È davvero l’estate più calda degli ultimi 100 mila anni?

Per ora è ancora presto per dirlo con certezza. Sappiamo però che il mese di luglio 2023 è stato il più caldo mai registrato
ANSA
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Nelle scorse settimane alcuni media internazionali e italiani hanno rilanciato la notizia secondo cui il mese di luglio 2023 sarebbe stato il più caldo degli ultimi 120 mila anni. L’8 agosto è intervenuto sul tema il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Lucio Malan, che ha pubblicato su Twitter lo screenshot di un grafico presente nell’edizione cartacea dello stesso giorno del quotidiano La Verità

Secondo il grafico, sprovvisto della fonte dei dati e che nel quotidiano è stato pubblicato senza un articolo di accompagnamento, le temperature medie registrate in varie città italiane a giugno, luglio e agosto, sarebbero state in alcuni casi più basse di quelle del 2022, in altre più alte. «L’estate più calda degli ultimi 100 mila anni», ha commentato Malan con un evidente tono ironico, visto che in passato e in questi giorni il senatore ha più volte negato o messo in dubbio l’origine antropica dei cambiamenti climatici.
Sottolineiamo subito che i dati di singole città italiane, anche prendendoli per corretti, non dicono molto sulle temperature medie registrate a livello nazionale. E non dicono invece nulla sulle temperature a livello globale, ossia quelle che ci interessano per analizzare e comprendere il fenomeno dei cambiamenti climatici.

Al di là di questa precisazione, da dove viene questa storia secondo cui staremmo vivendo l’estate più calda degli ultimi 100 mila anni? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Che cosa dicono l’Omm e Copernicus

Il 27 luglio l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), un’agenzia specializzata delle Nazioni unite, ha pubblicato un comunicato stampa, poi aggiornato quattro giorni dopo, intitolato: «Luglio 2023 è destinato a essere il mese più caldo mai registrato». La fonte sono i dati raccolti dal programma scientifico Copernicus, finanziato dall’Unione europea, le cui serie storiche iniziano dal 1940. «Le prime tre settimane del mese di luglio sono state le tre settimane più calde mai registrate e il mese di luglio 2023 è sulla buona strada per essere il luglio più caldo e il mese più caldo mai registrati», ha scritto l’Omm. 

Le temperature elevate sono legate alle ondate di calore che hanno colpito a luglio gran parte del Nord America, dell’Asia e dell’Europa, e agli incendi in Canada e Grecia. «Il 6 luglio la temperatura media giornaliera ha superato il record registrato ad agosto 2016, diventando il giorno più caldo mai registrato, di poco sopra al 5 luglio e al 7 luglio», ha scritto l’Omm. Con “temperatura” si fa riferimento a quella dell’aria (in inglese surface air temperature), misurata a circa due metri dalla superficie.

L’8 agosto Copernicus ha poi confermato le previsioni dell’Omm, annunciando ufficialmente che il mese di luglio 2023 è stato quello con la temperatura media più alta mai registrata (16.95°C). Secondo il programma scientifico, a luglio la temperatura media a livello globale è stata più alta di 0,7°C rispetto a quella registrata tra il 1991 e il 2020 e più alta di 0,3°C rispetto a quella del precedente mese più caldo, ossia luglio 2019. I ricercatori di Copernicus hanno anche stimato che la temperatura media dello scorso luglio è stata di circa 1,5°C più alta rispetto a quella del periodo tra il 1850 e il 1900, quando con la rivoluzione industriale sono iniziate ad aumentare le emissioni causate dalle attività umane.
Grafico 1. La temperatura media raggiunta nei mesi di luglio, dal 1940 al 2023 – Fonte: Copernicus
Grafico 1. La temperatura media raggiunta nei mesi di luglio, dal 1940 al 2023 – Fonte: Copernicus
Ricapitolando: sulla base dei dati più affidabili al momento a disposizione, possiamo dire che luglio di quest’anno è stato il mese con la temperatura media più elevata registrata negli ultimi 80 anni circa, e considerando le temperature stimate sicuramente anche degli ultimi 170 anni. Perché allora Malan parla degli ultimi «100 mila anni»? 
La fonte di questo dato non è l’Omm o Copernicus, ma Karsten Haustein, un ricercatore dell’istituto di meteorologia dell’Università di Lipsia, in Germania. Il 28 luglio l’Università di Lipsia ha pubblicato sul proprio sito ufficiale un articolo che riporta i risultati a cui è giunto Haustein nei suoi studi sull’andamento delle temperature. «Luglio è il mese più caldo almeno dall’inizio delle serie storiche. In teoria si potrebbe tornare indietro fino all’Eemiano, l’ultimo periodo interglaciale prima di quello attuale, terminato 115 mila anni fa, per trovare un mese altrettanto caldo», ha dichiarato Haustein.

L’Eemiano è il nome con cui si indica per l’Europa centro-settentrionale il periodo di tempo, compreso tra 130 mila e 110 mila anni fa, in cui i paesaggi e le temperature del continente europeo erano più o meno simili a quelli attuali. Ora ci troviamo a vivere nell’Olocene, un’epoca iniziata circa 10 mila anni fa. 

Come ha ribadito nel 2021 l’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), il gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite che periodicamente realizza i report considerati tra i più autorevoli a livello internazionale sui cambiamenti climatici e i loro effetti, con il riscaldamento globale causato dalle attività umane la temperatura della Terra è entrata in una fase inedita per gli ultimi 100 mila anni. Vari studi danno stime diverse su quando sia stata toccata la temperatura più alta in questi ultimi 100 mila anni, prima di oggi. Secondo una ricerca del 2020, per esempio, il picco sarebbe stato toccato 6.500 anni fa circa, con la temperatura media a livello globale di 0,7°C più alta rispetto a quanto registrato nell’Ottocento. È comunque un dato più basso di quello attuale.

Haustein ha sottolineato che i dati paleoclimatologici, ossia quelli usati dalla paleoclimatologia per stimare le temperature di decine di migliaia di anni fa (per esempio i sedimenti dai ghiacciai), «non hanno una risoluzione temporale sufficientemente elevata» per poter dire «con una certezza assoluta» che il mese di luglio di quest’anno è stato il più caldo degli ultimi 120 mila anni. «L’anno 2023, invece, ha ancora tutte le possibilità» di esserlo, ha aggiunto il ricercatore.

Al di là della previsione di Haustein, che per ora non è contenuta in una pubblicazione scientifica, sia l’Organizzazione meteorologica mondiale sia Copernicus hanno ribadito che la causa principale dell’aumento medio delle temperature a livello globale sono le emissioni generate dalle attività umane.

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