Vannacci dà i numeri sull’estinzione degli italiani

Il vicesegretario della Lega ha citato una previsione demografica «distopica» senza capirla bene
AFP
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Il 6 novembre, ospite a Dritto e Rovescio su Rete4, il vicesegretario della Lega Roberto Vannacci ha fatto un ragionamento – basato su un dato travisato, come vedremo – per dimostrare che l’immigrazione senza integrazione «favorisce l’instaurarsi di culture che non hanno nulla a che vedere con la cultura del Paese ospitante», portando alla sua scomparsa.

Vannacci sostiene l’esistenza di un «circolo vizioso», in cui l’arrivo di nuovi immigrati, se non assimilati, porta alla formazione di comunità separate e, una volta ottenuto il diritto di voto, «queste persone votano a favore di altri immigrati». «Piano piano, la cultura che prima era maggioritaria nel Paese ospitante va a decadere, va a cancellarsi», ha aggiunto Vannacci, portando a sostegno della sua posizione una previsione «fatta da un think tank molto importante».

Secondo questa previsione, «con l’attuale trend delle immigrazioni, e con l’attuale inverno demografico italiano, l’ultimo italiano di origine nascerà nel 2220». «Il bello della demografia è che è una scienza esatta, si basa su numeri: se non cambiamo nulla, questo è quello che succederà», ha concluso il parlamentare europeo della Lega, sostenendo che «dobbiamo fare in modo che le porte siano aperte a quegli immigrati che vogliono e desiderano essere assimilati nella cultura che li ospita».

In altre parole, secondo Vannacci, una statistica autorevole dimostra che senza un processo di assimilazione culturale, l’immigrazione finirà per sostituire la popolazione e cancellare l’identità italiana. Nei toni e nella logica, il suo ragionamento ricorda la cosiddetta “teoria della sostituzione etnica”, secondo cui i flussi migratori porterebbero alla progressiva sostituzione della popolazione e della cultura originaria di un Paese.

Al di là delle opinioni politiche sull’immigrazione, abbiamo verificato che cosa dice davvero la «statistica» citata dal vicesegretario della Lega, che l’ha travisata.
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La simulazione di Ambrosetti

Il «think tank» di cui parla Vannacci è The European House Ambrosetti (THEA), una società di consulenza e analisi economica che organizza ogni anno il Forum di Cernobbio e realizza studi su vari temi, tra cui la competitività, la produttività e le politiche per la crescita. A un evento organizzato a novembre 2024, intitolato “Valorizzare il capitale umano per lo sviluppo del Paese”, l’amministratore delegato di THEA Valerio De Molli ha presentato i risultati di una simulazione per evidenziare in modo estremo la dinamica demografica del nostro Paese (Grafico 1).
Grafico 1. La slide della presentazione di De Molli con la simulazione citata erroneamente da Vannacci – Fonte: THEA
Grafico 1. La slide della presentazione di De Molli con la simulazione citata erroneamente da Vannacci – Fonte: THEA
Il grafico mostra uno scenario puramente ipotetico: un esercizio di proiezione «distopica» – così è stata definita da THEA – costruito applicando meccanicamente i trend di natalità e mortalità osservati in Italia tra il 2004 e il 2024.

Gli autori hanno ipotizzato, da un lato, che in Italia il tasso di natalità complessivo – cioè il numero di nati vivi in un anno ogni mille abitanti, senza distinzioni di nazionalità – continui a diminuire al ritmo medio annuo registrato negli ultimi vent’anni, pari a -1,7 per cento. Dall’altro lato, hanno ipotizzato che il tasso di mortalità – cioè il numero di decessi ogni mille abitanti – continui ad aumentare dell’1,1 per cento l’anno.

Nello scenario di riferimento non si tiene conto di altre variabili, come l’immigrazione, l’aumento dell’aspettativa di vita o eventuali cambiamenti nelle politiche familiari. Si tratta dunque di una simulazione “a parità di altre condizioni”: il suo unico scopo è mostrare in modo estremo quali sarebbero le conseguenze solo se il calo delle nascite proseguisse senza alcuna correzione.

Nel grafico le nascite complessive (linea arancione) – sia di italiani sia di stranieri residenti in Italia – crollano progressivamente fino ad azzerarsi nel 2225. In base alle premesse della simulazione, la popolazione residente si azzererebbe invece nel 2307, assumendo un’aspettativa di vita media costante di 82,6 anni.

Per avere un’idea di quanto sia pessimista la simulazione di THEA, basta confrontarla con le previsioni ufficiali di ISTAT. Secondo l’istituto nazionale di statistica, in base a uno scenario mediano – cioè l’ipotesi centrale tra quelle considerate più e meno favorevoli – nel 2080 gli abitanti residenti in Italia saranno circa 46 milioni. Nella simulazione di THEA sono meno di 30 milioni.

L’errore di Vannacci

Le etichette «ultimo italiano sulla Terra» e «ultima nascita in Italia» presenti nel grafico non vanno lette in senso letterale o identitario, come ha fatto Vannacci. Non si riferiscono alla nazionalità o alle origini etniche delle persone, ma semplicemente al punto in cui, nello scenario ipotizzato, il numero delle nascite in Italia scenderebbe a zero e la popolazione residente nel nostro Paese si azzererebbe del tutto. Sono quindi formule sintetiche, usate per rendere visivamente l’idea dell’estinzione aritmetica di una popolazione in assenza di nuove nascite, non riferimenti a categorie come «italiani di origine», per usare l’espressione di Vannacci, o «nati con cittadinanza italiana».

Il vicesegretario della Lega ha quindi attribuito a questa simulazione un significato che non ha. L’ha presentata come una previsione reale, sostenendo che la demografia sia una «scienza esatta», quando in realtà si tratta di un esercizio teorico costruito su ipotesi molto semplificate. L’ha collegata all’immigrazione, che lo scenario non considera, e l’ha trasformata in un’argomentazione identitaria, parlando della scomparsa della civiltà italiana, un concetto che non compare né nei dati né nel linguaggio usato da THEA. 

Per usare correttamente quel dato, Vannacci avrebbe dovuto limitarsi a dire che la simulazione di Ambrosetti mostra in modo estremo gli effetti di un calo delle nascite protratto nel tempo, senza collegarla all’immigrazione o alla “civiltà italiana”. Avrebbe potuto presentarla come un monito sulla crisi demografica, non come una profezia identitaria. Allo stesso modo, per dare ragione al suo ragionamento, la simulazione di THEA avrebbe dovuto includere l’immigrazione come variabile, distinguere la popolazione per cittadinanza o origine e ipotizzare un completo fallimento dei processi di integrazione culturale: elementi che nel modello di Ambrosetti non compaiono affatto.

In sintesi, la simulazione «distopica» di THEA mostra un rischio aritmetico legato al calo delle nascite, mentre Vannacci l’ha trasformata in una profezia identitaria, attribuendone le cause all’immigrazione (tra l’altro, senza la quale, il calo della natalità in Italia sarebbe ancora più forte).

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