Di recente, si è tornati a parlare della “italianità” di Unicredit, una delle protagoniste del cosiddetto “risiko bancario”, l’insieme di offerte di acquisto e fusioni che negli ultimi mesi hanno coinvolto diverse banche. Tra queste operazioni c’è l’interesse di Unicredit a comprare Banco BPM, con l’obiettivo di creare il più grande gruppo bancario del Paese. Unicredit è infatti già in cima alla classifica per capitalizzazione di mercato, con un valore totale delle azioni di 89 miliardi di euro, davanti a Intesa Sanpaolo (86 miliardi) e a Banco BPM, che occupa il terzo posto con 15 miliardi.
La fusione è stata osteggiata dal governo, che ha deciso di ricorrere al golden power, uno strumento con cui può condizionare o bloccare operazioni di mercato in nome della sicurezza nazionale. In questo caso, la volontà del governo sarebbe quella di evitare un’eccessiva concentrazione nel settore bancario.
Negli scorsi mesi, intervistato sul tema, il leader della Lega Matteo Salvini ha spiegato la sua contrarietà all’acquisto tra Unicredit e Banco BPM, affermando che «Unicredit ormai di italiano ha poco e niente: è una banca straniera». A suo dire, questa accusa sarebbe giustificata dal fatto che il principale azionista della banca è Blackrock, società di investimenti statunitense che detiene il 7,4 per cento del capitale di Unicredit.
Con una lettera inviata il 14 luglio, la Commissione europea ha criticato la scelta del governo di usare il golden power, mettendo in dubbio la legittimità del provvedimento. Secondo la Commissione Ue, l’adozione e l’entrata in vigore di un decreto approvato dal governo ad aprile, «senza previa comunicazione alla Commissione», vìola gli obblighi formali di notifica e sospensione previsti dalla normativa europea.
A queste contestazioni di forma si aggiunge una critica di merito: nella lettera si legge infatti che «la Commissione dubita che l’acquisizione di BPM, una banca italiana, da parte di Unicredit, un’altra banca italiana, possa creare un reale e sufficientemente grave rischio per la sicurezza pubblica» (corsivo nostro).
Il governo italiano ha tempo fino all’8 agosto per rispondere alla Commissione Ue; fino ad allora, le operazioni per un’eventuale fusione restano sospese. Per le istituzioni europee, dunque, Unicredit è a tutti gli effetti una banca italiana. Ma allora chi ha ragione su questo punto: Salvini o la Commissione Ue? Proviamo a fare chiarezza, indossando i nostri occhiali da economisti.
La fusione è stata osteggiata dal governo, che ha deciso di ricorrere al golden power, uno strumento con cui può condizionare o bloccare operazioni di mercato in nome della sicurezza nazionale. In questo caso, la volontà del governo sarebbe quella di evitare un’eccessiva concentrazione nel settore bancario.
Negli scorsi mesi, intervistato sul tema, il leader della Lega Matteo Salvini ha spiegato la sua contrarietà all’acquisto tra Unicredit e Banco BPM, affermando che «Unicredit ormai di italiano ha poco e niente: è una banca straniera». A suo dire, questa accusa sarebbe giustificata dal fatto che il principale azionista della banca è Blackrock, società di investimenti statunitense che detiene il 7,4 per cento del capitale di Unicredit.
Con una lettera inviata il 14 luglio, la Commissione europea ha criticato la scelta del governo di usare il golden power, mettendo in dubbio la legittimità del provvedimento. Secondo la Commissione Ue, l’adozione e l’entrata in vigore di un decreto approvato dal governo ad aprile, «senza previa comunicazione alla Commissione», vìola gli obblighi formali di notifica e sospensione previsti dalla normativa europea.
A queste contestazioni di forma si aggiunge una critica di merito: nella lettera si legge infatti che «la Commissione dubita che l’acquisizione di BPM, una banca italiana, da parte di Unicredit, un’altra banca italiana, possa creare un reale e sufficientemente grave rischio per la sicurezza pubblica» (corsivo nostro).
Il governo italiano ha tempo fino all’8 agosto per rispondere alla Commissione Ue; fino ad allora, le operazioni per un’eventuale fusione restano sospese. Per le istituzioni europee, dunque, Unicredit è a tutti gli effetti una banca italiana. Ma allora chi ha ragione su questo punto: Salvini o la Commissione Ue? Proviamo a fare chiarezza, indossando i nostri occhiali da economisti.