Il governo ha pubblicato un decreto per la vendita di Ita

Il Dpcm pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale sembra favorire l’acquisto da parte di Lufthansa-Msc, chiudendo le porte al fondo d’investimento statunitense scelto dal governo Draghi
ANSA
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Il 2 gennaio è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) riguardante la vendita di Ita Spa, nota come Ita Airways, che dal 2021 è la compagnia aerea di bandiera italiana in sostituzione della precedente Alitalia, attiva dal 1946 al 2021.

Il decreto, firmato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni insieme al ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti (Lega) e al ministro delle Imprese e il made in Italy Adolfo Urso (Fratelli d’Italia), stabilisce le modalità con cui il Ministero dell’Economia, titolare del 100 per cento della società, potrà cedere le sue quote a uno o a un gruppo di investitori privati interessati all’acquisto della compagnia. Ma cosa dice di preciso questo decreto, e a chi sarà venduta Ita? Abbiamo fatto chiarezza.

I costi di Ita e Alitalia

La vendita della compagnia di bandiera da parte dello Stato è una questione che va avanti ormai da decenni: durante la sua attività infatti Alitalia ha generato forti perdite economiche e lo Stato è dovuto intervenire più volte con finanziamenti per mantenere la compagnia operativa, spendendo quasi 11 miliardi di euro in circa 40 anni, la metà dei quali dal 2008 in poi.

A causa di questi costi, diversi governi hanno intavolato trattative per aprire la società a capitali privati, mantenendo però la quota maggioritaria della compagnia sempre in mano allo Stato. Nonostante le spese ingenti infatti una compagnia pubblica di trasporto aereo è in genere considerata un asset importante per un Paese, in termini economici, di prestigio, ma soprattutto di tutela di consumatori e dipendenti. Molti partiti in passato si sono opposti alla vendita della società e di recente anche alcuni esponenti del Movimento 5 stelle e di Fratelli d’Italia hanno esaltato (esagerando) il valore del «marchio» Alitalia.

In ogni caso, anche con il passaggio a Ita, avvenuto in seguito a una “rinazionalizzazione” della compagnia con il governo Conte II, gli aiuti statali non sono terminati e la società, a causa di una serie di fattori tra cui l’aumento del prezzo dei carburanti, ha registrato perdite economiche anche nel 2022.

Che cosa dice il decreto

In realtà, come si legge dal testo pubblicato in Gazzetta ufficiale, il Dpcm era stato approvato in sede di governo già il 22 dicembre e registrato dalla Corte dei Conti il giorno successivo. Con la pubblicazione in Gazzetta, il decreto però entra ufficialmente in vigore: ma cosa prevede di preciso?

Semplificando, il documento afferma la volontà del Ministero dell’Economia di procedere alla «cessione della partecipazione in Ita Spa» attraverso una trattativa «diretta e limitata» con i soggetti che hanno partecipato alla «procedura competitiva» inaugurata lo scorso febbraio dal governo Draghi attraverso un altro decreto. Nei mesi successivi, le principali manifestazioni di interesse presentate per l’acquisto della maggioranza di Ita erano state tre, una proveniente da una cordata composta dalla compagnia aerea tedesca Lufthansa insieme al colosso della logistica Msc (con sede in Svizzera ma di proprietà italiana) e due da parte di due fondi d’investimento statunitensi, Indigo Partners e Certares, un fondo nato nel 2012 che gestisce oltre 10 miliardi di dollari e detiene quote in molte importanti società del settore turismo, da Tripadvisor a Hertz.

I possibili acquirenti

A settembre il governo Draghi aveva iniziato una trattativa esclusiva proprio con Certares, nella cui offerta partecipavano in quota minoritaria anche la compagnia francese Air France e la statunitense Delta Airlines. Secondo fonti stampa, i motivi alla base della scelta di trattare con Certares sarebbero stati la valutazione economica della società – 600 milioni per il 56 per cento, in linea con quella del Mef – e la garanzia di due posti per il Ministero nel nuovo consiglio d’amministrazione di Ita.

La discussione si è poi arenata in seguito all’insediamento del nuovo governo Meloni. Già a fine ottobre infatti il ministro Giorgetti aveva interrotto la trattativa esclusiva con il fondo di investimento, segnando una discontinuità con il governo precedente e affermando la volontà del nuovo esecutivo di trovare «un partner solido che garantisca un futuro certo alla compagnia».

In questo senso, il Dpcm pubblicato il 2 gennaio sembrerebbe essere un’apertura nei confronti di Lufthansa, dal momento che nel testo si legge come «la maggioranza del capitale oggetto di ciascuna fase dell’operazione» dovrà essere acquisito da «una compagnia aerea» e anche che, in seguito all’uscita totale del ministero dal capitale di Ita, «la maggioranza di questo» sia detenuto proprio da una società di trasporto aereo. Secondo i commentatori quindi il fondo Certares non avrebbe più i requisiti necessari per presentare un’offerta d’acquisto, a meno che non faccia parte di una cordata guidata da una compagnia aerea.

Al momento non è possibile sapere con certezza a quanto ammonterebbe la quota di capitale di Ita che la cordata Lufthansa-Msc sarebbe disposta ad acquistare, ma diverse indiscrezioni raccolte in questi giorni dai media italiani affermano che la cordata punterebbe ad acquisire il pieno controllo della compagnia «nel medio periodo».

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