi giorni e la vendita di ITA Airways, dopo quasi due anni di trattative, potrebbe essere chiusa a breve.

I costi di ITA e Alitalia

Il dibattito sulla vendita della compagnia di bandiera italiana va avanti ormai da decenni. Negli anni Alitalia ha generato forti perdite economiche e lo Stato è dovuto intervenire più volte con finanziamenti per mantenere la compagnia operativa, spendendo quasi 11 miliardi di euro in circa 40 anni, la metà dei quali dal 2008 in poi.

A causa di questi costi, diversi governi hanno intavolato trattative per vendere una parte della società a investitori privati, mantenendo però la quota di maggioranza della compagnia sempre in mano allo Stato. Nonostante le spese ingenti, infatti, una compagnia pubblica di trasporto aereo è in genere considerata un asset importante per un Paese, in termini economici, di prestigio, ma soprattutto di tutela di consumatori e dipendenti. Diversi partiti in passato si sono opposti alla vendita della compagnia di bandiera, con alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle e di Fratelli d’Italia che hanno esaltato (esagerando) il valore del «marchio» Alitalia.

Gli aiuti statali non si sono fermati neppure con il passaggio a ITA Airways, avvenuto in seguito a una “rinazionalizzazione” della compagnia durante il secondo governo Conte. Questi nuovi aiuti sono stati necessari per far fronte a problemi come l’aumento del prezzo dei carburanti, con ITA Airways che ha continuato a registrare perdite economiche, sebbene nel 2023 ci siano stati i primi segnali di ripresa.

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