Lunedì 25 novembre il gruppo bancario Unicredit, che ha sede a Milano, ha comunicato di aver fatto un’offerta per acquistare un’altra banca italiana, il Banco BPM. L’operazione, il cui costo complessivo si aggirerebbe intorno ai 10 miliardi di euro, è definita “offerta pubblica di scambio volontaria” (OPSC). In parole semplici, consiste nel tentativo di acquistare le azioni di Banco BPM “scambiandole” con azioni di Unicredit a un prezzo vantaggioso per gli azionisti, visto che l’offerta di Unicredit ha aggiunto un +0,5 per cento al valore ufficiale delle azioni BPM. In questo modo, la banca offerente può acquistare le quote dell’altra banca senza compromettere direttamente le sue liquidità. «Tre anni fa abbiamo definito la nostra ambizione di costruire la banca per il futuro dell’Europa. Oggi facciamo un passo avanti molto importante, estendendo un’offerta agli stakeholder di Banco BPM affinché si uniscano a noi e al nostro viaggio», ha scritto su LinkedIn Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit annunciando l’offerta. 

Se l’operazione dovesse avere esito positivo, Unicredit diventerebbe uno dei principali gruppi bancari europei per capitalizzazione. Secondo il Financial Times, la mossa di Unicredit sarebbe motivata dalla tendenza del settore bancario al “consolidamento”, ossia alla creazione di gruppi sempre più grandi e con capitalizzazioni sempre maggiori allo scopo di competere nei mercati internazionali. Unicredit, infatti, sta provando da tempo ad acquistare la banca tedesca Commerzbank.

Come ha spiegato lo stesso Orcel, l’offerta di scambio volontaria «non è vincolante» e decidere se accettarla o meno spetterà al consiglio di amministrazione di Banco BPM, che si è riunito a Milano la mattina di mercoledì 26 novembre. Secondo fonti stampa, i consiglieri di amministrazione di Banco BPM reputato il tentativo di Unicredit “ostile”, un termine usato per indicare un tentativo di acquisto fatto senza un precedente accordo tra le società.

L’annuncio di Unicredit non è piaciuto nemmeno al governo. Poche ore dopo la notizia, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti (Lega) ha detto che l’offerta d’acquisto è stata «comunicata ma non concordata con il governo». Giorgetti ha inoltre evocato la possibilità di utilizzare il golden power, lo strumento normativo con il quale il governo può decidere di bloccare alcune operazioni finanziarie che possono creare situazioni di monopolio o rischiano di intaccare l’interesse nazionale. Al momento non è chiaro se l’acquisto di Banco BPM da parte di Unicredit presenti o meno gli estremi per l’uso del golden power. Giorgetti ha aggiunto che le valutazioni del suo ministero e di tutto il governo saranno fatte quando Unicredit invierà la documentazione necessaria a ricevere le autorizzazioni, ma intanto ha chiesto alla Banca d’Italia di vigilare sull’operazione.

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, leader del partito di Giorgetti, ha criticato l’operazione di Unicredit, definendo quest’ultima «una banca straniera» con «poco o niente» di italiano. Le azioni di Unicredit sono detenute in maggioranza da investitori statunitensi e solo l’8 per cento è di proprietà italiana. Nonostante questo, la banca ha in Italia la sua sede legale e gran parte dei suoi uffici, tra cui la Torre Unicredit a Milano. «A me le concentrazioni e i monopoli non piacciono mai: ero rimasto al fatto che Unicredit volesse crescere in Germania», ha detto Salvini a margine di un evento a Milano, aggiungendo che per lui l’importante è che «soggetti italiani che potrebbero creare il terzo polo bancario italiano non vengano messi in difficoltà». 

Quando parla di “terzo polo bancario”, Salvini fa riferimento a un’altra operazione in corso, quella tra BPM e Monte dei Paschi di Siena (MPS). Il 13 novembre BPM ha acquistato il 5 per cento delle azioni di MPS, il cui principale azionista è il Ministero dell’Economia e delle Finanze, e che il governo sta provando a mettere sul mercato. Secondo Salvini, l’operazione di Unicredit potrebbe mettere a rischio l’acquisto di altre quote di MPS da parte di BPM, intralciando i progetti del governo.