Aggiornamento 26 ottobre 2022, ore 14 – Come previsto dal regolamento, il 26 ottobre la Camera ha eletto segretari il deputato di Roberto Giachetti (Italia viva) e il deputato Filiberto Zaratti (gruppo Misto), in rappresentanza di Italia viva e del gruppo Misto, di cui il 19 ottobre non erano stati eletti rappresentati nell’ufficio di Presidenza.
Il 19 ottobre la Camera e il Senato hanno eletto con voto segreto i membri dei propri uffici di presidenza, che insieme ai presidenti delle due aule hanno il compito di dirigere i lavori del Parlamento. Entrambi gli uffici di presidenza sono formati da quattro vicepresidenti, tre questori e otto segretari, per un totale di 30 membri.
Tra questi, nove sono di Fratelli d’Italia, sette sono del Movimento 5 stelle, cinque sono della Lega, altri cinque sono del Partito democratico, tre sono di Forza Italia, mentre il gruppo parlamentare “Noi moderati-Maie” ne ha eletto uno. Nel complesso, gli eletti che hanno già svolto lo stesso incarico nella scorsa legislatura sono tre.
Come si vede dall’elenco, negli uffici di presidenza non sono stati eletti membri di Azione e Italia viva, che, dopo il Partito democratico e il Movimento 5 stelle, costituiscono il terzo gruppo più grande dell’opposizione. Negli scorsi giorni, i partiti della stessa opposizione si sono divisi sull’elezione degli uffici di presidenza: in particolare, il leader di Italia viva Matteo Renzi ha accusato il Partito democratico e il Movimento 5 stelle di aver escluso il gruppo di Azione e Italia viva dalla scelta dei quattro vicepresidenti, due per camera, spettanti all’opposizione. Per questo motivo, i gruppi parlamentari di Azione-Italia viva non hanno partecipato alla votazione degli uffici di presidenza.
In realtà, i regolamenti parlamentari non prevedono esplicitamente che un numero preciso di vicepresidenti vada ai partiti di opposizione. Il regolamento della Camera prescrive soltanto che nell’ufficio di presidenza «devono essere rappresentati tutti i gruppi parlamentari esistenti all’atto della sua elezione», mentre quello del Senato non ha indicazioni in merito.
«La scelta di assegnare due vicepresidenti alla maggioranza e due all’opposizione è una prassi parlamentare, ma questo non esclude che i partiti possano raggiungere altri accordi che prevedano una suddivisione diversa delle cariche», ha spiegato a Pagella Politica Antonio Sabbatella, presidente dell’Istituto di studi europei “Alcide De Gasperi” e professore al master in Istituzioni parlamentari dell’Università La Sapienza di Roma.
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Il 19 ottobre la Camera e il Senato hanno eletto con voto segreto i membri dei propri uffici di presidenza, che insieme ai presidenti delle due aule hanno il compito di dirigere i lavori del Parlamento. Entrambi gli uffici di presidenza sono formati da quattro vicepresidenti, tre questori e otto segretari, per un totale di 30 membri.
Tra questi, nove sono di Fratelli d’Italia, sette sono del Movimento 5 stelle, cinque sono della Lega, altri cinque sono del Partito democratico, tre sono di Forza Italia, mentre il gruppo parlamentare “Noi moderati-Maie” ne ha eletto uno. Nel complesso, gli eletti che hanno già svolto lo stesso incarico nella scorsa legislatura sono tre.
Come si vede dall’elenco, negli uffici di presidenza non sono stati eletti membri di Azione e Italia viva, che, dopo il Partito democratico e il Movimento 5 stelle, costituiscono il terzo gruppo più grande dell’opposizione. Negli scorsi giorni, i partiti della stessa opposizione si sono divisi sull’elezione degli uffici di presidenza: in particolare, il leader di Italia viva Matteo Renzi ha accusato il Partito democratico e il Movimento 5 stelle di aver escluso il gruppo di Azione e Italia viva dalla scelta dei quattro vicepresidenti, due per camera, spettanti all’opposizione. Per questo motivo, i gruppi parlamentari di Azione-Italia viva non hanno partecipato alla votazione degli uffici di presidenza.
In realtà, i regolamenti parlamentari non prevedono esplicitamente che un numero preciso di vicepresidenti vada ai partiti di opposizione. Il regolamento della Camera prescrive soltanto che nell’ufficio di presidenza «devono essere rappresentati tutti i gruppi parlamentari esistenti all’atto della sua elezione», mentre quello del Senato non ha indicazioni in merito.
«La scelta di assegnare due vicepresidenti alla maggioranza e due all’opposizione è una prassi parlamentare, ma questo non esclude che i partiti possano raggiungere altri accordi che prevedano una suddivisione diversa delle cariche», ha spiegato a Pagella Politica Antonio Sabbatella, presidente dell’Istituto di studi europei “Alcide De Gasperi” e professore al master in Istituzioni parlamentari dell’Università La Sapienza di Roma.